domenica 27 febbraio 2011
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Imperialista e rivoluzionario, difensore dei popoli oppressi e uomo dalle promiscue abitudini sessuali: non sono bastati quasi un secolo di ricerche storiche, culminate in decine di biografie, per decifrare compiutamente la figura di Roger Casement. Il diplomatico irlandese dalle molteplici vite è tuttora circondato da un’aura di mito che non poteva non affascinare anche Mario Vargas Llosa, uno scrittore che nei suoi libri ha già ricostruito magistralmente figure storiche complesse come Gauguin e il dittatore dominicano Trujillo. L’ultimo romanzo del premio Nobel peruviano, Il sogno del celta (in uscita in italiano per Einaudi nei prossimi mesi), è un affresco sulla condizione umana e la cattiveria tutto incentrato sulla figura di un uomo che servì prima la regina d’Inghilterra, poi la rivoluzione irlandese e per questo venne processato come traditore, degradato, infine impiccato. Originario di una famiglia protestante dell’Ulster, Roger Casement si convertì al cattolicesimo in punto di morte, chiedendo l’eucaristia prima di salire sulla forca. Un personaggio d’altri tempi che contribuì in modo decisivo a far conoscere all’opinione pubblica mondiale gli orrori commessi dal colonialismo nel nome della civilizzazione, del progresso e del libero commercio. Console britannico nel Congo belga, poi in varie città del Brasile e nella regione peruviana del Putumayo, Casement ebbe modo di osservare da vicino e di denunciare apertamente lo sfruttamento degli indigeni nell’industria di estrazione del caucciù, le spedizioni punitive dei colonizzatori nei villaggi per reclutare con la forza la mano d’opera, le donne, gli anziani e i bambini tenuti in gabbia come ostaggi, le mutilazioni inferte ai lavoratori spesso uccisi dopo indicibili violenze. Le sue denunce furono raccolte in due rapporti commissionati dal governo britannico che crearono una pressione internazionale tale da costringere infine Leopoldo II del Belgio a cedere il Congo - allora una sua proprietà personale - e a portare in tribunale il presidente della Peruvian Amazon Company per le atrocità commesse sugli indios dell’Amazzonia. Amico di Joseph Conrad, che accompagnò in Congo nel viaggio cui si ispirerà per scrivere Cuore di tenebra, Casement parla per gran parte del libro da una cella priva di finestre della prigione di Pentonville, dov’è rinchiuso in attesa di conoscere il suo destino. In un passaggio centrale del romanzo, Vargas Llosa descrive i due che discutono sulla natura del male, giungendo a conclusioni diametralmente opposte: Conrad sostiene che sia stata l’Africa a rendere cattivi gli europei, secondo Casement sono stati invece proprio loro a introdurre il male nel Continente nero. Il suo impegno gli valse la nomina a Cavaliere del regno, ma proprio gli orrori cui assistette nel cuore dell’Africa e nella giungla peruviana gli suggerirono un parallelo con quanto accadeva al suo paese, l’Irlanda vittima del secolare giogo britannico, fino a trasformarlo in un campione della causa dell’indipendenza irlandese. Dopo aver maturato un profondo disprezzo nei confronti dell’Impero britannico, nel 1913 si ritirò dal servizio consolare e iniziò una seconda vita, per certi versi opposta alla prima. Affermò pubblicamente a più riprese che il re d’Inghilterra non era il legittimo monarca dell’Irlanda e che gli irlandesi avevano il diritto di ribellarsi in armi contro l’invasore. Ma soprattutto stabilì contatti con la propaganda anti-britannica negli Stati Uniti e si recò in Germania per tentare d’indurre, senza successo, i prigionieri irlandesi ad arruolarsi in una Brigata irlandese a fianco dell’esercito imperiale tedesco. Il 12 aprile 1916 viene arrestato sulle coste dell’Irlanda mentre tenta di far arrivare un carico di armi destinate ai rivoluzionari irlandesi a bordo di un sommergibile tedesco. Riconosciuto colpevole di alto tradimento viene infine condannato all’impiccagione: del tutto inutile fu la mobilitazione in suo favore di alcuni tra i più grandi intellettuali dell’epoca, tra cui Conan Doyle, Yeats e Shaw. Ma prima di morire Casement subì anche un violento linciaggio morale a seguito della pubblicazione dei suoi diari privati, che rivelarono un lato oscuro della sua personalità fatto di scabrose passioni omosessuali e di amori a pagamento con giovani partner occasionali. Per decenni gli storici hanno contestato l’autenticità di quei diari, sostenendo che fossero in realtà una montatura creata ad arte dal governo britannico per diffamare un personaggio scomodo, ma sono stati infine smentiti da una dettagliata analisi forense redatta nel 2002. Vargas Llosa ha dedicato tre anni di lavoro alla ricostruzione dell’identità dell’ex diplomatico e sostiene che i diari siano autentici ma in parte frutto della fantasia dell’autore. Quello che descrive è un personaggio promiscuo, preda di disturbi compulsivi e ricorrenti sensi di colpa per le sue abitudini sessuali. Dunque un eroe dal coraggio non comune ma anche un essere umano, pieno di dubbi, contraddizioni e debolezze.
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