Certi debiti, certe scadenze, non possono essere ignorate. O non pagate. A Londra contro il Chelsea, al primo grande esame della categoria “dentro o fuori”, la nuova Juventus perde 1-0 e l’imbattibilità stagionale in Champions, in una partita che, già un attimo dopo il fischio finale, si può mettere nel cassetto delle occasioni perdute. Il risultato positivo era possibile, concretizzabile: e ora la Signora capisce sulla sua pelle quanto conti la disabitudine ai grandi scontri diretti europei. E che il residuo patrimonio di esperienza in possesso della pattuglia dei reduci della Juve che fu conta assai poco se i suddetti, purtroppo, non sono più in grado di fare correre gambe stanche. Le scorie dell’esilio vengono pagate care nei primi 15 minuti. Il Chelsea gioca a calcio, la Juventus guarda e fa passare chiunque bussi alla sua porta. È un tipo di invito che Didier Drogba, voglioso e affamato dopo il digiuno impostogli dalla gestione di Felipe Scolari, non può certo rifiutare. L’ivoriano spaventa Buffon di testa, subisce un probabile rigore dallo scriteriato Molinaro e infine buca Buffon su un’imbeccata di Kalou sulla quale la linea juventina, per l’ennesima volta della stagione, sballa sulla tattica del fuorigioco (11’, il reprobo è Chiellini). Sembra l’antipasto di una grande abbuffata Blues, perché Madama, davvero, è incapace di intendere e di volere. Troppi gli handicap in casa Juventus: Nedved e Camoranesi sembrano icone dei giocatori che furono e non sono nemmeno utili come balie di una retroguardia che sbanda parecchio a sinistra e non offre garanzie nemmeno negli usuali capisaldi Legrottaglie e Chiellini. Gli unici bianconeri sintonizzati sulle onde della partita sono le due punte, Amauri e Del Piero: e non è un caso che sul primo pallone decente avuto a disposizione (offre Tiago), Pinturicchio costringe Cech alla paratona (22’) e, soprattutto, prenda idealmente i suoi per il bavero, scuotendo forte la Juve. Che non mette alle corde la banda-Hiddink, ma almeno smette di essere il punching-ball di Stamford Bridge. Ranieri, nell’intervallo, ritiene di non dovere cambiare nulla e forse sbaglia, perché Madama, per restare in partita, ha bisogno di benzina a centrocampo. Marchionni e Marchisio possono fornirla, ma entrano a ripresa iniziata: il primo, tra l’altro, solo a causa dell’infortunio di Camoranesi, che finisce per pagare fisicamente le sue evidenti difficoltà. Il giovane centrocampista, invece, viene inserito al posto di Tiago, arresosi senza combattere alla crescente temperatura agonistica di un match dove la Juventus continua a essere un’anta sbattuta dalle folate di Drogba e Lampard, ma sa anche mettere lì buono il Chelsea, supportando con maggiore reattività la combattività di Amauri, leonino nella morsa dei giganti Alex e Terry. La sensazione è che basterebbe il servizio giusto a mandare in gol il brasiliano, ma la controprova non arriva. Nemmeno quando, nei 5 minuti finali, Ranieri spende il buon Trezeguet, autentica banca dati del gol pesante. Finisce che neanche la Juventus, dopo Inter e Roma, riesce a ricordare agli inglesi che anche nelle lande della Penisola si sa come segnare una rete. Un digiuno che se ripetuto ci butterà malamente fuori dall’Europa vera. Chiellini e Legrottaglie beffati dalla conclusione vincente di Drogba che supera Buffon (Foto Reuters)