Talmente forte da passare inosservata. Sembra un paradosso ma è così.
Battendo 1 a 0 a Genova la Sampdoria, che in casa non aveva mai perso, la Juventus ha vinto lo scudetto, il quarto di fila. Come si suol dire in questi casi, i bianconeri calando il poker, si sono ritagliati un posto nella storia calcistica. Ma il grido di gioia resta strozzato in gola, sussurrato appena, vuoi per l’attesa della semifinale Champions con il Real Madrid, vuoi per la superiorità dimostrata dagli juventini sin dall’avvio della stagione. 24 successi, 7 pareggi e 3 ko in 34 partite è l’impressionante ruolino di marcia dei campioni d’Italia, che vantano anche il miglior attacco e la difesa meno perforata. Due gli uomini simbolo della cavalcata tricolore, il tecnico Allegri passato in pochi mesi dalla contestazione figlia del suo passato milanista al plauso unanime delle ultime settimane. E poi Tevez, l’apache, il bomber argentino che in Italia ha anche messo in mostra quella professionalità, quella disciplina caratteriale che sempre gli aveva fatto difetto ad altre latitudini.
Per gli amanti delle statistiche lo scudetto conquistato a Genova è il numero 31, (33 per i suoi tifosi). La Juve infatti non trionfava per quattro volte di seguito dagli anni '30, quando il filotto fu di 5 tricolori consecutivi tra la stagione 1930/31 e quella 1934/35. Nei tornei a girone unico però mai le era capitato di trionfare con così largo anticipo, 4 giornate sulla conclusione del torneo. Un bel biglietto da visita in vista dei prossimi appuntamenti, la già citata semifinale Champions dove la Juve parte sfavorita e la finale di Coppa Italia, in programma all’Olimpico di Roma con la Lazio. Vincere il triplete sarebbe un’impresa. significherebbe sbancare la storia pallonara. E allora sì, il grido di festa, l’urlo della vittoria, non potrebbe rimanere chiuso in gola.