sabato 2 febbraio 2013
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Distinguere per unire o I gradi del sapere è una grande esplorazione del mondo del sapere che percorre i vari livelli della conoscenza, dalla scienza alla filosofia della natura e da qui alla metafisica, fino a quelli teologici e mistici che oltrepassano l’ambito della filosofia ma non oltrepassano il perimetro dell’esperienza del soggetto. In quest’opera che costituisce uno dei massimi documenti filosofici del XX secolo (ma il paragone potrebbe essere allargato al corso della filosofia moderna da Cartesio a noi), il realismo critico (così l’autore lo denomina) fa le sue prove dinanzi ad un quadro del sapere fortemente rivoluzionato dallo sviluppo delle scienze, nonché da un’evoluzione della filosofia nel senso di un crescente abbandono della metafisica. Il realismo integrale di Maritain anticipa di molto i recenti New Realisms e segna un cammino maestro per il futuro, contro la lettura che interpreta il realismo come materialismo e naturalismo. Per Maritain, diversamente da Popper, la metafisica non si giustifica in primo luogo in base al valore euristico che può rivestire per la scienza; non è quel serbatoio di ipotesi e dottrine da cui la scienza prenderebbe ispirazione per le sue teorie, come il fallibilismo - erede di un kantismo alquanto astenico - benevolmente concede alla metafisica, ma possiede una legittima pretesa ed uno specifico accesso alla verità. I gradi costituiscono la più compiuta ripresa della filosofia dell’essere e dell’epistemologia realistica nella modernità ed il chiaro contraltare della Critica della ragion pura di Kant, della Scienza della logica di Hegel, del Sistema di filosofia positiva di Comte.  L’opera esce a Parigi nel 1932 e da allora ha avuto numerosi edizioni ed ampliamenti sin quasi alla morte dell’autore (1973). Al momento dell’uscita Maritain ha cinquant’anni ed ha raggiunto la piena maturità, oltre ad essere un nome noto nel firmamento della filosofia mondiale. In Italia grande apprezzamento per l’opera venne tra gli altri da Nicola Abbagnano e Italo Mancini.La struttura del volume rivela agevolmente gli intenti-guida: raggiungere una sintesi teoretica sulla conoscenza ed il suo universo altamente diversificato che non può essere ridotto ad una sola modalità del sapere, in passato quella teologica e metafisica, oggi quella scientifica. Oltre alla ricerca dell’unità che scaturisce dall’esercizio della distinzione (distinguere per unire), l’inchiesta di I gradi segue il moto ascendente dello spirito che si innalza verso le conoscenze più alte ed eventualmente verso l’esperienza mistica di Dio, nel comporsi dei saperi razionali e di quelli soprarazionali, nella dialettica tra scienza e sapienza. Una ricerca accurata potrebbe confermare l’estrema rarità o forse l’impossibilità di trovare nel pensiero moderno un testo che conduca un’esplorazione a così vasto raggio la quale, partendo dall’epistemologia delle scienze e passando attraverso l’epistemologia del vero, la metafisica e la teologia, pervenga infine a considerare la  contemplazione mistica, ed a gettare uno sguardo sulla conoscenza sperimentale delle profondità divine data nell’unione tra soggetto creato e Soggetto increato, accostata secondo il resoconto che ne danno i grandi mistici.Maritain tiene fermo che la conoscenza di Dio attraverso la ragione sia possibile: Egli ha lasciato sufficienti tracce di sé perché la ragione umana nel suo esercizio naturale e spontaneo lo possa da lontano riconoscere, mentre il cammino dimostrativo è aperto a pochi e difficile da percorrere. I gradi esplorano il modo con cui l’essere umano si eleva ad una qualche conoscenza di Dio e dei nomi divini, attraverso l’intelligenza ananoetica (ossia che ricorre all’analogia) che si serve di mezzi poveri e che ci rende consapevoli della sproporzione nei confronti dell’Oggetto immenso. Si attua dunque un’intellezione "incirconscrittiva" ossia incapace di circoscrivere il suo Oggetto, per cui noi conosciamo che Dio è, ma non sappiamo chi Egli sia, e pertanto dimoriamo nella caligine. Con una frase grandiosa l’Aquinate osservava: alla fine della nostra ricerca noi conosciamo Dio come sconosciuto.L’esplorazione operata in I gradi sulla morfologia del sapere attraverso una noetica realista sembra rappresentare uno dei massimi tentativi compiuti nella modernità per operare un resoconto della conoscenza umana integro, non monistico e aperto in molte direzioni. I gradi si colloca pertanto su un livello più vero e articolato del Discorso sul metodo e dei Principia Philosophiae di Cartesio, che escludono non pochi saperi essenziali e che fanno luogo ad un albero delle scienze notevolmente semplificato. A fortiori questo è vero per i tentativi neopositivisti avanzati nel ’900 (Carnap, Reichenbach) che si basano su un’idea ad una sola dimensione del conoscere, e per la crescente materializzazione della ragione operata dalla tecnoscienza.Il collegamento tra la filosofia come ricerca epistemica del vero, la filosofia come conoscenza di sé e la filosofia come pratica sapienziale di vita trova in questo libro un forte nutrimento. Come più volte affermato dall’autore la qualità della vita deve pareggiare quella del pensiero. Non di rado un grande pensiero si accompagna ad una piccola biografia: questo non si può certo sostenere della vita di Maritain.
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