martedì 25 giugno 2013
Balotelli torna a casa, per lui niente semifinale con la Spagna. Giovedì a Fortaleza torna la sfida con le “Furie Rosse”. Prandelli deve reinventare l’attacco, ma il problema è la difesa e c’è il rischio di un altro poker spagnolo come nella finale di Kiev.
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Prandelli era quasi contento anche del 4-2 rimediato con il Brasile, perché aveva visto lo «spirito reattivo della squadra», ma della “tegola” Balotelli non può che essere amareggiato oltre che preoccupato. Mario Balotelli non ci sarà contro la Spagna e deve dire addio alla Confederations Cup. Mario torna a casa. «Distrazione muscolare di primo grado al quadricipite della gamba sinistra», sentenzia il dottor Castellacci. Perciò giovedì sera per lui niente rivincita (un anno dopo la finale europea di Kiev) contro le “Furie Rosse” e rientro anticipato. Migliora invece Pirlo alle prese con un guaio muscolare ai gemelli della gamba destra. Montolivo ieri è stato tenuto a riposo a causa del lieve trauma cranico riportato contro il Brasile, ma la situazione sembra in via di miglioramento. Ci sarà giovedì sera. Ma per queste decisioni, la palla passa al ct azzurro che dovrà inventare una formazione anti-Spagna. Con il “Balo” in campo non era scontato l’esito positivo contro i bicampioni d’Europa e del Mondo in carica. Ma senza di SuperMario, il peso del reparto offensivo perde un pezzo da novanta. Anche se il problema della Nazionale in questo momento è la fase difensiva, disastrosa. Sono 8 i gol incassati da Buffon nei tre incontri sin qui disputati alla Confederations. Agli Europei fino al poker spagnolo della finale di Euro2012, la difesa azzurra, in pratica la stessa che sta giocando la kermesse brasiliana, aveva preso soltanto 2 gol. E il computo delle reti subite rischia di salire nella sfida di giovedì contro la nazionale di Del Bosque. Spagna ormai è sinonimo di bestia nera per il calcio italiano. Eppure per 90 anni la “Roja” non era riuscita a battere gli azzurri in partite ufficiali, perché il calcio iberico sembrava un toreador che gira e rigira, ma non “mata” mai il toro italiano.Poi è arrivata la generazione di fenomeni, la cantera del Barcellona, con il tiqui-taka esportato nella nazionale. E i padroni del mondo sono diventati loro. «Ma davvero pensate che abbiamo vinto quattro titoli mondiali per caso?», andava ripetendo lo scorso giugno in Polonia Demetrio Albertini. Le “Furie Rosse” se si esclude l’Europeo ospitato e vinto nel ’64 erano note nel panorama calcistico come la selezione delle occasioni perdute. Poi all’Europeo del 2008 la svolta ed il primo incrocio pericoloso, anzi un passaggio di consegne. La Spagna non è ancora l’Invencible Armada, l’Italia è campione del mondo. A Vienna finisce 4-2 ai rigori (sbagliano De Rossi e Di Natale) ed in semifinale vanno loro. Da quel momento Iniesta e compagni non hanno smesso di vincere e da un lustro sono la nazionale più forte del pianeta football. Per la sfida di Fortaleza di giovedì, c’è un numero che ricorre e mette i brividi. Da cinque anni quando Italia e Spagna si incontrano su un campo di calcio, gli azzurri rischiano il cappotto. Vige la regola del poker spagnolo. Il primo luglio dell’anno scorso, a Kiev, finisce 4-0 (ma nella fase a gironi era stato 1-1, unica partita che la Spagna non avrebbe vinto). Finisce 4-2 ai rigori nel 2008 e la regola del quattro si è ripetuta pochi giorni fa, con l’Under 21, nell’epilogo dell’Europeo di categoria, in Israele: Spagna-Italia 4-2. Infrangere questa regola è il primo obiettivo degli azzurri, ma con la condizione approssimativa e la difesa vista contro il Brasile, l’impresa non sarà per niente facile.
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