giovedì 9 dicembre 2021
In scena nella città natale del compositore l’opera dimenticata a cento anni dal debutto. Il direttore Menicagli: spartito difficile ma straordinario
Mascagni e il teatro Goldoni di Livorno

Mascagni e il teatro Goldoni di Livorno - Avvenire

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Livorno celebra il “compleanno” di Pietro Mascagni, il celebre compositore nato nella città toscana ed entrato nell’immaginario collettivo con la musica verista di Cavalleria Rusticana. Era infatti 7 dicembre 1863 quando il futuro genio delle partiture veniva alla luce nella casa di famiglia in piazza delle Erbe, oggi piazza Cavallotti. Mascagni cominciò a comporre sin dai tempi del ginnasio e non si fermò più.

Livorno gli rende omaggio con Il piccolo Marat, l’opera in tre atti su libretto di Giovacchino Forzano che compie cento anni e che aveva debuttato il 2 maggio 1921 al Teatro Costanzi di Roma ottenendo un grande successo, replicato poi nei teatri in Italia ed all'estero per oltre venti anni. Una partitura che sarebbe scomparsa progressivamente dai palcoscenici a partire dal secondo dopoguerra. L'opera sarà riproposta al Teatro Goldoni venerdì 10 dicembre con replica domenica 12 dicembre, con una nuova produzione e un nuovo allestimento proprio a un secolo da quella trionfale première.

In buca l’Orchestra della Toscana e sul palcoscenico il Coro del Teatro Goldoni diretti da Mario Menicagli. «Un’opera difficile ma straordinaria – afferma il direttore d’orchestra – per l’impeto, la veracità, la freschezza che echeggiano in questo spartito e che hanno pochi riferimenti similari nella produzione di Mascagni. Segno di una maturità ormai raggiunta e di una volontà di proporre nuove scelte al passo con i tempi».

L’opera è accompagnata da una mostra dedicata al centenario de Il piccolo Marat nella sala Mascagni del teatro livornese. Sono esposte oltre 50 immagini tra fotografie, locandine, manifesti, lettere, autografi e contratti teatrali che riporteranno i visitatori a quei mesi del 1921 in cui l’impervia ed appassionata partitura iniziò il suo percorso fra i teatri. L’allestimento è stato possibile grazie all’Archivio storico Luca Viganò, curato dal pronipote di Irma Viganò, il grande soprano di Besana in Brianza prediletta da Mascagni che negli Anni ’20 ebbe rapporti privilegiati anche con Toscanini, Zandonai, Serafin e De Sabata. Molti i documenti inediti che testimoniano, tra l’altro, i rapporti artistici tra il soprano lombardo e il compositore livornese.

Il soggetto de Il piccolo Marat trae spunto da un tragico episodio avvenuto negli anni del Terrore della Rivoluzione Francese narrato nel libro Noyades di Nantes di George Lenôtre, che però, con i suoi protagonisti principali, resta confinato sullo sfondo di una vicenda complessa e molto più umana: l’amore di un figlio per la madre che sa di essere in estremo pericolo di vita e che decide di fare di tutto per salvarla; e ancora l’amore diventa protagonista, ma tra i due interpreti per antonomasia – il tenore e il soprano – il piccolo Marat e Mariella, che si fanno forza per ribellarsi alla crudeltà dell’“Orco”, lo spietato persecutore dei prigionieri politici, condannati a morte senza processo; la coscienza umana e civile che non volge lo sguardo da un'altra parte rispetto alla ferocia, ma si ribella e si adopera per farla cessare (i ruoli del Carpentiere e del Soldato).

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