venerdì 15 luglio 2022
Oggi il via ai Mondiali per i due ori olimpici. Gimbo salterà stasera: «Anche se ho fastidio, io quando vesto l’azzurro mi trasformo». Marcell nei 100 a notte fonda: «Si è riacceso il fuoco in me»
Lo storico abbraccio di un anno fa a Tokyo tra Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi

Lo storico abbraccio di un anno fa a Tokyo tra Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi

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All’interno dell’Erb Memorial Union, nel campus della University of Oregon, Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi si abbracciano scherzosamente, replicando il gesto effettuato la sera dell’1 agosto a Tokyo, dopo aver vinto 100 metri e salto in alto. Sono trascorsi undici mesi dalla trionfale rassegna olimpica in terra nipponica, ma replicare il bottino di cinque ori sembra impresa ardua per il team azzurro. «Sarà un Mondiale complesso », taglia corto il direttore tecnico della Nazionale, Antonio La Torre, che accompagna i due big del movimento tricolore nel colloquio con la stampa. «Siamo arrivati qui – continua il dt – con qualche acciacco di troppo, ma non è facile passare indenni rispetto al rischio di infortuni, senza dimenticare che nessuno lo fa mai apposta a farsi male».

La Torre spende parole dolci per i due eroi dei Giochi: «Voglio ringraziarli, perché in virtù di quel che hanno fatto avrebbero potuto prendersi un anno sabbatico. E invece sono qui entrambi, pur con i problemi che hanno caratterizzato il loro percorso. Sono due condottieri, che mi auguro riescano a ispirare, con il loro coraggio, la squadra e i tanti giovani che ne fanno parte». Oggi nella prima giornata iridata saranno impegnati sia il velocista (batteria alle 3.50 italiane) sia l’altista: qualificazione alle 19.10. Precedenza quindi a Tamberi, il primo a scendere in campo. Al marchigiano manca solo il titolo iridato all’aperto per completare il Grande Slam, pertanto è pronto a saltare più in alto dei rivali: «Con la maglia azzurra addosso mi trasformo e non sento nulla, nemmeno il fastidio alla gamba di stacco. Si tratta di un’irritazione a un nervo del retto femorale: come uno spillo, che mi impedisce di rimanere decontratto. Ma non ci penserò, ormai ho accettato il dolore. È emerso tutto a Ostrava, quando ho saltato 2.30, ma ora mi sento più forte».

Gimbo si è fatto curare a Monaco di Baviera, dal medico che in passato aveva seguito anche Usain Bolt. «Sono un guerriero – continua Tamberi –, in campo lotterò fino alla fine, senza pensare agli avversari. Qui lo stadio è veramente pazzesco, la curva a ridosso delle pedane, sembra quasi un palaindoor». Non bastasse il dolore, a complicare le cose è stata la vicenda col papàallenatore: dapprima l’annuncio del divorzio tecnico poi il passo indietro dopo l’intervento del presidente federale: «Non ci sono state liti familiari. Quanto accaduto non è nei miei pensieri, devo rimanere concentrato sulla gara, ho bisogno di ogni energia per farcela, non posso distrarmi. A Eugene mi seguirà mio padre, come previsto».

Marcell Jacobs è sceso a Hayward Field dopo aver trascorso due settimane a Beaverton, 170 chilometri più su. Il gardesano si dice recuperato dal fastidio muscolare che gli ha impedito finora di confrontarsi in pista con i rivali stranieri. «La voglia di gareggiare è tantissima, negli ultimi giorni abbiamo avuto buoni riscontri in allenamento, dal punto di vista fisico, tecnico e cronometrico. Per come stavo a Stoccolma a fine giugno, mai avrei pensato di essere ai Mondiali. Ma il problema che mi ha costretto a saltare quella gara è andato via gradualmente, ora è sotto controllo. Ho anche provato le partenze dai blocchi sui 30 metri», rassicura il campione olimpico, che svela poi un particolare inedito: «Il dolore deriva da una problematica alla schiena: ce l’ho da quando sono bambino, ogni tanto salta fuori».

Fin qui in stagione Jacobs ha corso quattro volte i 100 metri: due sprint a Savona (9’’99 ventoso in batteria, 10’’04 in finale), altrettanti agli Assoluti di Rieti (10’’17 e 10’’12), per il resto solo rinunce alle tappe della Diamond League. «Col senno di poi qualcosa negli ultimi tempi si poteva evitare, ma non rimpiango niente. Nella mia carriera nulla è stato facile. Eugene sarà come il vero esordio, l’ultima cosa che farò sarà pensare al tempo o a quello che fanno gli avversari. Metterò in campo la mia determinazione per passare i primi due turni, uno alla volta, e giocarmi le mie possibilità in finale ». Da stanotte la parola passa alla pista e alle pedane.

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