venerdì 11 settembre 2020
La città non ha mancato l’appuntamento, anche se a ranghi ridotti, e soprattutto ha voluto sfruttare l’emergenza del coronavirus per accelerare il processo del suo rinnovamento
Il “Furgone poetico” che ogni giorno attraversa la città

Il “Furgone poetico” che ogni giorno attraversa la città - Giorgio Boato

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«Qualcosa ci inventeremo», aveva dichiarato ad “Avvenire” Marzia Corraini, che del Festivaletteratura è una delle fondatrici. Erano i primi di marzo, gli eventi dal vivo si erano già fermati, ancora poche ore e tutto il Paese sarebbe finito in quarantena. Adesso, a distanza di sei mesi, si può dire che sì, a Mantova qualcosa si sono decisamente inventati. Una web radio (raggiungibile all’indirizzo 2020.festivaletteratura.it) che diffonde approfondimenti disponibili in podcast nell’arco di mezz’ora, anzitutto, ma anche un robusto Almanacco cartaceo di oltre trecento pagine, nel quale ci si imbatte nei consigli di Zerocalcare per combattere l’insonnia più accanita e in un’affascinante Mappa dell’Universo informativorealizzata da Slow News, nelle riflessioni del critico Carlo Ossola sui significati reconditi del verbo “almanaccare” («fantasticare, trovare costellazioni celesti o espedienti quotidiani») e in un’intervista nella quale il sacerdote–romanziere Pablo d’Ors definisce la speranza come «la capacità di vedere l’invisibile».

E gli incontri? Come nelle altre manifestazioni che durante l’estate si sono susseguite in molte località italiane, anche qui la mascherina è d’obbligo e della prenotazione non si può fare a meno, ci si misura la febbre prima di prendere posto, dopo di che ci si siede a distanza di sicurezza e alla fine si guadagna l’uscita in buon ordine, stando attenti a non accalcarsi. Capita che un relatore sia in collegamento, certo, e la trasmissione in streaming è considerata irrinunciabile, però anche su questo versante le innovazioni non mancano. C’è chi segue il “Furgone poetico” che ogni giorno attraversa la città con traiettorie diverse e chi aspetta che venga sera per prestare ascolto a una delle “Profezie” dispensate sullo sfondo di Palazzo Ducale. Molto apprezzati sono anche gli incontri di “Piazza Balcone”, dislocati in punti poco prevedibili eppure strategici del tessuto urbano, primo fra tutti l’Ospedale Carlo Poma, ed esercitano forte suggestione gli appuntamenti di “Storie illustrate”, con uno scrittore e un illustratore che si trovano a Palazzo Te per reinventare un racconto: questa sera alle 21.30, nella fattispecie, Daniele Mencarelli sarà in coppia con Massimiliano di Lauro, che ha disegnato l’immagine–simbolo del festival 2020.

Certo, il cartellone è meno fitto rispetto alle edizioni precedenti (dai quasi 300 eventi del 2019 si è passati a meno di 150), così come i luoghi in cui si svolgono. Ma lo sforzo di progettazione è stato imponente. «I primi a dare il loro contributo sono stati i volontari – torna a spiegare Marzia Corraini –. In aprile hanno avuto a disposizione due settimane di tempo per inviare le loro proposte. Le idee erano tutte belle. Alcune purtroppo erano irrealizzabili, altre sono state momentaneamente accantonate, altre ancora sono state messe in campo fin da quest’anno. E già stiamo ragionando su che cosa conservare in futuro». Non è stato un processo facile per il Comitato organizzatore, colpito nel maggio scorso dal lutto per la morte di uno dei suoi componenti più noti, il librario Luca Nicolini. «Ha lavorato con noi fino agli ultimi giorni», ricorda la moglie Carla, che per il Festivaletteratura segue in particolare gli eventi destinati a bambini e ragazzi. «La realizzazione dei laboratori è stata molto faticosa – ammette –, ma era importante che le famiglie non venissero lasciate abbandonate alle loro preoccupazioni. Non soltanto le famiglie, anzi. Poco fa, un agente di polizia al quale avevo chiesto come valutasse la situazione, mi ha dato una risposta abbastanza sorprendente: “Meno male che lo avete fatto, il festival”».

«Non abbiamo mai pensato a un cambio di data – ribadisce Marzia Corraini –. Sapevamo che in un modo o nell’altro il Festivaletteratura ci sarebbe stato, e sarebbe stato in questi giorni. Su come farlo, invece, abbiamo discusso a lungo. Questa manifestazione è nata nel 1997, è stata la prima del suo genere in Italia ed è stata da subito un successo. Anche noi del Comitato organizzatore eravamo restii a cambiare la formula, pur avvertendo il bisogno di un rinnovamento. Quello che è successo nei mesi scorsi ci ha obbligato ad accelerare il processo. È avvenuto in circostanza drammatiche, ma con un entusiasmo inatteso, vitale». «C’è stata una risposta molto pronta da parte della comunità che si riconosce nel Festivaletteratura», aggiunge Simonetta Bitasi, che all’attività di consulente al programma affianca quella di sensibilizzazione alla lettura nel territorio mantovano. «Oltre al pubblico e ai volontari – aggiunge –, anche agli autori hanno dimostrato grande generosità. Abbiamo sempre desiderato che il festival non si esaurisse in questi pochi giorni di settembre, il nostro obiettivo era di farlo durare nel tempo, possibilmente per tutto l’anno. L’impressione, condivisa da molti, è che questa volta ci siamo riusciti».

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