martedì 16 settembre 2014
A colloquio con il presule di Matera-Irsina. "La città ha bisogno di quel volano che dia la spinta promozionale un po’ più fattiva"
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"La gente di Matera ha un carattere riflessivo, accogliente, fortemente umano;  ma ha bisogno di quel volano che dia la spinta promozionale un po’ più fattiva, come è richiesto dai tempi che viviamo". L'arcivescovo di Matera-Irsina, Salvatore Ligorio, osserva dalla Cattedrale che svetta fra i Sassi la città che aspira a diventare Capitale europea della cultura nel 2019.

Eccellenza, Matera potrebbe essere considerata una periferia del continente. Che cosa può dire all’Europa? "Matera ha scelto la strada del dialogo, dell’interazione e del lavoro in rete tra le varie realtà e istituzioni. Questo le ha permesso di fare un salto di qualità in termini di cultura e capacità di entrare in competizione anche con la altre città d’Italia. All’Europa Matera offre un forte messaggio di civiltà per la caratterizzazione umana, sociale e religiosa del suo tessuto cittadino e territoriale. L’esperienza della candidatura permette a Matera di prendere coscienza dei valori che la caratterizzano, segni di una tradizione plurimillenaria radicata nei costumi e nella mentalità del popolo. Questi valori: famiglia, vicinato, senso del dovere e del lavoro,  riemergono e danno un riflesso positivo e un’immagine viva di una Città che ha una lunga storia da raccontare e che può ritornare a vantaggio dell’Europa stessa".Come la diocesi vede questa candidatura e come è stata coinvolta? "La Chiesa, incarnata sul territorio, deve esprimere soprattutto una relazione di umanità e di ascolto. Di fronte alla richiesta di coinvolgimento nel processo della candidatura da subito la Chiesa ha mosso i primi passi con il coinvolgimento dell’intero presbiterio e del Consiglio pastorale diocesano, quindi dei laici battezzati. Fu colta positivamente la proposta di candidatura perché la Chiesa non può estraniarsi dalla cultura della Città, anzi deve saperla promuovere e, nello stesso tempo, deve sapersi inserire nei processi culturali di cui la Chiesa stessa è stata protagonista nel tempo. La firma di un protocollo d’intesa tra Diocesi, Comune e Comitato Matera 2019 ci vede protagonisti di questo processo. Concretamente stiamo dando una collaborazione con risultati fortemente positivi, che trovano l’interesse e il riconoscimento delle istituzione, perché vedono nella progettazione che Chiesa va facendo una sua capacità trainante. Entrano in questo percorso di candidatura la festa della Bruna, le attività della Caritas con la struttura di accoglienza la Tenda, la mensa dei poveri Don Giovanni Mele, il lavoro del Laboratorio del Bene Comune per il dialogo con le istituzioni, la Residenza assistita  Mons. Brancaccio per gli anziani. Altre iniziative significative sono la Mostra biblica, la proiezione del film restaurato Il Vangelo secondo Matteo, la Passio Christi, Museo per un giorno, con sinergia tra Soprintendenza, parrocchie e quartieri".La storia di Matera è segnata da profonde radici cristiane: è sufficiente citare le chiese rupestri o la diffusa pietà popolare. Come questo bagaglio di fede entra nella vita quotidiana e come si fa cultura?   "Le chiese rupestri, come richiamo alla memoria  di un passato che testimoniano le profonde radici cristiane della comunità, e la pietà popolare sono espressioni di quanto un popolo e una comunità si sono lasciate coinvolgere ed entrare nel mistero. Da qui la capacità di una comunità, come la nostra di Matera, di essere accogliente e capace di vivere una fede, ancorché personale, che si fa dialogo con i cercatori di Dio, attenta alla persona e alla sua dignità, capace in definitiva di essere all’altezza dei messaggi che papa Francesco ci sta donando".Come è possibile vincere la sfiducia e il fatalismo che talvolta frenano il Mezzogiorno? Quali potenzialità ha il Sud? "Se il lavoro è l’emergenza di questo tempo, le istituzioni a tutti i livelli devono farsi carico di trovare soluzioni possibili affinché tutta una generazione di giovani non vada perduta. Noi come Chiesa locale facciamo la nostra parte attraverso l’esperienza del Progetto Policoro che nella nostra diocesi ha dato speranza concreta a tanti giovani. Infatti Matera è una delle prime Chiese che ha saputo attuare un’apertura al Progetto Policoro realizzando varie iniziative, le più importanti delle quali sono la cooperativa Il Sicomoro - che si occupa di orientamento, consulenza e gestione di servizi educativi, didattici, socio-assistenziali in favore della prima infanzia - e la cooperativa Oltre l’arte che si occupa di promozione sociale e di sviluppo del territorio"

Matera ha vissuto il dramma dello svuotamento dei Sassi. Poi ha saputo risollevarsi diventando un gioiello a livello mondiale. Oggi quale momento vive la città? "La città, anzitutto, avverte il disagio della crisi che prende un pò tutte le realtà del Mezzogiorno e si manifesta a Matera come crisi del settore del mobile imbottito. Ma si vede anche la volontà  della nostra regione di “alzare la testa”, come suol dirsi, anche a livello politico, per essere in grado di dare una sterzata dove una speranza non deve morire ma avere una capacità di recupero,  anche perché la nostra è una comunità intelligente con delle enormi potenzialità che bisogna saper usare di più".  Uno slogan del dossier di candidatura è “futuro remoto”. Come valuta questa idea? "Innanzitutto il fatto di essere entrati in competizione già è un segno positivo, al di là del risultato che ci si attende da questo cammino. A me sembra che, pur non raggiungendo l’ideale, mantenere il percorso che la sta animando è importante al fine di creare cultura, interesse e sollecitare anche il potenziale di quante capacità possano essere ancora espresse".

Infine Matera è la città della convivenza, della solidarietà, della parsimonia, dell’uso responsabile delle risorse, della condivisione, dell’armonia del creato. Come questi valori condivisi possono essere utili in questo tempo di crisi? "La città di Matera e il territorio circostante stanno vivendo un momento positivo dove si prospettano tante risorse e possibilità di sviluppo, prima tra tutte il turismo, che combinato con la capacità di accoglienza e di rispetto della dignità della persona umana, propria del popolo lucano, e con il profondo rispetto per il creato possono essere fonte di speranza per un futuro migliore. Sono convinto che una programmazione e una progettazione dello sviluppo che tenga in debito conto questi valori potranno dare grandi speranze alle future generazioni e quel salto di qualità che questa regione certamente può dare".

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