giovedì 19 maggio 2016
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Vissuto tra il 1919 e il 2006, Matta el Meskin, padre spirituale del monastero di San Macario in Egitto, è stato una delle personalità più rappresentative della chiesa copta ortodossa contemporanea. Autore di testi spirituali che lo hanno reso noto e fatto apprezzare in tutto il mondo, ha lasciato decine e decine di libri, frutto di una straordinaria attività di omileta e di conferenziere e di un paziente approfondimento per la cui realizzazione passava lunghi periodi di ritiro e solitudine nella sua cella. Grande cantore del mistero dell’Incarnazione, Matta el Meskin compose numerose meditazioni, prediche, preghiere e lettere sul tema del Natale: alcuni di tali scritti, inediti in Italia, sono stati raccolti nell’antologia L’umanità di Dio. Meditazioni sull’incarnazione (Qiqajon, pagine 234, euro 15,00) che copre un arco temporale compreso fra il 1959 e i primi anni del 2000 e che viene introdotta da alcune dense riflessioni dell’erede spirituale di abba Matta, il vescovo Epiphanius, abate del monastero di San Macario. È stato l’attuale patriarca di Alessandria, Tawadros II, a incoraggiare Epiphanius a proseguire l’opera di Matta el Meskin e a farne conoscere il valore spirituale, che non sempre e non da tutti fu adeguatamente compreso. È noto che tra lui e il patriarca Shenuda III si verificò un attrito assai forte sia sul piano personale che in ambito dottrinale, ove i due disputarono aspramente in merito alla questione della divinizzazione dell’uomo in Cristo. Annota Marco Hamam nell’introduzione: «L’anelito profondo che appare in filigrana lungo tutta la vita di padre Matta è stato sempre quello di vivere radicalmente il vangelo restando separato fisicamente dal mondo ma unito a tutti gli uomini mediante la preghiera, l’amore, l’ospitalità e la produzione spirituale e teologica». I due terminichiave che stanno alla base della ricca spiritualità natalizia di padre Matta sono svelamento e gioia. Scrive Hamam: «Per il monaco copto Dio è mistero velato fin dall’eternità che in Gesù Cristo si è svelato, pur rimanendo, fino alla parusia, in parte nascosto». Il Natale è l’inizio di questo svelamento che soltanto la fede è in grado di cogliere, e l’incarnazione è stata la forma più alta di teofania, l’apice della comunicazione divina del piano di salvezza destinato a tutti gli uomini. La scoperta della rivelazione di Dio tinge il Natale con i colori della gioia e dell’esultanza: Maria, Giovanni, Elisabetta, gli angeli, i pastori esprimono questo stato d’animo, che Matta el Meskin sottolinea in modo particolare. Dio è venuto a visitarci non lasciandoci nella solitudine e nel peccato: a Betlemme «è nata una nuova speranza che niente e nessuno potrà più spegnere», una nuova vita contro cui la morte e tutto ciò che è mortifero non possono nulla». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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