lunedì 10 settembre 2018
Il mondo dei motori si interroga dopo il gesto sconsiderato del pilota ascolano a Misano: licenziato dal suo team e scaricato da tutti si è scusato poi fuori tempo massimo sui social
La follia di Fenati, la domenica nera delle due ruote
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In un mondo ideale lo sportivo preferisce perdere anziché vincere in modo sleale, ma la cronaca di queste ore ci costringe a fare i conti con una realtà dove il fair play è un chewing gum che viene tirato di qua e di là a piacimento e a seconda delle urgenze, del tornaconto e di quel merchandising di sentimenti che ogni sportivo inevitabilmente muove. Il pentito Marquez vuole fare pace con Valentino, quindi gli tende la mano e l’altro la rifiuta - «Non c’è bisogno di queste cose» - così lo spagnolo resta con la mano a mezz’aria e colmare quella distanza non sarà facile.


È successo nel fine settimana, arsenico e vecchi dispetti: è il MotoGp dei veleni. Ogni rivalità affonda le proprie radici in luoghi che ai più restano sconosciuti, ma Valentino e Marquez - in pista - se le sono suonate più volte, come fecero a Sepang 2015, con l’ultimo atto - gamba di Rossi a ostacolare l’avversario - che ci riporta alla follia di Romano Fenati, domenica pomeriggio a Misano. Il pilota ascolano - ma cosa gli è passato per la testa? - dopo una serie di scaramucce con il collega Manzi, gli si è affiancato e allungando la mano ha deliberatamente tirato la leva del freno di una moto in corsa a più di 200 km/h. Una follia, un black out che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche. Subito si è beccato due Gp di squalifica, ieri il Team Marinelli Snipers ha annunciato la rescissione del contratto («Comportamento inqualificabile») e il patron di Mv Agusta - Giovanni Castiglioni - lo ha scaricato annullando di fatto l’accordo per il 2019.

«Questo è stato il gesto peggiore e più triste che abbia mai visto in una gara di moto. I veri sportivi non agirebbero mai in questo modo». Fenati - che sui social viene ribattezzato con il nome di battaglia, il “Cinghialotto” - si è poi scusato con un post su Facebook: «Non mi sono comportato da uomo», parole sante ma già fuori tempo massimo. Tra la mamma di Fenati che prende le sue difese - «Romano ha sbagliato, è caduto nella provocazione: ma mi rattristano le minacce di morte che ha ricevuto» - un Manzi imbufalito («Ha provato ad ammazzarmi») e il circo del MotoGp che ha già trovato il suo vincitore (Marquez viaggia con un +61 su Dovizioso e si avvia verso il 7° titolo mondiale nelle varie classi); ecco che vale la pena soffermarsi sull’onestà del Dovi. Il vincitore del Gp di Misano ha confessato: «Ero in trance con la mia moto».

Ma è proprio questo stato di grazia che ha portato il forlivese ai livelli di oggi, elevandolo a patrimonio della Ducati ma anche di tutto il movimento italiano, in una stagione in cui il ruggito del vecchio leone - vedi alla voce Valentino - è ancora rabbioso e carico di passione ma fatica a farsi sentire nella giungla della MotoGp.

Chi è riuscita a farsi sentire è infine Serena Williams. La tennista americana ha perso la finale Us Open contro la giapponese Naomi Osaka, ma a prendersi le prime pagine è stato il suo sfogo contro il giudice di sedia Carlos Ramos reo - secondo Serena - di alcune decisioni sessiste. «Gli ho detto “ladro” e mi ha tolto un game! È un’azione sessista, non l’avrebbe mai fatto nei confronti di un uomo. Io voglio giustizia per le donne, voglio che possano esprimersi, che siano forti». La Wta si è schierata al suo fianco, l’Usta (Us Tennis Association) l’ha multata di 17mila dollari, Serena continua la sua battaglia: qui Flushing Meadows, a voi resto del mondo, il dibattito è aperto.

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