lunedì 21 ottobre 2013
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Fino a quando durerà questa favola della Roma capolista? È la domanda che si sta facendo tutta l’Italia non giallorossa, la maggioranza, che è sempre più stupita nel vedere lassù in cima alla classifica la formazione del “sergente” Garcia. Contro il Napoli di Don Rafa Benitez era annunciato il primo scivolone della rediviva “maggica” Roma, e invece, nonostante gli infortuni a gara in corso di capitan Totti e di Gervinho, la banda romanista ha piazzato il letale 1-2 di “fosforo” Pjanic. Il trequartista bosniaco con lo storico pass in tasca per i Mondiali brasiliani, è uno dei tanti “risorti” da Garcia. Con il tecnico francese girano a mille un po’ tutti, a cominciare da “capitan futuro” De Rossi, il mesciatissimo Balzaretti e il piccolo “zoro” Florenzi.
Questa Roma gioca a memoria, lotta su ogni pallone, dà spettacolo e segna più di tutti (22 gol) e l’ex Napoli Morgan De Sanctis è il portiere meno battuto del campionato: appena 1 gol subìto nei 720 minuti regolamentari. Ecco spiegata la tenuta eccezionale di una Roma che è pronta a stupire ancora nella prossima trasferta di Udine. I giallorossi hanno messo a 5 lunghezze di distanza il Napoli e anche i campioni d’Italia della Juventus. Contro i nemici storici della Fiorentina, la squadra di Conte sembrava avviata a una vittoria facile con tanto di goleada, ma lo 0-2 del primo tempo si è trasformato in maniera «agghiacciante» (direbbe il tecnico juventino) in un incredibile 4-2 per i viola. Ora vedremo se Juve e Napoli dopo queste batoste sapranno riscattarsi prontamente in Champions, rispettivamente contro il Real Madrid e il Marsiglia
 Firenze in attesa dell’incognita Panduri (Europa League) celebra il suo eroe “Pepito” Rossi: tripletta da capolavoro rinascimentale e primato nella classifica dei cannonieri con 8 gol in altrettante partite sin qui disputate. La vetta per la scapigliatura viola di Montella è ancora a -9, ma lo spirito è quello giusto e con un Gomez in più, atteso al rientro tra un mese, questa Fiorentina si candida ampiamente per un posto al sole. Passaggio in ombra invece per l’Inter di Mazzarri che all’Olimpico di Torino, rimasta subito in dieci, (espulso il portiere Handanovic) gioca all’altalena con un Toro bizzarro e ispirato da un Cerci scatenato. I nerazzurri con la doppietta di Palacio avevano la partita in pugno, poi per i granata la magia alla Cassano del giovane barese Bellomo e un 3-3 che dovrebbe invitare i cortigiani di Thohir a delle riflessioni invece che alle classiche «puntualizzazioni» recriminatorie di Branca che in sede di commento ha sostituito un furibondo Mazzarri. Siamo alle solite, quando i risultati non arrivano, la colpa è sempre dell’uomo nero, l’arbitro.
Per il dg del Parma Leonardi la sconfitta di Verona è stata l’ennesima ingiustizia perpetrata nei confronti degli emiliani. Discorsi più vecchi del centenario - appena celebrato - del Parma, che invece si deve inchinare a un Hellas Verona che gioca all’italiana, anche se i gol decisivi li fa il brasiliano Jorghino, splendida rivelazione, assieme ai gialloblù di Mandorlini, di questo avvio di stagione. Nel clan delle “delusioni” si riscatta in parte in Milan di Allegri che al momento è aggrappato alle invenzioni di Birsa. Il bel gioco è una chimera e in vista della sfida di Champions contro il Barcellona i rossoneri non possono che ritirarsi in doverosa meditazione.
Deve meditare anche la Lazio dopo la terza sconfitta incassata con l’Atalanta, a sua volta al terzo successo di fila. Il patron laziale Lotito è dato di pessimo umore e c’è chi parla di un Petkovic che medita dimissioni. Costretto alla resa è stato invece Maran a Catania: la sconfitta di Cagliari ha fatto saltare la panchina del tecnico veneto che è passata a De Canio. Scricchiola forte anche la panca di Sannino al Chievo e quella di Pioli al Bologna, quest’ultimo sconfitto nel derby emiliano con il piccolo Sassuolo di Di Francesco che può finalmente festeggiare la prima storica vittoria in Serie A.
Prima vittoria stagionale invece per la Samp che al ’96 con un rigoraccio calciato da Pozzi punisce il Livorno che rallenta la sua corsa-salvezza. Uscendo dai campi di calcio e andando nella pista del Motomondiale si ferma proprio la fuga di Marc Marquez. A tradirlo è stato il pit-stop al box della Honda: squalificato e successo al campione in carica Lorenzo che adesso insegue Marquez a soli 18 punti. A due GP dal termine, il finale si annuncia ad alto tasso adrenalinico. I giochi non sono ancora chiusi, però Marquez, meccanici permettendo, vincendo il prossimo GP di Motegi e Lorenzo che non arriva secondo, potrebbe già stappare la bottiglia più importante, quella del suo primo titolo iridato nella classe regina del motociclismo.
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