giovedì 15 giugno 2023
In un saggio con Schmidt e Huttenlocher il decano della diplomazia Usa getta un sguardo sulle ricadute che l’IA avrà sulla società e la politica globale: il rischio di un "IA divide"
Henry Kissinger

Henry Kissinger - Ansa/Roberto Schmidt/Afp

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«La realtà esplorata dall’intelligenza artificiale (IA) o con la sua assistenza sarà qualcosa di diverso da quanto gli umani hanno immaginato. Potrebbe essere dotata di forme e schemi che non abbiamo mai individuato o non possiamo nemmeno concettualizzare ». E, in questo nuovo scenario «i tentativi di regolamentare le piattaforme di rete e l’implementazione dell’IA produrranno società più giuste? O porteranno a governi più potenti e invadenti? ». Osservazione e domanda capitali che testimoniano quanto l’IA diventerà non solo davvero onnipervadente nello svolgimento della vita quotidiana di tutti ma anche influenzerà le dinamiche tra gli Stati. È finito, pertanto, il tempo di discutere se essa sia buona o cattiva. È invece giunto il momento di riflettere su come orientarne e regolamentarne lo sviluppo in base alle esigenze umane, prendendo in esame il suo presunto impatto sociopolitico. The Age of AI: and our Human Future (Little Brown Publisher) permette un sguardo obliquo sulle ricadute che l’IA avrà sulla società e la politica globale.

Uno dei tre autori del volume non ha bisogno di presentazioni, il centenario Henry Kissinger. Diplomatico, teorico politico, consulente geopolitico e politico americano, cha ha ricoperto la carica di Segretario di Stato e Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti sotto le amministrazioni presidenziali di Richard Nixon e Gerald Ford, non disponendo delle competenze tecniche necessarie, ha affrontato l’analisi dell’impatto dell’IA affiancato da Eric Schmidt, già dirigente di Google negli anni ruggenti di sviluppo della piattaforma, e con Daniel Huttenlocher, ricercatore del Massachusetts Institute of Technology di Boston. Al centro della loro analisi figura la disruption, il cambiamento dirompente di vecchi schemi e strutture organizzative sociali, che l’IA introdurrà nella scienza medica, nella ricerca farmaceutica, nelle aggregazioni sociali, nell’educazione, nella tutela dell’ambiente, nei trasporti e, soprattutto, nell’industria della difesa e nei rapporti tra gli Stati. I tre influenti pensatori offrono un’introduzione stimolante alle promesse e ai pericoli dell’IA.

Il machine learning e il deep learning, l’apprendimento autonomo da parte dell’IA, hanno già iniziato a cambiare le dinamiche delle società umane, nel bene e nel male. L’automazione dei processi in grado di svolgere compiti che richiedono una potenza di calcolo superiore a quella in possesso degli uomini sta rivoluzionando un numero sempre maggiore di ambiti della vita. Kissinger, Schmidt, Huttenlocher sostengono che l’IA avrà implicazioni radicali anche per gli Stati, alterando le dottrine e le tattiche diplomatiche e di combattimento e influenzando l’equilibrio globale del potere. Secondo gli autori, l’IA dividerà i Paesi tra «chi ne fa uso» e «chi non ne dispone », generando un nuovo e più pericoloso “ IA divide”. «Ogni grande Paese tecnologicamente avanzato - ammoniscono deve capire di essere alle soglie di una trasformazione strategica tanto importante quanto l’avvento delle armi nucleari ma con effetti che saranno più diversi, diffusi e imprevedibili».

L’IA, sviluppata per eseguire una serie di operazioni in modo più efficace rispetto agli esseri umani, è addestrata su particolari ed enormi set di dati, e potrà pertanto essere influenzata da pregiudizi e obiettivi politici particolari e interessati. L’impatto più profondo dell’IA, però, si vedrà nei modi misteriosi con cui le macchine accederanno ad aspetti della realtà che sono al di là della comprensione degli esseri umani, alterandone sottilmente la concezione illuministica della ragione, della conoscenza e del libero arbitrio. Quando viene implementato un algoritmo di machine learning per l’IA, nemmeno gli sviluppatori sanno come la rete neurale che la implementa individuerà le correlazioni tra dati e variabili in ingresso e come identificherà i pattern a essi sottesi. Che restano in molti casi inimmaginabili per gli umani. I sistemi di IA si preoccupano solo dell’input e dell’risultato desiderato.

Il successo dell’IA non si giudica dall’algoritmo di machine learning utilizzato, ma dall’output che produce, ignorando il come e il perché l’abbia conseguito. Le correlazioni tra gli input e l’output desiderato, intercettate dall’IA nelle reti neurali che le costituiscono, non sono il risultato di obiettivi razionali pianificati ma di logiche ulteriori a quelle umane. «L’AI - sostengono – segue una logica che è non-umana e, in molti casi, imperscrutabile dagli uomini ». Grazie a queste logiche ci si imbatterà in esiti positivi, come la scoperta della molecola halcin sensibile contro i superbatteri, ma anche in conseguenze imprevedibili e imponderabili. In un mondo in cui le macchine schiuderanno orizzonti di realtà non afferrabili dagli umani, cosa significherà veramente essere uomini? Nella loro disamina gli autori pongono più domande di quante risposte forniscano, preoccupati di come le società a venire saranno in grado di rendere l’intelligenza artificiale un partner, e non un ostacolo, alla ricerca del miglioramento della condizione umana.

Prima dell’avvento dell’IA, tutte le decisioni sociali e di governance si reggevano su logiche e giudizi umani. Non valeva solo per le risoluzioni prese dagli individui nella conduzione della loro diuturna vita sociale ma anche per le scelte assunte dagli Stati in merito alla condotta socio- economica e sociopolitica della società e delle relazioni internazionali. Con l’irrompere dell’IA e dei suoi modelli predittivi, accompagnati dall’individuazione di schemi e modelli di realtà imperscrutabili e non concettualizzabili dalla logica umana, il precedente scenario sarà più complicato da realizzarsi. Per fare fronte a spazi del reale per inattingibili senza il contributo dell’IA, non si dovrà né figurare tra la schiera degli apocalittici né tra quella degli integrati, ma cercare un sentiero per regolamentarne l’uso, affinché scelte e decisioni assunte altrove, non sopraffacciano gli uomini impedendo ai colossi geopolitici dell’IA, in particolare Stati Uniti e Cina ma anche gli oligopoli privati, di imporre al resto del mondo le loro regole e le gerarchie volute.

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