giovedì 2 gennaio 2014
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Un pianoforte, una palma, una montagna di scatole con gerogli­fici. E naturalmente una mum­mia. Ai bambini bastano. «Guar­da, quello è l’Egitto» esclamano entrando a teatro. Ordinati die­tro le maestre si guardano attor­no, un po’ intimoriti: il Teatro sociale di Como è meraviglioso. Hanno tutti 4, 5 anni. Sono qui per l’A ida di Giuseppe Verdi. Per ascoltarla e cantar­la. Celeste Aida è infatti la nuova produzione di Opera Kids, 'ramo' dedicato alla scuola dell’in­fanzia di Opera Education, progetto di AsLico, la storica associazione che dal 1949 promuove i ta­lenti della lirica e che dal 2002 ha sede proprio a Como. Un soprano è Aida, dolcissima e sfortunata prin­cipessa prigioniera. Un’attrice è di volta in volta un’esploratrice pasticciona, Radames, valente condottiero con la paura del buio, Amneris, prin­cipessa capricciosa, il papà di Aida, marionetta guerrafondaia. I brani più celebri ci sono tutti: dalla Marcia trionfale a O Cieli azzurri. Alla stes­sa Celeste Aida, intonata con l’aiuto dei piccoli in platea. Smontati e ricollocati in una narrazio­ne che non tradisce l’originale. Nemmeno nel finale, con Aida che sceglie di seguire il suo guer­riero chiuso per sempre in una 'stanza buia'. Spettacolo nello spettacolo, i bambini cantano, reagiscono, intervengono. «Anche nei momen­ti più impensati» racconta Lucrezia Dei, voce e corpo di Aida, che cura anche la preparazione a scuola: «In classe preparo il brano e spiego la sto­ria, ma solo in parte per mantenere alta l’atten­zione durante lo spettacolo. Con Opera Kids in realtà arriviamo fino ai bambini di 8 anni. Con loro si parla anche di Verdi, dell’opera, e del tea­tro ». Dove poi la ritrovano sul palco: «Per i bam­bini è impossibile scollare persona e personag­gio. E così quando mi rivedono dopo lo spetta­colo mi chiedono: ma tu non eri in Egitto?».  Opera Kids è partita nel 2009 con Hänsel e Gre­tel di Humperdinck, raccogliendo un migliaio di bambini. Quest’anno il calendario delle recite (dopo il debutto di dicembre a Como si riparte dal 15 gennaio a Milano per toccare poi tutta l’I­talia) vedrà coinvolti 12mila piccoli spettatori. «Che a loro volta portano a teatro i genitori nel­le recite dedicate alle famiglie» racconta Barba­ra Minghetti, presidente di Aslico e ideatrice di tutto il progetto. Perché Opera Kids arriva dopo la lunga esperienza di Opera Domani, dedicato ai ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado. «In questo caso si tratta della pro­duzione di un’opera con orchestra e cast com­pleto. I ragazzi sono chiamati a cantare insieme ai cantanti, sotto la bacchetta del direttore. L’i­dea mi è nata quando durante una rappresen- tazione ho viste tante teste bianche e persone po­co partecipi. Mi sono chiesta come quest’arte così affascinante e innovativa potesse essere ri­vista oggi negli occhi dei bambini. Ho pensato che dovevano essere loro il coro». Un’idea che ha funzionato se oggi il numero degli studenti coin­volti tocca quota centomila. L’ Aida che debut­terà il 24 febbraio a Como arriverà in 23 città, da Bolzano a Napoli. «Nonostante la crisi non ab­biamo defezioni da parte delle scuole. La parte grossa del progetto è in classe e dura sei mesi. For­niamo spunti didattici, testi, spartiti e materia­le per costruire oggetti di scena. E soprattutto formiamo gli insegnanti. La loro passione, il tem­po, l’impegno sono il vero motore». È anche un progetto costoso: «Il biglietto evidentemente non basta. Il bilancio è arrivato al milione di euro, co­perto in gran parte da Regione Lombardia e Fon­dazione Cariplo».

Da quattro anni è nata anche Opera it, per gli studenti delle superiori, spettacolo per voce e pianoforte con inserti multimediali: «Non af­frontiamo un titolo ma un compositore – spie­ga Minghetti – sia nel suo complesso sia nel rap­porto con il suo tempo e la cultura in generale. Cerchiamo così di recuperare quel flusso della storia che, secoli dopo, si è perso nell’ascolto pu­ro ». È stato avviato anche il progetto di Orche­stra in gioco, sulla sinfonica («più difficile, man­ca la narrazione. Stiamo sperimentando con commenti all’ascolto in diretta su Twitter») e al­lo studio c’è Opera Baby: «Vogliamo arrivare a­gli asili nido. Per coprire tutto l’arco formativo, dagli 8 mesi ai 18 anni». La vera sfida, però, è capire cosa dell’esperien­za resta nei ragazzi: «È difficile, ma abbiamo av­viato delle ricerche con la Bicocca di Milano. Vor­remmo capire soprattutto se e cosa l’opera ha si­gnificato nella loro formazione. Abbiamo però indizi laterali. Ai concorsi dell’AsLiCo spesso si presentano cantanti che hanno conosciuto l’o­pera con noi. E una volta mi è capitato di trovarmi in metro a Milano e di incrociare una classe sco­lastica che cantava cori d’opera. Mi hanno det­to che da quando hanno seguito Opera Doma­ni in gita cantano sempre Rossini».

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