martedì 11 febbraio 2014
​L’estroverso Christof Innerhofer e l’introverso Armin Zoeggeler. Lo sciatore conosciuto anche fuori dallo sport e lo slittinista noto solo nel budello di ghiaccio. Due personaggi opposti, accomunati da due caratteristiche.
COMMENTA E CONDIVIDI
L’estroverso Christof e l’introverso Armin. Lo sciatore conosciuto anche fuori dallo sport e lo slittinista noto solo nel budello di ghiaccio. Due personaggi opposti, accomunati, oltre che dalla provenienza altoatesina, da due caratteristiche: la freddezza durante la gara e lo studio metodico prima delle competizioni.Christof Innerhofer, ventinovenne nato a Brunico e residente a Gais, e Armin Zoeggeler, quarantenne nato a Merano e residente a Foiana di Lana, sono stati i primi due italiani a salire domenica sul podio ai Giochi olimpici invernali di Sochi. Il primo è stato argento in discesa libera, il secondo bronzo nello slittino singolo. Con gli sci ai piedi l’uno, disteso su una slitta l’altro, hanno scritto a proprio modo la storia.Innerhofer è diventato il terzo italiano a salire sul podio olimpico nella prova regina dello sci alpino, dopo Zeno Colò oro a Oslo 1952 e Herbert Plank a Innsbruck 1976. Col podio a cinque cerchi “Winnerhofer”, come è stato ribattezzato nel circo bianco, ha coronato una favolosa carriera già costellata di tre medaglie iridate (oro in superG, argento in supercombinata e bronzo in discesa a Garmisch 2011), nonché di importanti successi nelle classiche di Bormio e Wengen. Zoeggeler invece ha colto sul ghiaccio russo il sesto podio consecutivo nella stessa specialità in altrettante edizioni dei Giochi. Il tiratore Ralf Schumann, lo slittinista Georg Hackl, la pattinatrice Claudia Pechstein, tutti tedeschi, e la judoka giapponese Ryoko Tamura si erano fermati a quota cinque. Armin ha fatto meglio, portando a compimento quattro manche magistrali. Da Lillehammer 1994 a Sochi 2014, vent’anni per entrare nella leggenda, con due bronzi agli estremi, due ori nel mezzo (Salt Lake City 2002 e Torino 2006), un argento (Nagano 1998) e un altro bronzo (Vancouver 2010) per chiudere il cerchio.Innerhofer conosce a menadito tutte le statistiche del mondo dello sci, Zoeggeler passa il suo tempo libero a provare i pattini della sua compagna di viaggio. Un paio di sci e una slitta, oggetti ai quali si è tanto affezionati da baciarli dopo i successi. Se Innerhofer si è divertito attraversando le passerelle della moda milanese, Zoeggeler si è rilassato sfrecciando in sella alla moto. Oltre alla gioia per il podio olimpico anche il dolore fisico accomuna i due, in particolare il mal di schiena. «È un problema che mi porto dietro da tempo. Da un anno e mezzo una volta a settimana vado a Monaco dal fisioterapista. Macino chilometri per curarmi la schiena e questa medaglia ha ripagato i tanti sacrifici», ha osservato lo sciatore, mentre lo slittinista ha ammesso: «Con l’età che mi ritrovo non posso essere più competitivo in fase di spinta perciò devo recuperare nella fase guidata seguendo le linee migliori». Per far ciò occorre uno studio certosino, altro elemento che lega Armin e Christof: parola dei rispettivi allenatori. «Innerhofer è stato stupendo, ha studiato la pista nel dettaglio, passando ore davanti al video per scoprire le linee degli avversari e capire quale fossero quelle migliori», ha spiegato Claudio Ravetto, ct dello sci, aggiungendo: «Christof è il classico discesista moderno, capace di sciare bene sia nei tratti di scorrimento sia in quelli tecnici». Il più riservato Kurt Brugger, coach dello slittino, ha chiosato: «Le grandi doti di Armin sono la freddezza e la meticolosità. Ha affrontato le quattro manche con una tranquillità impressionante, perché ha un modo di concentrarsi tutto suo. Studia sempre la pista nel dettaglio, sa a memoria tutti i movimenti del corpo necessari per curvare la slitta, non ha bisogno di vedere il ghiaccio».Innerhofer è un grande comunicatore, Zoeggeler è molto restio ad affrontare taccuini e microfoni. In zona mista dopo la loro gara entrambi hanno parlato di famiglia e futuro. «Dedico l’argento ai miei genitori e alla memoria di mio zio che è mancato questa primavera», ha detto Inner. «Mia moglie Monika e i miei figli mi danno la giusta serenità. La mia fortuna è vivere in un piccolo paesino dove sono per tutti soltanto Armin e non un campione. Lì mi posso rilassare», ha sottolineato Zoeggeler. Sul suo futuro, Christof ha spiegato: «Non so per quanto tempo andrò avanti. Ora voglio solo divertirmi. Questi sono momenti unici...». Armin invece ha commentato: «Vado avanti perché questo sport mi piace. Da giovane non avrei mai pensato di essere competitivo anche a 40 anni».Un veterano imbattibile e un giovane che ha già raggiunto la gloria. Armin e Christof, diversi fuori ma simili dentro. La stoffa del campione non si inventa dall’oggi al domani.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: