giovedì 23 aprile 2009
Invenduti o fuori catalogo, i volumi vengono recuperati e ridistribuiti.
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Ormai da anni (dal 1996), il 23 aprile è la giornata del libro. La data non è stata scelta a caso: nel 1616, in questo stesso giorno, sono morti tre grandi autori, l’inglese William Shakespeare, lo spagnolo Miguel de Cervantes e il peruviano Garcilaso de la Vega. Come prevedibile, un po’ dappertutto oggi si parla di libri, quelli già letti e quelli che si leggeranno. Perché, allora, non dedicare un pensiero anche a quei volumi che giacciono sepolti nei magazzini, rimasti invenduti e destinati al macero? «È capitato anche a uno dei miei libri. Dopo sette anni dalla data di pubblicazione, l’editore mi scrisse che ottocento copie erano tornate indietro dalle librerie, mi offriva di comperarle a un euro l’una, in caso contrario sarebbero state distrutte»: Andrea Segrè è professore di Politiche dello sviluppo agricolo presso la facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. In questi ultimi anni si è concentrato sullo spreco delle risorse. Quanti prodotti finiscono nelle discariche quando potrebbero ancora essere utilizzati con profitto? Tonnellate di cibo scartate perché imperfette o mal confezionate, libri ancora nuovi, farmaci... «Ho cercato di mettere in relazione chi potrebbe regalare quel che è rimasto invenduto – spiega Segrè – con consumatori che non hanno potere d’acquisto». Chi ha più del necessario – e quindi spreca – con chi non ha abbastanza: da quest’idea nascono i progetti Last Minute Market per il recupero a fini benefici di prodotti invenduti. Anche i libri. E anche in questo caso, cercando di far combaciare la domanda con l’offerta: «Gli editori – spiega Segrè – con le biblioteche scolastiche, comunali e provinciali o le Biblioteche delle Associazioni degli Italiani all’estero». Si prepara una lista con i titoli a disposizione e le biblioteche scelgono quel che è loro più utile. Libri nuovi e interessanti, che non meritano una fine ingloriosa: «Mi è capitato – conclude il professore – di vedere distruggere diecimila copie di un libro per bambini solo perché avevano la prefazione di un certo assessore. Cambiato l’assessore, cambiata la prefazione. E macerato il libro...».Così abbiamo fondato l'editore che non c'era. Ci sono domande a cui oggi, computer alla mano, è facile rispondere in pochi secondi: quanti romanzi ha scritto il tal scrittore? Chi ha pubblicato quel suo libro? Quante pagine ha e quanto costa? Ma non è sempre stato così. Quando mancava del tutto un catalogo completo dei libri in commercio, che fatica per uno studioso o per un libraio tenere il conto di quali e quanti titoli c’erano in circolazione di un certo autore. Che handicap per un editore non sapere ciò che la concorrenza aveva messo sul mercato. Il 1974 per i professionisti del libro, gli editori, i librai, i bibliotecari e gli studiosi segna un momento importante. È l’anno in cui nasce l’Editrice Bibliografica, un editore che fin dall’inizio si dà un obiettivo concreto: pubblicare libri per quelli che i libri li fanno, li vendono o li consultano. «L’idea ci venne alla Fiera del libro di Francoforte», racconta Giuliano Vigini, il maggior esperto italiano di editoria, direttore, fondatore e anima dell’Editrice Bibliografica. «Anche gli indiani avevano un catalogo dei libri in commercio e noi italiani no. Bisognava fare qualcosa. Inventammo l’editore che non c’era, impegnandoci a produrre strumenti di servizio per i professionisti del libro. L’anno dopo il catalogo era pronto: un volumone diventato in seguito tanti volumi ordinati per autori, titoli e argomenti che di anno in anno si aggiornavano e crescevano di pagine. «Del resto – spiega Vigini – allora le case editrici erano poche centinaia, oggi sono più di novemila». Da lì in poi è stato un lavoro a cascata che ha prodotto cataloghi dei periodici, collane di bibliografie, riviste di editoria e critica letteraria (anche sui libri per ragazzi) e – grande novità – manuali sui mestieri del libro, per imparare a fare il bibliotecario, l’editore ma anche l’ufficio stampa, l’editor e il distributore, aprire una libreria, persino imparare a scrivere un libro e poi come pubblicarlo. Infine, opera delle opere, il gigantesco Clio, il catalogo dei libri italiani dell’Ottocento: 19 volumi, 420.890 edizioni suddivise per autori, editori e luoghi di edizione. Trentacinque anni da Guinness.Leggere ai tempi di Internet. Sono parecchi a pensare che ai tempi di Internet il libro sia un oggetto superato. Tanto più oggi che milioni di volumi, sotto forma di documenti digitali, sono stati messi a disposizione dei lettori di tutto il mondo. Ma è solo un’illusione. Internet è uno strumento grandioso per chi deve consultare testi o trovare informazioni ma il libro è insuperabile nel consentire riflessioni e emozioni che nessuna tecnologia può regalare. C’è chi pensa che tutti i mezzi si equivalgano? Eppure leggere un testo sul video, sul display del cellulare o tra le pagine di carta non è la stessa cosa. E non solo perché là le righe scorrono e sul libro gli occhi abbracciano due pagine, possono fermarsi a rileggere o tornare indietro istintivamente, senza altre manovre. La forza che il libro dà alla mente e allo spirito e l’emozione intensa che offre nel tempo non sono confrontabili con altri mezzi. Qualcuno ne parla come un potere d’incanto: miscela complessa di esperienze fatta di profumi, rumori e immagini che arrivano dalla carta e dall’inchiostro oltre che dalla fatica di entrare nei pensieri di chi quel libro ha scritto con energia e fatica. E non è tutto qui. A proposito di informazioni, il libro offre garanzie insuperabili: un autore e un editore che con nomi e cognomi si prendono la responsabilità di ciò che sta scritto sono un’autorità e un’autorevolezza che Internet si sogna.Quelli del romanzo infinito. Non sappiamo se il romanzo più lungo del mondo, il romanzo infinito, finirà un giorno sul libro dei Guinness. Quel che è certo, per ora, è che si tratta di un esperimento di scrittura creativa e collettiva che chiama a raccolta tutti gli iscritti di Facebook. L’iniziativa è partita da due settimane dall’idea di due quarte liceo scientifico di Agropoli, in provincia di Salerno, e dal loro insegnante: realizzare un romanzo senza fine tra tutti gli amici della rete via Internet. Un romanzo senza vincoli, né trama né personaggi ben definiti. In quindici giorni la proposta ha riscosso novecento iscrizioni e un centinaio di contributi allo sviluppo della storia.
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