Domenica hanno festeggiato la Sacra Famiglia, oltre a Santo Stefano, anche le mamme volanti dello sport italiano. Il numero è crescente, i risultati sempre notevoli, anche nel 2010. Simbolo può essere considerata Simona Gioli, pallavolista rodigina di 33 anni, migliore attaccante all’Europeo di Polonia 2009, vinto dall’Italia, mentre al Mondiale in Giappone le azzurre sono arrivate quinte. «Avevo appena 14 anni - racconta -, quando disputai le prime partite in serie D. Sono nata in Liguria, a Rapallo, ma nel Polesine ho la mia famiglia, sorelle e nipoti. Ho avuto successo a Perugia e da due anni gioco in Russia, alla Dinamo Mosca». Ogni schiacciata e muro sono dedicati al figlio Gabriele, di 4 anni. Gioli ha il 45 di piede e una fisicità impressionante: dai suoi bicipiti affiorano arterie gonfie, da culturista. «La mia costituzione è mascolina, obiettivamente. È dovuta al preparatore Ezio Bramard, e al lavoro con i pesi». Neanche la maternità ha levato gli occhi di tigre a Simona. «Sottorete vado in trance agonistica, come tante avversarie. Gli sguardi esprimono molto, anche aggressività. Serve». A Londra 2012 avrà 35 anni. «Non pochi, ma Dio vede e provvede. L’importante è essere giovani dentro».Un’altra veneta, Jenny Barazza, 29 anni, centrale trevigiana, di Codognè, ha saltato il Mondiale di volley, in cui sarebbe stata titolare, perchè nel 2011 diventerà mamma. Stagione interlocutoria per Josefa Idem, 46 anni, lontano dal podio al mondiale di Poznan nel K1 500. In Polonia è stata prima in batteria, terza in una semifinale tiratissima, mentre in finale è stata penalizzata dalle alghe nel campo di gara. “Sefi” non lascia, si è aggiudicata 24 medaglie, fra Olimpiadi e Mondiali, di cui 6 ori, la canoa italiana è sempre tutta nel suo viso grazioso, appendice di un corpo mascolino. Accanto ha i figli Janek, 15 anni, giocatore di tennis, e Ionas, 7 anni, e Guglielmo Guerrini, il marito-allenatore. «Ci sposammo - racconta - nell’estate del ’90, in Italia e poi in Germania. Furono proprio due matrimoni diversi. Di questo sport abbiamo fatto la nostra vita, oltre alla professione. Quando andiamo via, ci portiamo anche i ragazzi, per una donna è importante il contorno: altre ragazze stanno via mesi, lontano dalle famiglie sono tanto tristi». Idem sorride anche grazie a una novità tecnologica, il gps. «Da quest’anno si può mettere questo sistema sulla barca, per visualizzare il profilo del percorso».«Conta di più il tempo - si inserisce il marito-tecnico, di Ravenna -. Sefi due anni dopo l’argento di Pechino si è ripetuta su quei livelli, il problema è che ora c’è un gruppo nutrito di ragazze veloci. Le donne hanno sempre preso fra i 12” e i 14” dagli uomini, adesso la migliore è scesa sotto i 10”». Idem non ha avversari sul piano della longevità, ai Mondiali di Polonia compresi i maschi non si scendeva sotto la classe 1976. «Da mesi mi segue un gruppo di dietologi - riprende la fuoriclasse -. Ho cambiato radicalmente l’alimentazione, levando gli alcolici pure da tavola. Solo pasta senza glutine; uniformate proteine e carboidrati, a pranzo e cena». Sefi vira verso Londra 2012, per l’ottava Olimpiade, record in gonnella. La tedesca di Romagna prosegue, come Valentina Vezzali, 36 anni. A luglio in Germania è campionessa europea individuale e a squadre di fioretto, ha conquistato anche la Coppa del Mondo prima dei Mondiali di Parigi, quando perde nella semifinale con Arianna Errigo ma si consola con l’oro a squadre, che le consente di raggiungere il record di 12 titoli iridati del russo Romankov. A Londra avrà 38 anni: «Mi sto allenando per la quinta Olimpiade - spiega -. Non ho più vent’anni, vivo di obiettivi a medio termine. Il segreto della scherma italiana è la grande tradizione conservata negli scrigni delle società: sulle pedane si allenano insieme campioni e ragazzi. A Jesi si dice: “La scuola fa scuola e i campioni fanno i campioni”. È un circolo virtuoso». A Valentina mai è venuta voglia di cambiare sport, per cercare maggiore popolarità. «Il fioretto mi è entrato dentro quando ho iniziato a tirare, a 6 anni. Mi dà sensazioni che non baratterei per nulla al mondo. È come se entrassi in tranche». Nessuna invidia nei confronti delle campionesse sportive più avvenenti. «Mio figlio Pietro ha 5 anni e dice che sono la mamma più bella del mondo, è l’unico giudizio che conta nella mia vita». È la più importante sportiva italiana di tutti i tempi, eppure distoglie l’attenzione da sè. «Tante hanno fatto la storia e per me valgono da esempio: Sara Simeoni e Deborah Compagnoni su tutte. Sempre cerco di esprimere al massimo il talento che Dio mi ha dato».Nel tiro con l’arco, Irene Franchini si è aggiudicata i campionati italiani open sui 70 metri, a pochi mesi dalla maternità. Titolo anche per la pluricampionessa mondiale Natalia Valeeva, bulgara che abita a Carpi, con i tre figli. Storie piccole e grandi, di mamme sportive che volano.