sabato 22 maggio 2010
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Borse scrupolosamente perquisite all’ingresso delle sale come non accadeva dai tempi post 11 settembre, poliziotti in assetto antisommossa neri e minacciosi come le guardie imperiali di Guerre Stellari, mitra, manganelli, camionette. I festivalieri si sono svegliati ieri mattina su una Croisette in stato d’assedio. Il motivo? La proiezione in concorso di Hors la loi («Fuori legge») del franco algerino Rachid Bouchareb, che solo quattro anni fa era stato applaudito e premiato per Indigènes sui soldati magrebini che liberarono la Francia dal nazismo. Ora invece è accusato dal partito del presidente Sarkozy di falsificare la storia con un film che rievoca la strage di Sétif, la cittadina algerina dove nel maggio del 1945 la popolazione, all’indomani della resa tedesca, pensava di chiudere anche il capitolo del colonialismo. Ma non fu così. I francesi aprirono il fuoco su un manifestante innescando una rivolta che segnò l’inizio della guerra d’indipendenza e che, secondo fonti algerine, fece 45mila morti solo tra i ribelli. Una brutta e scomoda pagina di storia francese, insomma, che pecca per troppi errori e anacronismi secondo i detrattori, molti dei quali ex combattenti, che hanno manifestato sulla Croisette.Ecco dunque giustificato il massiccio spiegamento di forze dell’ordine che stridevano con l’atmosfera sempre solare e festosa di questa kermesse giunta ormai quasi al termine. Il film in realtà parte da quell’odiosa strage per seguire la storia di tre fratelli algerini che, persa la loro terra in patria, sono costretti a trasferirsi. Messaoud si unisce all’esercito francese in Indocina, Abdelkader diventa un leader del movimento indipendentista algerino mentre Said si trasferisce a Parigi per fare fortuna in una palestra di pugilato. I loro destini si riuniranno proprio nella capitale francese dove si combatte sanguinosamente per la libertà. Benché il punto di vista sia quello di un algerino, non manca la denuncia delle violenze perpetrate dai ribelli, seppur in nome di una nobile causa. Ma la debolezza del film, che a un certo punto diventa una sorta di banale gangster movie, sta sia in una messa in scena di impronta televisiva dal respiro corto e priva di emozione.«Non mi stupisco che dopo tante polemiche la Croisette oggi sia blindatissima – ha detto ieri il regista –, ma non capisco perché un film coprodotto da Francia e Algeria e che dovrebbe contribuire a riaprire un dibattito importante sia diventato terreno di battaglia. La storia coloniale francese è ancora fonte di tensioni, ma una simile violenza è ingiustificata. I nostri figli e le generazioni future non possono essere ostaggio di un passato che ossessiona e pesa come una catena al piede, quindi invito anche gli storici a non perdere questa occasione per fare luce su alcuni episodi ancora oscuri. D’altra parte chi accusa il film di essere antifrancese non l’ha ancora visto, altrimenti avrebbero scoperto che non vi è alcuna animosità e che Hors la loi parla del dolore della Storia». E a questo proposito strappano un applauso le accorate parole dell’attrice algerina Chafia Boudraa: «Nel film sono la madre dei tre protagonisti, ma anche la madre dell’umanità intera perché l’amore e la sofferenza di una madre sono uguali in tutto il mondo».Sul versante iraniano, invece buone notizie. C’è «ottimismo» sulla possibilità che nei prossimi giorni il regista iraniano Jafar Panahi venga rilasciato su cauzione. È quanto ha dichiarato l’avvocato del cineasta, Farideh Qeirat: le autorità giudiziarie hanno dimostrato «di essere inclini» al rilascio di Panahi, che verrà processato la settimana prossima e che sta attuando lo sciopero della fame.
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