giovedì 22 gennaio 2009
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Hanno passato almeno die­ci anni a scuola, ma all’uf­ficio di collocamento sca­rabocchiano a malapena il pro­prio nome. Per loro assumere cor­rettamente un farmaco, far la spe­sa fra i reparti di un supermerca­to, comprendere le funzioni di un elettrodomestico, orientarsi in u­na nuova città o entrare in un seg­gio elettorale sono prove difficili, talora insormontabili. E quelli che hanno già un posto di lavoro, so­no sempre fra i primi nel mirino di ogni ristrutturazione. Per l’Europa della scuola dell’ob­bligo, adagiata da tempo sulla cer­tezza di aver debellato o quasi l’a­nalfabetismo, è l’ora di un brusco risveglio. Circa 80 milioni di eu­ropei adulti mostrerebbero serie difficoltà a leggere e scrivere, pur avendo trascorso fra i banchi al­meno il ' minimo' d’anni fissato per legge. E se a livello individua­le l’imbarazzo o la vergogna ven­gono spesso anestetizzati dal­l’immersione quotidiana nell’o­ralità, compresa quella televisiva, il problema sociale non è per que­sto meno grave. Soprattutto se si pensa che buona parte della vita democratica, dalle leggi agli ap­puntamenti elettorali, traversa fa­tidicamente proprio le acque del­la lingua scritta. A lungo, il problema della cattiva o pessima padronanza dei testi scritti è stato talmente ignorato da non avere neppure un nome preciso. In effetti, parlare di anal­fabetismo è in questo caso im­proprio, dato che alle persone in questione è stata offerta la chan­ce dell’alfabetizzazione. Ma a un certo punto l’apprendimento si è inceppato o arenato. Talora non ha preso neppure il via, spesso sotto gli occhi distratti di sistemi educativi poco inclini a redimere gli ultimi della classe. In Francia il neologismo illettri­sme venne introdotto con suc­cesso alla fine degli anni Settan­ta da una ong caritativa. E in as­senza di meglio, il termine ha co­nosciuto vari calchi all’estero, fra cui l’italiano ' illettrismo', anco­ra non uscito dalle cerchie degli specialisti. È sintomatico che la parola sia stata coniata in Francia, Paese os­sessionato da tutto ciò che ruota attorno all’istruzione. È qui che le autorità nazionali hanno cercato di predisporre negli ultimi vent’anni un vero e proprio arse­nale contro l’illettrismo: leggi, rapporti periodici di esperti, un’a­genzia nazionale specializzata, numeri verdi d’informazione, banche dati in continuo aggior­namento, moduli ad hoc annessi al censimento demografico. Fino all’ultima riforma al varo nelle scuole proprio in questi giorni, con l’introduzione di nuovi test di verifica della lingua scritta al ter­mine del ciclo delle elementari. Sul filo delle tante inchieste uffi­ciali o giornalistiche dedicate al­la nuova 'vergogna nazionale', la Francia ha scoperto che l’illettri­smo è un problema terribilmen­te sfaccettato. Secondo un’in­chiesta pubblica, più di 3 milioni di francesi fra i 18 e i 65 anni ne sarebbero colpiti. Alcuni studi u­niversitari, poi, avanzano la sti­ma generale di 1 francese su 10. Ma c’è di peggio. I numeri mo­strano che i diciottenni in diffi­coltà sono sempre più numerosi: attualmente, circa il 5%. La veri­fica annuale viene compiuta in occasione della giornata d’infor­mazione sulla Difesa, un appun­tamento obbligatorio che sosti­tuisce la vecchia chiamata di le­va. Ai giovani viene fornito un te­sto scritto di circa 70 parole da leggere. Un testo che sarebbero perfettamente in grado di com­prendere se venisse loro letto a voce. E spesso, il dramma perso­nale emerge così per la prima vol­ta. L’illettrismo riguarda innanzi­tutto proprio l’accesso al senso dei testi scritti. Le difficoltà di scrittura sono infatti intimamen­te legate a quelle di lettura. L’Agenzia nazionale di lotta con­tro l’illettrismo ( Anlcl) è l’organi­smo pubblico che coordina da an­ni gli sforzi per diagnosticare in modo sempre più preciso il male e tentare di prevenirlo. L’illettri­smo colpisce in Francia molto più gli uomini che le donne e il feno­meno è particolarmente acuto nelle banlieue metropolitane det­te ' sensibili', ovvero attraversate da forti problemi di esclusione so­ciale e devianza. Nel mondo car­cerario francese, poi, sono colpi­ti 2 detenuti su 5. Le ricerche mostrano anche che l’illettrismo è strettamente corre­lato con tassi di disoccupazione molto più elevati della media. E le famiglie più colpite sono quelle in cui il linguaggio orale trasmesso durante l’infanzia è un dialetto re­gionale o una lingua straniera. C’è chi punta il dito contro la ghettizzazione delle scuole di pe­riferia, dove fin dalle elementari gli insegnanti si dicono spesso ' disarmati' di fronte alle lacune abissali e talora all’ostilità delle classi. In ogni caso, nonostante i numerosi piani, la Francia pare ancora ben lontana dalla soluzio­ne vincente contro la piaga. E quest’incapacità suona ancor più come un campanello d’allarme per tutta l’Europa. La Francia, as­sicurano gli esperti, non è certo il Paese europeo più colpito. Anche la televisione finisce sul banco degli imputati: «divora» il tempo trascorso entro le mura domestiche e penalizza i momenti di scambio in famiglia
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