mercoledì 31 marzo 2021
La "Summa" di Tommaso è un sapere di cui anche il mondo secolarizzato non può fare a meno. E così anche la mistica: la vita non è soltanto scienza e razionalità Parla il grande studioso dell’Aquinate
Il teologo Bernard McGinn

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«I grandi mistici con l’esempio delle loro vite e nei loro insegnamenti si sforzano sempre di mostrarci come rimuovere il sé falso e inautentico, che spesso costruiamo per negligenza e interesse personale, in modo da poter vivere a partire dal fondamento della realtà dedicandosi alla verità e all’amore di Dio e del prossimo» ammonisce Bernard McGinn, il maggiore studioso vivente di mistica e autore del prezioso La Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino, appena pubblicato da Vita e Penisero (pagine 176, euro 16).

Perché leggere la Summa Theologiae oggi, professore?

Essa è una delle espressioni supreme del mondo medievale, e ciò la rende ancora oggi importante non solo per l’Europa, erede di quel Medioevo, ma, in questa era ecumenica, anche per le altre culture del mondo. Smettere di leggere Tommaso sarebbe come smettere di leggere la Divina Commedia o di visitare le cattedrali europee. Milioni di turisti le ammirano così come fanno con le piramidi, Angor Wat e altre espressioni architettoniche delle conquiste dello spirito umano. Allora perché trascurare le conquiste intellettuali? Qualsiasi filosofo o teologo serio sa che Tommaso d’Aquino deve essere letto, non importa quanto si sia in disaccordo con lui. Un filosofo o un teologo che dicesse di non averne bisogno ammetterebbe ignoranza filosofica.

Come è cambiata la teologia da allora?

La teologia, come ogni espressione del pensiero umano, è sempre in movimento, muta con lo sviluppo della società e della cultura. I cambiamenti intellettuali, da allora, sono troppo complicati per poterne fornire una semplice sintesi. Forse quello fondamentale è il passaggio dal mondo di valori classici stabili, invalso dagli antichi greci al XVI secolo, alle concezioni moderne della scienza e della storia, intesa come sviluppo e processo e non come mera successione cronologica. Questi sviluppi, iniziati nel XVII secolo, hanno subito un’accelerazione negli ultimi quattro secoli. Il passaggio dalla stabilità classica alla visione evolutiva contemporanea ha cambiato il modo di considerare Tommaso d’Aquino. Per il neotomismo, tra il 1850 e il 1960 circa, l’Aquinate era visto come l’autorità immutabile e ultima della dottrina cattolica. Dagli anni Quaranta circa, e poi per influenza del Concilio Vaticano II, il teologo domenicano rimane uno dei più grandi pensatori della sua epoca, ma sarà solo una delle voci del vasto coro della teologia cattolica.

Quale ruolo recita la teologia in un mondo secolarizzato?

Ottocento anni fa la teologia era la 'regina delle scienze' sebbene con scientia allora si intendesse un sistema razionale deduttivo che discuteva partendo da principi stabiliti e non un’indagine sperimentale per formulare ipotesi plausibili sulla realtà. Oggi è molto più simile a una disciplina ibrida, basata su materiali che si trovano nella Scrittura e nella tradizione, ma sviluppata, corretta e adattata, in dialogo con molte altre discipline, filosofiche, storiche e umanistiche. La teologia è quindi una scienza umana, legittima in un mondo che pretende di studiare tutti gli aspetti delle realizzazioni umane. Ma è anche una forma di conoscenza che rivendica una relazione con valori superiori, trascendenti, spesso negati dai sistemi di pensiero secolarizzati. In quanto tale, la teologia rimane una sfida per un mondo secolarizzato.

Cosa ne è oggi del misticismo?

Lo stesso può dirsi del misticismo, che intendo in senso generale come la ricerca di una coscienza più profonda e trasformativa della presenza di Dio. Dal punto di vista del credente, il misticismo, o l’elemento mistico nella religione, è cruciale per una fede viva, cioè per una convinzione che è più di un semplice impegno istituzionale o di un insieme di proposizioni, ma che cerca di vivere e agire in contatto interiore diretto con Dio. Per questo il teologo tedesco Karl Rahner, morto nel 1984, una volta disse che il cristiano del futuro o sarà un mistico, cioè qualcuno che ha avuto un’esperienza di Dio, o non sarà un cri- stiano affatto. Ci sono molte persone nel mondo oggi che non sono credenti e che potrebbero avere scarso interesse per le affermazioni trascendenti dei mistici ma potrebbero voler studiare gli scritti dei mistici come alcuni degli scritti religiosi più profondi e influenti del passato. I grandi mistici, come i grandi artisti, compositori, poeti, sono testimoni di alcune delle più belle conquiste dello spirito umano. Questo è ciò che lo studioso francese di misticismo Henri Bremond, scomparso nel 1934, intendeva quando disse che «Non è possibile ignorare i mistici senza rinnegare se stessi».

Cosa possiamo imparare dal misticismo?

Quante volte abbiamo sentito persone dire di non essere religiosi ma di avere un’attitudine spirituale. Chi si descrive così ha rifiutato, a torto o a ragione, le istituzioni e le strutture religiose contemporanee, ma pensa che la vita non si riduca all’egoismo autoreferenziale e al crasso materialismo. Cerca una realtà spirituale più profonda, persino mistica,nel senso di invisibile. Per loro i mistici, passati e presenti, hanno molto da dire. Essi non parlano con una sola voce o offrono un solo messaggio, ma tutti testimoniano il fondo nascosto come fonte per una vita autentica.

Oggi i mistici paiono scomparsi però…

Nessun’epoca difetta di mistici, ma spesso è difficile riconoscere quelle figure religiose e scrittori della contemporaneità che passeranno in futuro come tali. Ora sono impegnato nella stesura di un libro sui mistici moderni, figure del XIX e XX secolo che potrebbero essere considerate mistiche. Tra essi oltre a figure simili ai mistici dei secoli precedenti, penso a Teresa di Lisieux, Elisabetta della Trinità, Madre Teresa di Calcutta, ci sono anche figure lontane dai modelli consolidati, per esempio, Albert Schweitzer, Adrienne von Speyr, Dag Hammarskjöld, Etty Hillesum. Molte delle persone che considero mistici moderni avevano una profonda base filosofica e teologica: è il caso di Edith Stein, Karl Rahner, Simone Weil.

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