giovedì 2 ottobre 2014
«Siamo in una nuova età dell’oro per le radio universitarie» spiega il presidente americano del “College Radio Day”
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«Siamo in una nuova età dell’oro per le radio universitarie». Sprizza ottimismo lo statunitense Peter Kreten, presidente del “College Radio Day”. Negli Usa le stazioni degli atenei esistono dagli anni Venti e da qui è partita la Giornata mondiale delle radio universitarie che si tiene oggi e che unisce più di settecento emittenti di quarantatrè Paesi.

Presidente, come è nata la Giornata? “Il Collegio Radio Day è stato ideato nel 2011 da Rob Quicke. Mi ha contattato dicendo tre parole: Collegio Day Radio. Ho risposto che suonava sorprendente, ma anche: che cos'è? Ha replicato che dovevamo costruire insieme questo progetto. Nel corso delle successive settimane abbiamo avuto molte conversazioni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una giornata in cui incoraggiamo la gente a entrare in contatto la stazione del college locale. L’obiettivo è mostrare che la radio dell’università può incontrare un vasto pubblico”.

Quali opportunità dà questa Giornata mondiale per le emittenti? “Il World College Radio Day vuole aiutare le stazioni a raccontarsi a tutti. Durante la carrellata radiofonica proponiamo contenuti esclusivi, come documentari o interviste agli artisti. Questa maratona globale, che viene ospitata da KCWU e Live365.com, consente agli ascoltatori di viaggiare fra 24 diverse stazioni radiofoniche di tutto il mondo e avere anche un piccolo assaggio di ciò che la scena musicale giovane propone”.

Qual è il ruolo delle radio dei college oggi negli Stati Uniti? “Le stazioni delle università sono negli Stati Uniti come un crocevia. Oggi gli studenti ascoltano musica affidandosi a Pandora, iHeartRadio e Spotify. Ma, quando intercettano una radio del college, è come se ritrovassero un vecchio amico. Avverto che il pubblico americano è alla ricerca di nuove strade musicali. E la Giornata mondiale delle radio universitarie risponde a questa esigenze. Di fatto dice che c'è anche un altro modo di trovare buona musica”.

Quale il legame fra le stazioni e gli universitari? “La radio del college ha un rapporto molto particolare con gli studenti. Per chi si specializza in comunicazione le nostre stazioni consentono di mettere in pratica ciò che si impara in aula. Ma in generale aiutano i ragazzi a essere creativi, a sperimentare le novità tecnologiche, a imparare a lavorare insieme per raggiungere un obiettivo”.

Nell'era degli smartphone, c'è ancora spazio per le stazioni universitarie? “Assolutamente sì. Mai come adesso è facile collegarsi a una radio del college. Basta uno smartphone: si scarica un’app ed è possibile ascoltare l’emittente in ogni parte del mondo. Certo le nostre stazioni hanno bisogno di incontrare il grande pubblico e la Giornata mondiale delle radio universitarie può davvero essere di supporto”.

Come possono le radio universitarie uscire dagli atenei e "parlare" a tutti? “Una radio del college deve essere inclusiva. Penso che questa sia la regola numero uno per qualsiasi emittente”.

Come è nata la sua passione per la radio e come vive questa esperienza "in onda"? “Non vedo l'ora di andare a lavorare tutti i giorni. E questo perché la radio del college mi permette di essere creativo. E’ stato la mia stazione WXAV della Saint Xavier University che mi è stato permesso di essere me stesso e di imparare facendo. Inoltre mi ha consentito di incontrare persone che hanno plasmato la mia vita personale e professionale. Di fatto un'occasione per capire chi sono ma anche per scoprire una musica incredibile. Per molti di noi la radio del college è la colonna sonora alla nostra vita”.

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