mercoledì 13 settembre 2017
Il soprano morì in circostanze misteriose a Parigi il 16 settembre 1977, ma è popolarissima ancora oggi. La ricordano libri e dischi, eventi e mostre ad Atene, Verona, Milano e Parigi
Maria Callas in “Il pirata” di Vincenzo Bellini al Teatro alla Scala

Maria Callas in “Il pirata” di Vincenzo Bellini al Teatro alla Scala

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Digitando Maria Callas su YouTube compaiono719 mila risultati. Le più cliccate O mio babbino caro dal Gianni Schicchi di Puccini con 9 milioni e 220 mila visualizzazioni, il Sempre libera dalla verdiana Traviata e l’Un bel dì vedremo dalla Madama Butterfly di Puccini, entrambi con 7 milioni di visite. Il Casta diva dalla Norma e l’Habanera della Carmen si fermano, per così dire, a quattro milioni e mezzo di visualizzazioni. Ma tenuto conto che le stesse arie sono pubblicate più volte in diverse versioni i numeri, inevitabilmente, lievitano e superano il miliardo di clic. E si avvicinano a quelli dei fenomeni pop del momento, pensati ad hoc per i social. «Le arie vanno eseguite come se fossero un unico grande respiro per cercare di coinvolgere il pubblico. La ricompensa più grande per un cantante è accorgersi di riuscire a stregare gli ascoltatori: quando senti che il pubblico trattiene il respiro mentre tu canti un’aria è una sensazione unica» raccontava la Callas che il 16 settembre del 1977 a Parigi moriva in solitudine.

Aveva 54 anni. Circostanze ancora oggi misteriose: il referto medico disse arresto cardiaco, il cuore aveva ceduto, non aveva retto agli abbandoni «quello della voce e quello delle persone amate» ci ha raccontato Franco Zeffirelli ricordando Maria, «una rivoluzionaria che non ha eredi». Tanto che a distanza di quarant’anni, quando sarebbe lecito pensare a un affievolirsi della memoria anche visto il ricambio generazionale, il fenomeno Callas non sembra tramontare. Centinaia di arie scaricabili da Spotify e iTunes. Digitando il nome della cantante greca su Google sono più di 550mila le pagine che vengono suggerite. Su Ibs ci sono 450 titoli acquistabili, tra libri e dischi. Oltre 30mila i prodotti in vendita su Amazon. Numeri che dicono come l’amore per la più grande cantante lirica di sempre si tramandi attraverso le generazioni di melomani. E dato che l’ultima volta che la cantante interpretò un’opera dal vivo fu il 5 luglio del 1965 (una Tosca al Covent Garden di Londra alla presenza della regina Elisabetta alla quale seguì tra il 1973 e il 1974 una tournée di concerti con Giuseppe Di Stefano) sono molti quelli che la amano pur non avendola mai ascoltata se non in disco.

«Credo che la carriera di un cantante lirico sia essenzialmente basata sulla giovinezza: la saggezza arriva dopo. Purtroppo gli anni di attività, per un musicista, non sono moltissimi e la saggezza rischia di arrivare quando i giochi sono chiusi» diceva. Oggi la Callas avrebbe 93 anni: era nata a New York il 2 dicembre (o forse il 3 o il 4, non si seppe mai con certezza) 1923. «Sono abituata a lottare, anche se non mi piace. Ma se non avessi la voce, la mia difesa, non lotterei» raccontava la Callas che oggi il mondo celebra. Molte le iniziative in calendario, specie nelle città della sua vita. Atene. La città delle origini, dove la Callas tornò nel 1937 dopo i primo anni vissuti in America. Gli studi in Conservatorio e il debutto, il 2 aprile 1939, come Santuzza nella Cavalleria rusticana di Mascagni. Dal 3 al 10 dicembre nella capitale greca in programma il quarantesimo “International Maria Callas grand prix”. Verona. La città del debutto italiano: era il 2 agosto del 1947 e la cantante vestiva i panni della protagonista nella Gioconda di Ponchielli sul palco dell’Arena. E proprio qui, il 2 agosto, a settant’anni dal debutto della Callas, è stata inaugurata una statua in bronzo del soprano che nella cittadina veneta incontrò il suo futuro marito, Giovanni Battista Meneghini. Milano. La città del Teatro alla Scala dove la Callas debuttò nel 1950 in sordina sostituendo Renata Tebaldi nell’Aida. Il successo, nonostante i molti che le remavano contro, arrivò presto: le opere con direttori come Karajan, Bernstein e Giulini e registi come Visconti e Zeffirelli. «Ho colleghi che pagano per farmi fischiare: è successo per sei anni alla Scala, ma non ho mai abbandonato il palcoscenico. Un teatro difficile, ma del quale conservo molti cari ricordi, il lavoro in équipe, anche per venti ore al giorno» ricordava dopo anni la cantante. Il periodo scaligero sarà rievocato il 14 settembre in una serata di ricordi (sul palco, tra gli altri, il baritono Rolando Panerai e il soprano Luisa Mandelli) in occasione della mostra “Maria Callas in scena. Gli anni della Scala” a cura di Margherita Palli. Parigi. La città degli ultimi anni di vita della Callas. Ad aprile sull’Île Seguin presso “La Seine musicale” ha aperto una mostra con un percorso di 800 metri quadrati diviso tra la vita pubblica e quella privata dell’artista.

Una vita, quella della Callas, finita sui giornali anche per le vicende sentimentali che l’hanno portata a legarsi con Aristotele Onassis. «I rotocalchi se non hanno lo scandalo non sono contenti: di me si parla perché c’è curiosità intorno alla mia vita, ma tante cose dette e scritte non sono vere» spiegava. Vicende che saranno rievocate nel film biografico di Niki Caro con l’attrice svedese Noomi Rapace. Il volume Mille e una Callas (edito da Quodlibet e curato da Luca Aversano e Jacopo Pellegini) tenta un approccio scientifico alla figura della cantante, la cui figura viene analizzata da un punto di vista musicale, ma anche sociologico.

«Occorre sempre adattare il canto alla situazione psicologica del personaggio. Ho lavorato ad ogni ruolo con tanto amore. E ogni ruolo è servito a preparare il successivo: nulla è stato inutile. Ogni personaggio che ho portato in palcoscenico ha mostrato al pubblico qualcosa di me come donna e come cantante» diceva la Callas rievocando le eroine portate in scena. Personaggi raccolti nel cofanetto Maria Callas live pubblicato da Warner Classics (che ha raccolto l’eredità della Emi, la storica casa discografica della cantante) e frutto di un nuovo lavoro di rimasterizzazione sulle incisioni originali: 42 cd con 20 opere e 3 bluray con testimonianze video (tra questi il secondo atto della Tosca). «Purtroppo non sono che una donna con le sue debolezze. Dico purtroppo perché nel mio lavoro non si possono avere debolezze, dubbi. E io ho sempre molti dubbi, ho sempre paura di non rendere giustizia a me stessa. Per questo ho bisogno del calore della gente: essere amata non mi fa sentire sola». A Parigi, il 16 settembre di quarant’anni fa, Maria Callas era sola.

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