martedì 22 novembre 2011
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Follie di questo genere la storia le ha già conosciute. Perciò la metafora colpisce nel profondo e a leggerla muove paure mai sopite. Se un giorno un sovrano folle di un Paese senza nome ordina che si metta al bando in tutto il Regno nientemeno che il gelsomino, audace e tenace rampicante da sempre simbolo della nazione, occorre prepararsi perché il peggio non risparmierà nessuno. E se succede che poi l’editto del Sire ordini la sparizione di tutti i cani del regno, che cosa potrà salvare, insieme alle bestiole, il Paese intero? È attorno all’incombere di una sciagura imminente che si snoda la storia di Miro e Tito, un bambino e il suo cane, in viaggio verso l’ignoto in fuga da una scellerata soluzione finale. «Un libro per chi ama i cani. Per chi ne ha sempre desiderato uno. Per chi l’ha avuto e ha rischiato di perderlo». La dedica che accompagna il nuovo libro di Beatrice Masini potrebbe trarre in inganno, far pensare all’ennesima avventura di amicizia tra un bambino e un cane, per appassionati del genere. Solo con un cane, fresco di stampa nella collana Tweens dell’editore Fanucci (pp. 138, euro 9,90) è invece molto di più e poco importa che sia dichiaratamente un romanzo per bambini e ragazzi: Beatrice Masini ci ha da tempo abituati al racconto di un’infanzia non convenzionale, a scritture trasversali e senza età rispetto alle generazioni dei lettori. Milanese, giornalista, per il grande pubblico il suo nome resta legato alla traduzione della saga di Harry Potter, «un passaggio professionale importante – racconta – ma concluso, di cui resta un’eco persino un po’ ingombrante». Come responsabile editoriale per Rizzoli ragazzi, Beatrice Masini gode di due privilegi: «Da un lato la responsabilità di concorrere alla creazione del gusto letterario dei più giovani, attraverso proposte di letture diverse; dall’altro un osservatorio diretto sul mare magnum dell’editoria per bambini, non sempre incoraggiante. Anche qui imperano sovrapproduzione e semplificazione, pochi libri che vendono tanto e molti che faticano a farsi notare. Ne è un esempio lo scaffale natalizio, che si annuncia insolitamente povero di vere novità. Forse è venuto il momento di fare un passo indietro e valorizzare quello che nei cataloghi esiste già, autori solidi contemporanei ma caduti nel dimenticatoio. Un vero peccato». Lettrice onnivora («Scoperto un autore lo leggo tutto, così è successo con Hilary Mantel e quest’estate con i gialli di Jo Nesbo»), Beatrice Masini si sente soprattutto autrice. Ha scritto molto e ricevuto molti premi. Compresa la nomination l’anno scorso nella rosa dei 12 finalisti del Premio Strega con il suo Bambini nel bosco, (Fanucci). «Con Solo con un cane volevo scrivere una fiaba che fosse un’avventura di coraggio e di sconsideratezza al tempo stesso. Che parlasse del coraggio a cui ci richiama l’ingiustizia e di quei momenti della vita in cui bisogna sapersi opporre con ogni mezzo alla follia del potere», spiega Masini, raccontando l’ispirazione di una trama rimuginata per mesi, l’accavallarsi di immagini che si rincorrono nella mente prima di prendere la strada veloce della scrittura. Un’abilità che arriva dal passato di giornalista. «Avevo in testa un finale più aperto, ma poi ho pensato che ai bambini le ambiguità non piacciono, vogliono punti fermi, sapere come vanno a finire davvero le cose. Volevo scrivere una fiaba ma anche una storia di formazione e di iniziazione che ruotasse attorno ai temi dell’indipendenza e della responsabilità che abbiamo nei confronti degli altri, dell’amore, della memoria e della nostalgia.
«I genitori di Miro si ribellano all’idea feroce di dover rinunciare al proprio cane e compiono una scelta estrema che apparentemente sembra insensata». Come succede nelle fiabe, con un dolore che si scioglie nell’amore, allontanano il bambino, lo mandano via, solo con il cane, consapevoli dei pericoli e degli imprevisti che il piccolo dovrà affrontare. Anche se con un bagaglio materiale e morale di sopravvivenza. «E non è questo il compito che tocca a tutti i genitori? Lasciare che i figli crescano attraversando quelle prove della vita e quegli esami che si devono affrontare da soli. Rischi compresi. E affrontare l’ignoto e le proprie paure non è il percorso che tocca a ciascuno di noi per cavarsela nel mondo?». Questo è il destino di Miro e Tito, che hanno un punto a favore: sono insieme, cercano scampo da compagni alla pari, lottando l’uno per l’altro, contando l’uno sull’altro, in nome di un amore incondizionato. Il bambino inseguendo un luogo sicuro, combattendo contro i propri limiti, aggrappandosi ai ricordi e alle certezze che alimentano la sua resistenza; il cane a rinforzarne il senso di responsabilità e a proteggerlo in modo quasi magico. Come in Bambini nel bosco torna il tema del viaggio, del percorso di scoperta che mette alla prova, apre orizzonti e svela identità. «Il viaggio è un topos della fiaba. È passaggio di crescita, distacco dalle sicurezze, avventura di formazione. Libertà e indipendenza, incontri e scontri», continua Beatrice Masini. Nel lungo cammino Miro e Tito, l’eroe e il suo aiutante si addentrano in un mondo sconosciuto e fantastico, nel senso del meraviglioso, dove le grandi domande si affacciano spontanee – che mondo è mai quello in cui si viene puniti per amore?– e le prove si materializzano presto: la fame e la sete, la stanchezza, il pericolo, la disperazione e la paura, sono incontri che, come fantasmi, mettono a repentaglio la resistenza del bambino. E la stroncherebbero, se non ci fosse il cane che, per istinto e per amore, tutto comprende e tutto salva. Il cane, appunto. C’è sempre nelle storie di Masini qualcosa che le somiglia, qualcosa della sua vita che si sbriciola tra le pagine. «Non avrei potuto scrivere questo libro se non avessi avuto un cane, che ho desiderato per una vita ed è arrivato solo un anno e mezzo fa». Tito, appunto: un bassotto a pelo ruvido ostinato quanto il Tito della fiaba e come lui insuperabile a scavar buche.
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