venerdì 30 novembre 2012
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Basta pronunciare il loro nome e il cassetto della memoria si apre alla voce battaglie, conquiste, guerre puniche. Poi si chiudono gli occhi e l’azzurro intenso di un mare cristallino che si infrange sulle coste frastagliate e si nasconde nelle grotte mozzafiato inghiotte il rosso del sangue di un tempo. È la magia dell’arcipelago delle Egadi, dal greco Aegatae, ossia "isola delle capre", a nove miglia da Trapani, oggi grandissima area marina protetta con le tre isole principali Favignana, Marettimo e Levanzo e altri piccoli isolotti come Formica con lo scoglio di Maraone e lo scoglio dei Porcelli.In quei fazzoletti di terra piena di tufo si stabilirono i fenici fino alla famosa data del 241 a.C., quando l’esercito romano guidato da Caio Lutazio Catulo sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia finale della prima guerra punica. I rostri e i reperti ritrovati in quel braccio di mare sembrano un libro di storia sommerso. Roma e poi i barbari, i saraceni e i normanni si impossessarono dell’arcipelago e lo fortificarono. Favignana, l’isola principale, che deve il suo nome al vento Favonio che ne lambisce sempre le coste, seguì le sorti del resto della Sicilia, fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando i potentissimi imprenditori Florio la trasformarono in un insediamento per tutto il ciclo del tonno, facendole vivere un’epoca di grande splendore e vigore economico.I funzionari della sovrintentenza ai beni culturali di Trapani, Gabriella Malizia e Giovanni Tranchida, ricostruiscono con cura le vestigia dei popoli antichi, ritrovate nel tempo sulla terraferma e nei profondi fondali. A Cala San Nicola, per esempio, a nord-est dell’isola, si trova il "Bagno delle Donne", una grande vasca quadrata scavata nella roccia calcarea, che riceveva acqua dal mare attraverso un cunicolo; le tracce di un mosaico ritrovate e il tipo di costruzione la fanno risalire all’epoca romana. In questa stessa cala si trovano molte grotte ad uso abitativo e sacro, che presentano graffiti preistorici ed incisioni del periodo punico, e alcune tombe.E tante altre calette puntellano la costa della grande isola a forma di farfalla adagiata sul mare: Cala Rossa, Cala Azzurra, Grotta Perciata, il Burrone, Cala Stornello, Cala Rotonda. Una caratteristica comune: il tufo, che assieme alla pesca e all’agricoltura ha caratterizzato l’economia dell’isola, ma anche il paesaggio. Le cave, profonde e a strapiombo sul mare, lasciano un segno indelebile di emozione e stupore negli occhi dei turisti, che non sanno resistere a un bagno o un piatto di pesce fresco all’ombra di quelle pareti tagliate col coltello. Sull’isola di Favignana si trova il Monte Santa Caterina, alto 314 metri, con un forte edificato come torre di avvistamento nel IX secolo d.C., ampliato durante il regno di Ruggero d’Altavilla e potenziato nel XV secolo per contrastare gli attacchi dal mare. Successivamente, nel 1655, venne rimaneggiato fino ad essere destinato a prigione dai Borbone dal 1794 al 1860, poi riutilizzato durante la Seconda guerra mondiale. Oggi resta come un punto panoramico unico, che offre un colpo d’occhio completo dell’arcipelago e dell’antica tonnara da pochi anni restaurata e diventata un esempio di archeologia industriale dal 2009, quando è stata aperta al pubblico dopo un restauro portato avanti dalla Regione siciliana e costato 14 milioni di euro. Lo storico Orazio Cancila, nel ricostruire la storia della famosa dinastia di imprenditori e armatori Florio, a cui si deve anche il prestigioso palazzo liberty progettato dall’architetto palermitano Giuseppe Damiani Almeyda, ricorda che nel primo decennio del Novecento lo stabilimento di Favignana e Formica viaggiò con una media annuale di 12 mila tonni. Alla pesca è legata la memoria delle mattanze, esperienze collettive per la cattura del tonno, rimaste nella tradizione e nel folclore dell’isola, assieme ai caratteristici raìs (i capi dei tonnaroti), innamorati di quel mare e di quel lavoro, spesso cruento, ma affascinante.Basta salire su una barca e in pochi minuti si raggiunge Levanzo, un piccolo borgo di una trentina di abitanti, che ruota tutto attorno al porticciolo di Cala Dogana. Grotte e calette sono l’unica attrazione per chi sceglie questo gioiello incastonato nel blu per una vacanza. Altro paesaggio e l’occasione per scoprire ben 400 grotte a Marettimo, la più lontana e isolata delle Egadi, montuosa e selvaggia, caratterizzata da altre peculiarità geologiche e naturalistiche. Un castello spagnolo e le case romane costituiscono alcuni luoghi imperdibili. E, a sorpresa,  si trova anche una chiesetta bizantina a croce greca dedicata al culto di San Basilio, probabilmente dell’XI secolo.
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