giovedì 5 dicembre 2019
La fiera della piccola e media editoria a Roma apre alla ricerca di chi potrà aiutare il settore a uscire dalla crisi. Urge una legge che non favorisca soltanto i grandi gruppi
L'influencer salverà il libro?
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E se alla fine l’editoria la salvassero youtuber e influencer? Non per i libri che scrivono, forse, ma per i libri che promuovono con il post giusto al momento giusto. Sull’ipotesi social network investe molto Più Libri Più Liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria inaugurata ieri alla Nuvola di Roma, dove proseguirà fino a domenica. Appuntamento significativo, perché la manifestazione presieduta da Annamaria Malato compie diciotto anni e celebra la maggiore età esplorando un tema importante, I confini dell’Europa. Gli espositori sono 520 e 670 gli incontri, con molta attenzione riservata all’ambito professionale: oggi alle 15, per esempio, lo scrittore Sandro Veronesi presenterà il corso di alta formazione in gestione della libreria organizzato dall’Associazione librai italiani (Ali-Confcommercio) in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Ma il blocco è più vistoso è rappresentato dall’Area Book Influencer, già sperimentata lo scorso anno e ora rilanciata in grande stile. Nella giornata di domani, dieci protagonisti della comunicazione in rete si confronteranno con 95 editori in più di duecento conversazioni faccia a faccia. Solo qualche anno fa un’iniziativa del genere poteva apparire stravagante, mentre adesso, secondo Diego Guida, presidente del Gruppo Piccoli editori dell’Aie (Associazione editori italiani) si tratta di un elemento strategico all’interno del più articolato documento programmatico che verrà presentato oggi in fiera. Ieri, invece, è stato il giorno dei numeri, nella fattispecie quelli della ricerca condotta da Nielsen per conto della stessa Aie.

Il rilevamento dei dati si spinge fino alla prima settimana dello scorso mese di novembre e, anche se lo sguardo si concentra prevedibilmente sull’area della piccola e media editoria (per rientrare nella definizione occorre disporre di un fatturato netto annuo non superiore ai 13 milioni di euro), a suscitare interesse è il quadro generale. Rispetto alla flessione ravvisata dal-l’Istat nel 2018, l’indice di lettura sembra in discreto aumento. Com’è noto, il balzo dal deludente 40% registrato fino a qualche tempo fa all’attuale 62% è dovuto alla decisione di includere tra i libri letti nel corso dell’anno anche manuali, ricettari, guide di viaggi. Troppo facile? Eppure a guidare la ripresa del 2019 (il numero di copie cresce del 2,3% corrispondente a più di 77 milioni di nuovi libri venduti) è proprio la cosiddetta 'non fiction specialistica', ovvero manuali e affini, che con il suo 19,6% segna il sorpasso sia sulla narrativa straniera (18,4%), sia su saggistica (17,3%) e letteratura per bambini e ragazzi (16,3%). Fin qui, appunto, la situazione d’insieme. Piccoli e medi editori ottengono un risultato ancora migliore: se in termini generali l’incremento è del 3,7% (pari a 1,131 miliardi di euro), le sigle idealmente rappresen- tate a Più Libri Più Liberi raddoppiano l’andatura, totalizzando un +6% che le porta a conquistare il 45,9% del mercato complessivo.

Qualche cautela, però, va adoperata. Il consolidarsi del fatturato di piccoli e medi (482,7 milioni di euro nell’anno in corso) è in buona parte dovuto a un prezzo di copertina mediamente più alto del 22%. E anche dietro il +4,4% di copie vendute si nasconde la forte disparità tra la massa degli oltre cinquemila editori medio-piccoli e l’avanguardia delle prime cento sigle, che da sole coprono il 72,8% del mercato.

Se si considerano le prime cinquecento, la quota arriva al 92,2%. Un discorso analogo vale per le vendite: solamente lo 0,9% dei titoli di marchi piccoli e medi si colloca tra le mille e le diecimila copie, per il resto si stenta a smerciarne un centinaio. «L’editoria sta reagendo meglio degli altri comparti della cultura - rivendica il presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi - ma questo non rende meno urgente un intervento politico che promuova la lettura e sostenga economicamente la domanda». Dovrebbe andare in questa direzione la legge annunciata ieri, durante la cerimonia inaugurale, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Andrea Martella, che ha parlato di un provvedimento destinato a rafforzare l’intera filiera dell’'editoria 5.0'. Da quanto si apprende, 20 milioni sono già previsti nella legge di bilancio per favorire percorsi di educazione alla lettura. Sotto la Nuvola si torna a sperare, insomma. E nell’attesa ci si affida agli influencer.

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