martedì 8 febbraio 2011
Il pilota polacco dopo quello al GP del Canada 2007 vittima di un altro grave incidente in una gara di rally. Mano ricostruita chirurgicamente.
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Un botto e la domenica divertente in compagnia degli amici, a sgommare in un rally secondario, si è trasformato in dramma. La domenica mattina del 6 febbraio resterà per sempre impressa nella mente di Robert Kubica, uscito di strada al volante della sua Skoda Fabia S2000, una vettura noleggiata per disputare il rally di Andora, vicino a Savona. L’impatto contro il guard-rail, la lama che attraversa la vettura come se fosse di burro e ferisce al braccio e alla gamba il pilota polacco, sono una immagine drammatica che difficilmente verrà rimossa dalla mente dei soccorritori.Le ferite riportare nello schianto sono state devastanti: l’avambraccio quasi staccato, la mano destra spappolata, la gamba con fratture multiple al femore, tibia e perone, il piede incastrato fra le lamiere, tanto che ci sono voluti quasi 90 minuti per liberarlo dai rottami, hanno fatto temere il peggio, ma forse lassù qualcuno ha deciso di prendersi cura di questo angelo delle piste che già due volte ha rischiato di perdere la vita in incidenti. La prima, nel 2003, in Polonia quando fu investito da un ubriaco e per poco non perse il braccio destro, frantumato e ricostruito con sofferenze ma anche con decisione, quella stessa che fa amare ai tifosi di tutto il mondo questo ragazzo di appena 26 anni ma dal viso anziano di chi ha lottato fin da piccolo per imporsi. Kubica è un credente, porta il nome di Papa Giovanni Paolo II sul casco e una immaginetta con sé, prega molto e si affida al Signore. Andare a sbattere contro il muro di una piccola chiesa di montagna, durante la prova speciale (era partito da appena 4 km)e ritrovarsi in un letto d’ospedale dopo sette ore di intervento con una luce di speranza accesa, è il segno che tanta fede verrà ripagata. Il bollettino dei medici, in primis il dottor Igor Rossello, specialista in chirurgia della mano che gli ha ricostruito l’arto, è positivo: «La mano è calda, segno che la circolazione sanguigna funziona, ma dobbiamo aspettare i prossimi giorni per capire se la mano sopravviverà. Per i tempi di recupero, dovremmo essere attorno a un anno circa. Non escludo ulteriori interventi chirurgici per stabilizzare o sistemare parti che in questa prima fase sono state sistemate in urgenza». Insomma, Robert Kubica vivrà e avrà davanti a sé un’altra sfida da superare, quella per tornare ad essere un pilota combattivo e veloce. Il primo pilota della Polonia arrivato in F1, capace di vincere e conquistare la pole position. Un nome che è entrato nella storia delle corse del suo Paese, ma che ha saputo raccogliere tanto affetto anche in Italia. «I tifosi hanno capito che è una persona vera, sincera, per questo gli vogliono bene» dice un suo amico giornalista. Intanto, mentre il suo manager e amico Daniele Morelli non si è mosso dall’ospedale, anche il dottor Riccardo Ceccarelli, medico Renault F1, non lo lascia un attimo. Al capezzale di Kubica è subito arrivato l’amico Fernando Alonso, poi Flavio Briatore ma tanti sono pronti ad andare a trovarlo appena le condizioni miglioreranno. Ma, come spesso accade, il mondo della F1 deve fare i conti col presente, pensare al sostituto di Kubica alla Renault. Sotto contratto c’è Bruno Senna, ma si fanno i nomi di Tonio Liuzzi (che non ha contratto) oltre a Nick Heidfeld o Nico Hulkeberg. Il 13 marzo scatta il campionato e Renault, fin dai test di Jerez di giovedì prossimo, deve pensare al da farsi. E pensare che tutto era cominciato con una domenica mattina in cui divertirsi prima di affrontare la stagione di corsa.
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