sabato 8 ottobre 2022
Il collega Giaquinto ci ha lasciato 13 anni fa, a soli 40 anni. Amava il giornalismo e lo sport. Oggi siamo tornati ad abbracciare Sunti e Bruno, mamma e papà
Lino Giaquinto, collega e amico

Lino Giaquinto, collega e amico - Avvenire

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L’8 ottobre 2009 non sarà mai una data qualsiasi. Quel giorno è volato via per sempre il nostro caro collega, Lino Giaquinto. Tredici anni dopo con Alberto Caprotti, a nome di tutto Avvenire, siamo tornati ad abbracciare Sunti e Bruno, mamma e papà di Lino, sulla tomba del figlio.

Un figlio unico, in ogni senso. Lino era un giornalista sportivo, un nostro compagno di banco e di vita, volato via troppo in fretta, un po’ come era solito camminare per le strade di Milano e del mondo. Era una notte di tredici anni fa, ed è stato così all’improvviso... Nessun segnale premonitore, del resto Lino è sempre stato il più discreto di noi, un’anima candida che si muoveva in punta di piedi o al massimo saltellando di gioia nei corridoi di quella che considerava la sua seconda casa, Avvenire. Oggi più che mai ci manca, la sua presenza costante in redazione, la sua voglia di fare e di mettersi sempre al servizio del giornale.

Lino aveva scelto questo mestiere solo per passione, per conoscere a fondo il mondo dello sport e poter viaggiare, anche solo con la fantasia, anche da fermo, davanti a un pc che riempiva con la sua generosità e con un occhio sempre attento al particolare, alla sfumatura. Un correttore naturale, un redattore di cuore.

Amava lo sport Lino, il calcio e il nuoto in primis. Aveva seguito l’ultimo Mondiale di nuoto di Roma e poi quell’ultima trasferta della sua breve vita: un viaggio in Spagna per seguire la squadra del cuore, il Genoa. «Onore al Capitano!», ricordo che disse con gli occhi pieni di lacrime il giorno che Gianluca Signorini, il capitano del suo Grifone, si arrese alla Sla, a soli 42 anni.

Lino ne aveva appena 40 quando ci ha detto «ciao ragazzi, ci vediamo domani». Arrivederci un giorno caro Lino, e da lassù continua a fare ancora il tuo lavoro, che quaggiù qualcosa continua ad arrivare.

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