sabato 26 marzo 2016
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Un trascinatore. Il faro di una squadra, il Crotone, che grazie a lui è riuscito a confezionare un sogno che soltanto la matematica non può ancora certificare. Ivan Juric, croato di Spalato classe ’75, è a un passo, forse meno, dalla Serie A, la prima in assoluto nella storia del club calabrese. La chiamavano “missione impossibile”, non sbagliavano. Venticinque anni fa, il fallimento, poi la lenta risalita nel calcio che conta. Fino alla corsa meravigliosa firmata Juric, giocatore e gladiatore con le maglie di Crotone e Genoa, quindi tecnico d’assalto sotto le insegne di Giampiero Gasperini. La città è in festa e nemmeno i guai giudiziari del presidente Raffaele Vrenna e Genoa), poi come assistente tecnico cambieranno le logiche di un’impresa che sa già di rivoluzione. Allora Juric, missione compiuta? «Non ancora, dobbiamo tenere alta la concentrazione, poi si vedrà. È un campionato molto diverso dai precedenti, perché le squadre hanno qualità molto simili, può ancora succedere di tutto». Qual è la ricetta che dovrebbe seguire una neopromossa per fare bene nel massimo campionato? «Conosco molto bene i campionati di A e B e posso dire che la differenza è enorme. È quasi uno sport diverso, sotto il profilo fisico, tecnico e tattico. Non so quale sia il segreto per rimanere a galla in un torneo così competitivo, ma di certo è necessario stare molto attenti. Anche sul mercato, puntando su giovani motivati e di talento». Come è riuscito a trasformare una provinciale di complemento, tanto entusiasmo e poche pretese, in una corazzata da primo posto? «È stato un percorso graduale, un crescendo. Abbiamo iniziato il campionato con l’obiettivo di raggiungere una salvezza tranquilla e far maturare i giovani. Col passare delle partite, ci siamo resi conto che potevamo competere con tutte le squadre avversarie, è aumentata l’autostima e la consapevolezza di poter arrivare fino in fondo». Ricci, Budimir, Ferrari, Yao, Capezzi: il Crotone delle giovani promesse che fanno gola alle grandi. Chi è destinato a diventare un grandissimo? da lui? «Dipenderà dal modo in cui lavoreranno in fu- turo. Ne sono convinto: chi lavora bene e ha buone basi può arrivare lontano. Anche se non ha doti tecniche straordinarie. È l’impegno che fa la differenza». Il suo maestro Gasperini ha creduto nelle sue qualità prima come giocatore (Crotone (Inter e Palermo). Cosa ha imparato «Abbiamo lavorato insieme tantissimi anni, mi piace il suo modo di intendere il lavoro fuori e dentro il campo. Vero, gioco spesso anch’io con il 3-4-3, ma non è questione di moduli. Gasperini mi ha insegnato ad approcciare la gara con la mentalità giusta. È l’intensità che può cambiare l’inerzia di una partita». Gasperini è indagato per diffamazione per le frasi pronunciate lo scorso gennaio contro gli ultrà che lo avevano contestato. Lei da che parte sta? «È stato un tifoso a fare la denuncia, uno soltanto. C’è stato un momento di incomprensione, può succedere, ma vedo che ora il pubblico genoano è unito e fa il tifo per il mister». Allenatore e tifoseria, una convivenza talvolta difficile... «Capita soltanto in Italia. Il tifoso deve fare il tifoso e l’allenatore è pagato per allenare. A ognuno il suo, senza intromissioni di sorta, i tifosi non possono avere tutto questo potere. In Inghilterra e Spagna, soltanto per parlare di due tra i campionati più importanti in Europa, non accadono cose del genere. D’accordo, da quelle parti gli stadi nuovi contribuiscono non poco a rasserenare l’ambiente, ma non si può mai andare oltre la legittima contestazione per una sconfitta». Ha mai accettato “consigli” sulla formazione? «Non è accaduto e non credo che accadrà mai. Se si arriva a quel punto, il rapporto è rotto e non resta che prendere altre strade. Si può parlare di tutto, ma le decisioni su chi va in campo spettano sempre e soltanto all’allenatore». Sinisa Mihajlovic la pensa come lei, ma Berlusconi forse è pronto a licenziarlo. «Berlusconi conosce il calcio molto bene, ma non credo che faccia pressioni su Mihajlovic. Lo dimostrano gli allenatori che hanno vinto tanto al Milan: secondo lei Sacchi, Ancelotti e Allegri hanno raggiunto obiettivi così importanti seguendo i suggerimenti del presidente?». Parole sue: «Crotone è una città con molti problemi, se con i nostri risultati possiamo far sognare tutti, allora ben venga». Cosa intendeva? «I problemi della città sono tanti ed evidenti. Rispetto a 15 anni fa, quando sono arrivato come giocatore, la situazione è peggiorata. Ma il vero guaio è che non vedo come le cose possano migliorare nel prossimo futuro, perché moltissimi giovani, finita la scuola, vanno a cercare lavoro al Nord. Se riuscissimo a centrare la promozione in Serie A alcuni di loro potrebbero avere l’opportunità di crescere e lavorare qui, risolvendo parte dei loro problemi. Crotone ha tutto quello che serve per diventare una piccola Montecarlo». Il 25 giugno in Croazia si celebrerà il 25° anniversario della dichiarazione d’indipendenza. Cosa ricorda di quel periodo? «Avevo sedici anni ed ero felicissimo perché il mio Paese aveva realizzato il sogno di sempre, l’indipendenza. Poi, è arrivata la guerra, che ha rimesso tutto in gioco, tra dolore e sofferenza. Per il mio popolo, è stata una delle più grandi tragedie di sempre». La Croazia è un Paese migliore rispetto ad allora? «La mia famiglia aspettava l’indipendenza per liberarsi dal fardello del comunismo, che ci aveva oppressi per anni. Ma non abbiamo sfruttato al meglio l’occasione. Il nostro capitalismo ha generato pochi ricchi e tanti, tantissimi poveri. In un certo senso, si stava meglio prima quando si stava peggio... I croati non si sono dimostrati all’altezza della situazione, è stata una grandissima delusione». Radiomercato dice che Lazio e Genoa sono sulle tracce. Quando e con quali criteri sceglierà dove allenare la prossima stagione? «Prima di tutto, voglio raggiungere la promozione con il Crotone, poi deciderò. La società mi ha permesso di lavorare bene, in piena tranquillità e nel massimo rispetto dei ruoli. Non è forse questo che sognano tutti gli allenatori?». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il tecnico croato del club calabrese, 1° a sorpresa: «Ricci, Budimir, Ferrari Yao, Capezzi... sono giovani di prospettiva, ma solo lavorando tanto possono garantirsi un grande futuro. La Serie A è un altro sport rispetto al calcio cadetto» «Crotone è una città con molti problemi, la nostra promozione oltre che storica sarebbe un riscatto per i tanti giovani che continuano ad emigrare al nord in cerca di lavoro» L’allenatore del Crotone Ivan Juric, 40 anni LA CAPOLISTA. La formazione del Crotone
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