sabato 24 marzo 2012
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​Disastro. È la parola che viene utilizzata con più frequenza da editori e librai relativamente ai dati di vendita e di lettura del quarto trimestre 2011. Un milione e 700 mila acquirenti e un milione e 200 mila lettori in meno rispetto allo stesso periodo del 2010. Il fatturato si è ridotto del 20%, cioè intorno ai 100 milioni di euro. Un quinto del mercato. Un colpo pesantissimo, tanto più se si considera che il periodo natalizio è da sempre il più prolifico per il mercato del libro, e che i primi mesi del 2012 sembrano assestarsi sullo stesso trend. Che la crisi economica avrebbe lasciato un segno sull’editoria era più che prevedibile. Forse nessuno, però, pensava a una riduzione così drastica in termini di fatturato, di libri venduti e persino di lettori. Il dato forse meno prevedibile riguarda infatti la diminuzione dei cosiddetti lettori forti (12 libri l’anno), passati dal 14 al 12% della popolazione. A far luce su questa amara realtà ci ha pensato la ricerca campionaria (9 mila famiglie rappresentative dell’universo dei 23,4 milioni di famiglie italiane) che il Centro per il libro e la lettura ha commissionato alla Nielsen a partire da settembre 2010, presentata ieri a Roma, nell’immenso salone monumentale della Biblioteca Casanatense, relativamente ai mesi che vanno dall’ottobre 2010 a dicembre 2011. I risultati negativi, come hanno spiegato le ricercatrici della Nielsen Imma Campana e Tiziana Fumagalli, vanno di pari passo col generale calo dei consumi verificatosi nel 2011, che in alcuni casi, per esempio i beni di prima necessità come la pasta, è stato vistosissimo: «Come se un pastificio italiano di prima grandezza avesse improvvisamente cessato la produzione», ha sottolineato Campana. E se è vero che i libri non sono come la pasta è per essi ancor più vero il nesso fra reddito e acquisto. Non altrettanto per quel che riguarda il consumo. Anche se non c’è il conforto di dati relativi agli anni precedenti (si tratta della prima ricerca Nielsen sul settore e i dati forniti dall’Istat non sono omogenei), il 2011 potrebbe aver segnato una svolta nelle abitudini di lettura di questo Paese, con un peso crescente dei libri presi in prestito dalle biblioteche o dagli amici. Concentrati sulle esigenze "economiche" dei committenti, su questo tema i ricercatori non hanno fornito la comparazione fra il quarto trimestre del 2010 e il corrispettivo del 2011. Si sono limitati a evidenziare che nel 2011 il 16% dei 169 milioni di libri che sono stati letti (135 milioni quelli comprati) veniva dal prestito bibliotecario e un altro 16% dal prestito di amici. In pratica su tre libri letti, uno «non è stato frutto di un atto di acquisto». Se si considera, poi, che un altro 17% di libri letti è stato classificato come «presente in casa da tempo», si ha un quadro sociale interessante di quello che, se confermato nel 2012, potrebbe essere classificato come il nuovo approccio alla lettura in tempi di crisi economica. Per ora vale l’annotazione di Tiziana Fumagalli, che conferma una crescita di qualche punto percentuale del ricorso al prestito nel periodo considerato. Un ambito tutto nuovo per il mondo della ricerca, che richiederebbe attenzioni specifiche, anche per capire quali sono le tipologie di lettori che danno e ricevono libri in prestito, perché se anche il lettore forte, solitamente geloso dei libri che legge, si affida a questa formula di scambio vuol dire che editori e librai dovranno radicalmente cambiare le modalità dell’offerta. Del resto la crisi si fa sentire anche sul prezzo medio dei libri acquistati. Il 51% dei libri venduti è compreso fra i 5 e i 10 euro; il 26% fra gli 11 e i 15. Solo il 10% del venduto costa più di 20 euro. Percentuali che si riversano anche sul fatturato. Sotto i 10 euro si registra il 30% del fatturato; sotto i 15 il 60%; sopra i 20 euro soltanto il 20%. Interessante anche la suddivisione della lettura per fascia di reddito (il 61% degli acquirenti e il 63% dei lettori appartiene alle fasce più elevate), per cultura (il 75% dei laureati acquista e legge), per fascia di età (il calo più alto, 3%, si è avuto fra i 25 e i 34 anni dove più si sente il problema lavoro), per area geografica (legge il 53% al centro-Nord e il 39% al Sud). Resta sempre forte l’acquisto in libreria e in edicola (quasi 60% complessivamente), mentre su internet si compra il 9%. Minimale la percentuale dell’e-book con l’1,1% degli acquisti. Numeri che anche il presidente del Centro per il libro e la lettura, Gian Antonio Ferrari ha definito «disastrosi soprattutto per quel che riguarda il quarto trimestre». Lo stesso sottosegretario all’Editoria Paolo Peluffo ha parlato di «situazione di emergenza» evidenziando che «la lettura è un asse strategico per il governo», che da oggi fa partire una campagna multimediale di informazione e promozione, con l’idea che «leggere è un bisogno sociale essenziale per uscire dalla crisi, ridurre le distanze fra generazioni e le marginalità geografiche».
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