venerdì 5 maggio 2017
Il Maxxi di Roma ha lanciato la sua "Re-Evolution": il nuovo allestimento che parte dal grande cortile esterno e propone un vasto percorso a ingresso gratuito fra le opere della collezione
Un allestimento “Maxxi re-Evolution”

Un allestimento “Maxxi re-Evolution”

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Il museo si trasforma e ripensa i suoi spazi. È lo slogan col quale ieri il Maxxi di Roma ha lanciato la sua "Re-Evolution": il nuovo allestimento che parte dal grande cortile esterno e propone un vasto percorso a ingresso gratuito fra le opere della collezione permanente, periodicamente rinnovate con rotazioni, nuove acquisizioni e l’inserimento di opere in comodato o in prestito.
Maxxi Re-Evolution apre oggi sei maggio. All’inaugurazione di ieri sera era presente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è stato guidato nella visita dal presidente del museo Giovanna Melandri, dal direttore artistico Hou Hanru e dai direttori di Maxxi architettura e Maxxi arte Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi.

L’idea che ispira il nuovo allestimento è quella di raccontare come artisti e architetti si sono confrontati col concetto di spazio abitabile. Spazio inteso in senso lato: nel senso più intimo, che è quello della casa personale e del suo arredamento, ma anche nel senso di spazio pubblico, che è la città, le infrastrutture di urbanizzazione o il progetto di luoghi di socializzazione. In questo contesto è spazio abitabile anche il luogo in cui ciascuno sviluppa la concezione della sua esistenza, il suo essere. È dalla somma di queste suggestioni che al nuovo allestimento del Maxxi (ingresso gratuito alla Galleria 1 dal martedì al venerdì oltre che, naturalmente, ogni prima domenica del mese) è stato dato il titolo The place to be, che è appunto il luogo dell’essere e, più nel dettaglio, quello in cui viviamo o quello in cui vorremmo condurre la nostra esistenza.

Ecco allora che nel percorso del Maxxi c’è spazio per progetti architettonici concreti come gli affascinanti plastici delle nuove stazioni della metropolitana di Napoli, che come autori hanno grandi nomi come quelli di Alvaro Siza e Dominique Perrault, ma anche per utopie, distopie e fantasie abitative come la "Città ideale" di Liliana Moro o il "Triplo igloo" di Mario Merz.

Un percorso che unisce l’immediatamente intuitivo all’estremamente concettuale, l’assolutamente pratico all’astrattamente teorico. Un viaggio attraverso la contemporanea concezione artistica dell’abitare che se a volte risulta difficilmente comprensibile, spesso riesce a stupire passando da opere di Cattelan e Boetti ai progetti per il Ponte sullo Stretto di Messina di Sergio Musmeci, Pierluigi Nervi e Giuseppe Perugini; dalle fotografie che compongono "72 ore a Roma" di Helmut Newton alle foto del progetto per l’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo realizzate da Letizia Battaglia. E poi ancora paolo Portoghesi, Massimiliano Fuksas, Renzo Piano, Gregoiro Botta, Michelangelo Pistoletto, Sol LeWitt, Mircea Cantor, Ugo Rondinone, Toyo Ito e altri ancora.
Non manca un pecorso fra le opere della collezione interamente pensato per i bambini e la Videogallery permanente. Quest’ultima propone proiezioni di video d’artista e di video dedicati ad artisti che raccontano la loro opera o propongono le loro performance; ma anche retrospettive su singoli autori, focus tematici, opere di valore storico restaurate, video sperimentali e film muti.
Tutto questo, come ha spiegato Margherita Guccione, per ripensare, valorizzare e riproporre in altra ottica gli spazi suggestivi della struttura del Maxxi nata dal progetto innovativo e avveniristico di Zaha Hadid, capace di «ispirare nuove sfide».

Allo stesso tempo, ha sottolineato Giovanna Melandri, Maxxi Re-Evolution «nasce dall’idea di portare a compimento la nostra missione istituzionale di mettere l’arte a disposizione di tutti, facendo del museo un avamposto culturale, un riferimento di discussione per i grandi temi del nostro tempo» attraverso «una collezione viva e sempre in grado di rinnovarsi». Hou Hanru ha parlato di «viaggio forte nella modernità» che per Bartolomeo Pietromarchi «inizia fin dall’esterno» con una volontà di fare di questo museo «un luogo dell’accoglienza», una proposta di socialità. Accoglienza non solo del visitatore, ma anche dell’artista e della sua opera, che in molti casi è stata pensata e realizzata proprio per le suggestioni degli spazi "fuori norma" pensati da Zaha Adid.

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