venerdì 3 luglio 2015
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Chi è convinto che l’assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto a Roma il 10 giugno 1924, sia un caso chiuso, ormai chiarito e risolto, farà bene a leggere questo libro di Riccardo Mandelli, uno studioso estraneo all’ambiente accademico, ma tutt’altro che sprovveduto, che sintetizza qui un suo precedente e più ampio lavoro apparso nel 2012 presso Lindau. Sapevamo già che Matteotti stava smascherando i traffici loschi di molti esponenti fascisti. Traffici legati agli accordi stipulati dal governo con la società americana Sinclair Oil in materia di concessioni petrolifere. Nel viaggio a Londra fatto clandestinamente due mesi prima di morire il deputato rodigino aveva raccolto un ampio dossier in materia, come ha documentato Mauro Canali nelle sue ricerche apparse presso il Mulino. A questa traccia, che era già stata indicata da Renzo De Felice molti anni fa, Riccardo Mandelli ne aggiunge un’altra, ancora più losca. Di che si tratta? Si tratta del gioco d’azzardo. Oggi nessuno di noi ignora l’enorme giro di denaro che si muove attorno a queste attività. Ebbene, la girandola dei soldi era impressionante già allora, tanto che il governo, scrive l’autore, «aveva spalancato le porte agli speculatori che si proponevano di aprire una catena di case da gioco nelle numerose località turistiche, balneari e climatiche del Paese». Molti esponenti fascisti erano coinvolti nell’operazione (a partire da Aldo Finzi, che non a caso sarà travolto proprio dal delitto Matteotti), legata a un più ampio «progetto di sfruttamento internazionale del turismo che comprendeva trasporti ferroviari di lusso, grandi alberghi, terme, località climatiche, mondo dello spettacolo, sport». Mandelli segue la sua traccia, tra libri, memoriali, giornali del tempo e documenti d’archivio, con il fiuto sicuro di un segugio di razza. Era questo, sostiene, il vero grande scandalo scoperchiato da Matteotti: lo scandalo delle case da gioco, in cui si davano la mano fascisti, industriali, finanzieri, biscazzieri, massoni e cialtroni vari. Ed è in questo verminaio - una ragnatela di denaro, scommesse, criminalità e prostituzione estesa all’intera Europa - che sarebbe maturato il disegno di eliminarlo. Nelle settimane successive al delitto, infatti, la stampa italiana e straniera, compresa una nota della Civiltà cattolica, girò attorno a questa pista con volute sempre più strette e accenni via via sempre più precisi. Ma la pista, scrive l’autore, portava a troppe insospettabili complicità nella politica, nella finanza e nell’imprenditoria, senza escludere connivenze anche nelle opposizioni al fascismo. E così il cerchio delle ipotesi tornò ad allargarsi fino a fissarsi in quella definitiva del delitto politico, e solo politico. Scavare nell’immondizia, temerariamente e coraggiosamente scoperta dal deputato socialista, non giovava a nessuno e poteva nuocere a molti, mentre «la santificazione laica del martire antifascista andava bene a tutti». Se le cose stanno davvero come scrive Mandelli, il povero Matteotti è stato ucciso due volte.IL LIBROAutore: Riccardo MandelliTitolo: Decreti sporchi - La lobby del gioco d’azzardo e il delitto MatteottiEditoire Giorgio PozziPagine 140Prezzo Euro 15,00
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