sabato 12 giugno 2010
I Mondiali entrano nel vivo: grande spettacolo, gol e passione. La Corea del Sud vince 2-0 contro la Grecia, l'Argentina di Maradona batte la Nigeria 1 a 0.
SUDAFRICA-MESSICO: 1-1
FRANCIA URUGUAY: 0-0
COREA DEL SUD-GRECIA: 2-0
ARGENTINA-NIGERIA: 1-0
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Corea del Sud. Morale alle stelle per i sudcoreani dopo la netta vittoria sulla Grecia (2-0) nel match di esordio ai Mondiali; musi lunghi invece tra gli ellenici, che non si aspettavano un debutto così deludente. Park Ji-sung, capitano della squadra asiatica e stella del Manchester United, è stato designato il migliore in campo e se ne è detto "onorato". "Ma la cosa più importante è la vittoria e sono felice di avervi contribuito segnando anche un gol - ha affermato nelle dichiarazioni del dopo partita - la squadra più forte del nostro gruppo resta l'Argentina, ha la possibilità di arrivare in finale con i giocatori che si ritrova".Argentina Leo Messi dà spettacolo per un'ora, ma Diego Armando Maradona ha bisogno del gol di un difensore per superare il primo esame ai Mondiali. L'Argentina batte 1-0 la Nigeria con la rete di Gabriel Heinze, che decide il match con un colpo di testa perfetto dopo soli 6 minuti. Il gol premia il forcing iniziale dell'albiceleste, impressionante in avvio. Pronti, via e Messi illumina subito la scena: percussione a sinistra e assist a Higuain che al 3' spreca il prezioso suggerimento.L'inaugurazione. Una festa globale non completata per un niente, per un legno, per pochi centimetri che avrebbero proiettato il Sudafrica dentro una delle più grandi giornate, forse la più grande, della sua nuova storia, quella iniziata da Nelson Mandela, l’assenza più presente che si ricordi in uno stadio di calcio.Non c’era, il leader maximo della grande rivoluzione sudafricana sulla tribuna del Soccer Stadium di Johannesburg, trattenuto a casa dalle precarie condizioni fisiche e soprattutto dal lutto per la morte di una giovane nipote, l’altra notte in un incidente d’auto rientrando dal concerto della vigilia mondiale. E il presidente sudafricano Jacob Zuma ha dovuto prendersi interamente il compito di dire benvenuto al mondo. C’era la sua immagine comunque, grande come la riconoscenza del Sudafrica e del mondo: e il primo Mondiale africano è iniziato, colorato, bello. Mondiale che ha riempito immediatamente gli occhi e pure le orecchie, maledette vuvuzuelas il cui muro del suono - incessante e alla lunga semi-distruttivo - si è incrinato quando capitan Rafa Marquez ha ricondotto a terra i sogni dei "Bafana Bafana" segnando il gol del pareggio del Messico. E quando Mphela, centravanti velocissimo, generoso e ancora grezzo come il suo Paese, ha unghiato il pallone dopo una volata senza fiato spedendolo sulla faccia esterna del palo. Mancavano tre minuti alla fine e difficilmente, a dispetto dell’inesperienza e dei battiti cardiaci aumentati a dismisura, la Nazionale di casa si sarebbe fatta riagguantare un’altra volta da un Messico narciso e didascalico, interessante quando mellifluo al momento di tirare la riga dei conti e mettere in cassa gol e risultati. Perché nei primi 45 minuti, il primo verdetto-lampo del Mondiale sembrava essere quello di un Sudafrica giusto simpatico, già impotente e non all’altezza di fronte a una squadra non eccelsa, ma indubbiamente dotata di un livello tecnico - specie nel reparto avanzato - sufficiente a chiudere la pratica dell’esordio in maniera totalmente soddisfacente. Fraseggi, possesso palla, tagli improvvisi e occasioni a pioggia specie dal fronte destro, dove Aguilar e l’ex-stella del Barcellona Giovani Dos Santos sembravano godere di un tempo supplementare della grande festa di apertura.Buttata via la chance di girare a favore il vento della partita, il Messico si è colpevolmente seduto: fiacchezza o subentrata presunzione, chissà. Fatto sta che nel finale del primo tempo e, soprattutto, dal via della seconda parte è venuto fuori il Sudafrica, con frecce acuminate nella lenta e mal disposta difesa della rappresentativa centroamericana. Tshabalala, capigliatura rasta e gambe rapide, esterno d’attacco dei "quidam" Kaiser Chiefs, è scattato a tempo su un contropiede ben congegnato e ha esploso sull’asse sinistra-destra un magnifico diagonale nell’incrocio opposto (54’): il suo gol, una volta digerito il pareggio finale, rimarrà un momento da ricordare per tutta la gente sudafricana. Il Messico ci ha messo tempo, a riattaccarsi al match, e ha rischiato ancora tanto: Modise, altro esterno offensivo, ha sprecato l’occasione del 2-0 e la legge non scritta del calcio, da subito in vigore anche nella nuova terra, ha comminato di conseguenza la punizione dell’1-1, con Marquez capace di evitare, al suo ct Aguirre, il primo processo di una Nazione che molto si aspetta da questa squadra. Ma la lezione di Sudafrica-Messico è stata chiara. I garretti, i polmoni contano eccome: i messicani, che non hanno svolto una preparazione intensa, che non hanno optato per un ritiro vero e proprio come l’Italia e altre formazioni, hanno rischiato di pagare un conto molto salato: il citato palo finale di Mphela può rappresentare il bonus già speso nei confronti della buona sorte. E la questione atletica promette di essere il primo, grande spartiacque del torneo.Intanto, a partita finita e a orecchie finalmente risparmiate, rimangono negli occhi i meravigliosi colori della festa, i primi gol. In testa e nello stomaco una sensazione piacevole: è Mondiale, che bello. Andrea Saronni
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