martedì 9 dicembre 2014
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La metà dell’acqua che si trova sul nostro pianeta e su buona parte del sistema solare si sarebbe formata prima del sistema solare stesso. È questo, in sostanza, il risultato della ricerca di un gruppo di studiosi pubblicata recentemente su Science che sconfesserebbe tutte le altre ipotesi che affermavano invece la presenza dell’acqua sulla terra come una conseguenza dell’azione del Sole e dunque posteriore alla sua formazione. Ma per capire il senso di questa nuova ipotesi occorre richiamare alcuni concetti. Il primo è questo: circa cinque miliardi di anni fa nella regione di spazio in cui oggi ci troviamo esisteva una grande nube di gas e di polveri originata da una serie di esplosioni stellari che si erano succedute nella nostra galassia. Poi a un certo momento l’onda d’urto causata dall’esplosione di una supernova distante circa 60 anni luce ha innescato una contrazione che ha creato all’interno della nube un "disco proto planetario" dal quale è nato il nostro sistema solare. L’altro fatto fuori discussione è che quasi tutta l’acqua che si trova sulla Terra sia piovuta dal cielo.Ciò premesso sorgono due domande: l’acqua ha avuto origine dal "disco proto planetario" o già esisteva nella nube primordiale che si formò all’interno del disco? Se l’acqua proviene dal "disco proto planetario" è stata sicuramente originata da tutta una serie di processi causati dal sole e dunque l’acqua si sarebbe formata contestualmente alla nascita del Sole. Se invece l’acqua è stata originata dalla nube primordiale, ciò significa che è nata sicuramente prima del Sole.Stiamo parlando di avvenimenti accaduti circa cinque miliardi di anni fa, un’epoca troppo lontana dal nostro oggi, ma grazie alla matematica e ai modelli è possibile, attraverso esperimenti ideali, riprodurre quelle condizioni primordiali. Ed è quanto ha fatto la giovane dottoranda in astrofisica Ilse Cleeves dell’Università del Michigan che ha costruito un modello di quella nube primordiale per simulare la chimica della formazione del sistema solare. La ricercatrice ha allora costruito un disco "proto planetario" senza acqua "pesante", un particolare tipo di acqua che può trovarsi nella nube primordiale a causa delle condizioni fredde, e lo ha fatto "ruotare" per un milione di anni (il tempo necessario per creare il disco) per verificare se fosse stato in grado di produrre ghiaccio "pesante" in quantità analoghe a quelle presenti sulla terra. L’esperimento ideale ha mostrato che il "disco proto planetario" non è stato in grado di produrre l’acqua e dunque buona parte dell’acqua presente sulla terra deve essersi inevitabilmente formata in un’epoca antecedente, quando ancora il Sole non era formato.Quando si parla di acqua il pensiero corre immediatamente al problema della nascita della vita. Se, dunque, l’acqua era già presente nella nube primordiale che ha originato il Sole ciò significa che le condizioni iniziali che hanno consentito la nascita della vita non dipendono necessariamente dalle caratteristiche particolari del nostro sistema solare, ma possono essere comuni nello spazio. E questo, come conclude l’astrobiologo John Robert Brucato dell’Osservatorio di Arcetri, «aumenta ulteriormente la speranza di trovare segni di vita in qualche altro angolo della nostra galassia. Basterà semplicemente saperli cercare».
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