giovedì 12 novembre 2009
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Non si hanno abbastanza occhi, né abbastanza vite, per conoscere nella sua compiutezza il conto in banca di Rashid Al Maktoum. Si parla di un patrimonio di 16mila miliardi di dollari secondo le stime di Forbes, ma la reale disponibilità economica è avvolta nel mistero. Non è invece impacchettato in un enigma il desiderio dello sceicco di acquistare il Milan. Così quando Berlusconi spiega nel libro di Bruno Vespa di essere disposto a fare il sacrificio di vendere la squadra «solo a chi potesse giovargli più di me, ma finora non si è fatto avanti nessuno con questo requisito» ha in mente un signore sessantenne con una tunica color porpora ricamata da fili d’oro, un po’ mecenate e un po’ megalomane. "Shaikh Moh" vive a ritmi frenetici come le auto sportive che affollano le arterie di Dubai. Era arrovellato dall’ambizione di riempire la sua città con spettacoli all’altezza dei Giochi olimpici, ma la scenografia di Dubai si è affollata solo di turisti, alberghi, isole artificiali e ristoranti, senza storia e tradizioni.Da qui l’idea di investire all’estero e di coltivare a suon di petrodollari la passione per il calcio. Attraverso il fondo "Dubai International Capital" ha bussato, invano, alla porta del Liverpool dei tycon a stelle e strisce Hicks e Gillett. Si è aggiornato sul prezzo della Roma, ma appena ha annusato il fastidioso effluvio dei debiti ha cambiato rotta. Il Milan è una storia d’amore recente, nata per rivaleggiare con il cognato Mansour Bin Zayed, proprietario del Manchester City. Ragione del contendere il brasiliano Kakà. La telenovela del suo mancato trasferimento in Inghilterra è ben nota. A febbraio, Al Maktoum è entrato in scena cercando di comprare il Milan per avere Kakà e schiantare il cognato. Qualche mese dopo però il brasiliano ha scelto il Real, ma il desiderio di rilevare l’oneroso pacchetto azionario da Berlusconi è ancora palpabile. Il misterioso incontro tra il presidente del Consiglio e lo sceicco di Dubai a Portofino ha i contorni di una leggenda. Molto più concreto invece un summit alle Cinque Terre tra i legali di Al Maktoum e quelli del Milan. Il progetto presentato è ovviamente da mille e una notte. Lo sceicco è disposto ad un ingresso graduale nel club di via Turati con l’acquisto del 40% delle quote societarie, pari a 350 milioni di dollari. Entro due anni il fondo "Dubai International Capital" diventerebbe azionista di maggioranza, garantendo alla squadra un profilo d’elite e al contempo investendo denaro anche per la realizzazione di un nuovo impianto sportivo, dopo i capitali rilevanti messi in campo per l’Emirates Stadium dell’Arsenal. Esisterebbe di fatto già una bozza di studio griffata dall’architetto tedesco Meinhard von Gerkan, che sta ultimando a Dubai lo Sport City, gioiello di tecnologia applicata allo sport.Al Maktoum diventerebbe proprietario, ma non presidente. Lo scranno è già stato assegnato al suo ministro e uomo di fiducia Mubarak Al Nahyan.
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