martedì 28 giugno 2016
La premiata ditta Chiellini & Pellé
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Uno si ispira a Gaetano Scirea, l'altro prova a fare il Luca Toni di Germania 2006. Il primo è "Re Giorgio" Chiellini, il nobile 31enne baluardo difensivo che il popolo juventino riconosce semplicemente come il "Chiello" dei cinque tricolori di fila. L'altro è Graziano Pellè, 31 anni anche lui, salentino come il ct Conte, un bomber con la valigia: tanta gavetta, qualche manciata di presenze nella nostra Serie A e un presente da bomber di rispetto nella terra di Brexit (gioca in Premier nel Sauthampton). Entrambi sono gli esponenti di spicco della classe operaia azzurra che dopo aver matato la Spagna rimane in paradiso. Su Chiellini esiste una critica feroce che non lo vorrebbe degno della ribalta internazionale. Indossa la maglia numero "3" che nella Juve è stata del divino Cabrini e in Nazionale della leggenda Paolo Maldini, due esempi tecnico-estetici lontani anni luce dalla "motozappa" Chiello. Ma non sottilizziamo. Il nostro rimane un Paese per difensori, e Chiellini sarà meno raffinato degli illustri maestri del passato, ma la sua presenza granitica al fianco dei più leggiadri compagni di reparto Barzagli e Bonucci è la conferma della ritrovata grande muraglia azzurra. Il ministero della difesa scelto dal "premier" Conte funziona eccome: quando ha giocato con le schieramento base (i tre dell'ItalJuve con Buffon in porta) nelle tre partite su quattro di Euro2016 non ha subito reti. Di gol il granatiere Pellè fin qui ne ha segnate due e quasi in fotocopia: raddoppi a sfondare la rete contro Belgio e Spagna. Ha piedi ruvidi, ma si sacrifica e fa a sportellate con gli avversari come il miglior Bobo Vieri che ieri dall'alto della tribuna del Saint-Denis deve essersi un po' rivisto nel buon Graziano. Pellè è più "grezzo" del Bobo nazionale, ma è l'emblema assieme a Chiellini (ma anche Giaccherini, Parolo, Eder...) di un'Italia che va. Una squadra organizzata, che suda, lotta e che può andare ancora lontano se conserva questo profilo basso e operaio. «Le cose che so sul calcio - ha detto Chiellini - le ho imparate sentendo raccontare Scirea. La disponibilità verso gli altri, l'umiltà».                

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