sabato 1 agosto 2009
Parla Wissman dell’Img artists: «Lavoro in tutto il mondo ma solo da voi certe amicizie contano più del valore delle proposte. In Italia i teatri non sono in crisi per colpa dei cachet ma per ben altro»
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Visto da Cortona il proble­ma più grosso che affligge la musica classica in Italia non si chiama tagli al Fus, ma po­litica. «Se alla guida di teatri e i­stituzioni musicali ci fossero arti­sti e non dirigenti piazzati dai po­litici le cose certo andrebbero me­glio» . La cruda diagnosi la traccia Barret Wissman, patron del Tu­scan sun festival che lunedì apre i battenti nella cittadina toscana, ma soprattutto titolare della Img, grande agenzia artistica specia­lizzata nella musica classica. «La­voro nei teatri di tutto il mondo – dice –, ma solo in Italia mi capita di avere a che fare con persone che devono tenere conto più del­le ragioni della politica che di quelle della musica». Un’accusa pesante, Wissman. Tanto più se arriva dal titolare di una delle principali agenzie arti­stiche internazionali. Non le nascondo le difficoltà che incontro a lavorare in Italia dove i teatri ormai sono un circolo chiuso. Primo perché sovrinten­denti e direttori artistici sono sempre gli stessi: oggi li puoi tro­vare a Genova, tra un anno a Ro­ma, tra due a Palermo indipen­dentemente dal fatto che abbia­no lavorato bene. Secondo per­ché i teatri invitano sempre gli stessi interpreti. Al Covent Gar­den di Londra o al Metropolitan di New York scelgono gli artisti in ba­se alle esigenze dei titoli in car­tellone e non perché sono ap­poggiati da questo o da quel po­litico. In Italia, però, in molti lamenta­no il fatto che i teatri sono in ba­lia delle agenzie artistiche che impongono cantanti e direttori. Verissimo. Ma mi dispiace dirlo, questo è un altro malcostume ti­picamente italiano. A Cortona rie­sco a radunare nel giro di una set­timana nomi come Angela Gheor­ghiu, José Cura, Elina Garanca, Anna Netrebko, Joshua Bell, ma quando si tratta di lavorare con i teatri devo scontrami con gruppi potenti che impongono i loro mu­sicisti. Non sarà anche questione di ca­chet: i nomi che ha fatto sono no­ti per i loro compensi non pro­prio economici. Certo a Cortona questi personag­gi accettano un cachet piccolo, in Italia direste la minima sindaca­le: stessa paga per la grande star della lirica come per il giovane musicista debuttante. Ma le ra­gioni che attraggono gli artisti in Toscana sono altre: la natura, il paesaggio, l’arte italiana e la pos­sibilità di misurarsi con progetti che durante l’anno, presi dagli im­pegni, non riescono a realizzare. In tempi di crisi questo modello non potrebbe essere applicato anche a teatri lirici e orchestre sinfoniche alle prese con ingen­ti buchi di bilancio? Potrebbe essere un’idea. Anche se sono convinto che il grosso del deficit non sia dovuto ai com­pensi degli artisti: ho visto perso­nalmente i bilanci di molti teatri e sono rimasto sconcertato. Chi le piacerebbe fare ascoltare al pubblico italiano? Il soprano russo Ekaterina Scher­bacenko, che di recente ha can­tato Onegin alla Scala. Il violinista 14enne Chad Hoopes il cui suono ricorda quello di Heifetz. O il pia­nista Conrad Tao, giovane ameri­cano di origini cinesi, che alla tec­nica fenomenale di Lang Lang u­nisce l’intelligenza musicale di Radu Lupu. E tra i direttori sicu­ramente Teodor Currentzis, nato in Grecia e ora direttore dell’Or­chestra di Novosibirsk in Russia: in molti parlano di lui come il nuovo Gergiev. Per ora a Cortona si è assicurato il debutto italiano di Anthony Hopkins nelle vesti di composi­tore. Quando il grande attore mi ha confidato che per lui recitare è un lavoro, mentre scrivere musica la passione di tutta una vita l’ho in­vitato subito al festival che sogno come un luogo dove si possa crea­re un dialogo tra le diverse arti. A proposito, l’anno scorso Robert Redford aveva annunciato l’arri­vo a Cortona del suo Sundace fe­stival. Che fine ha fatto il proget­to? Ha subito un rallentamento per via del cambio ai vertici della fon­dazione che promuove la rasse­gna cinematografica. Ma ho par­lato di recente con Redford e pen­siamo di partire già nel 2010. Sopra, il Tuscan Sun Festival a Cortona.
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