sabato 10 maggio 2014
​In tempi di spending review la nazionale di calcio di Teheran risparmierà sulle maglie: solo una a giocatore. E ognuno si lava la sua. (M. Castellani)
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In tempi di spending rewiew tutto è giustificato. Così non c’è da meravigliarsi se la nazionale di calcio dell’Iran invece di stringere la cinghia ha deciso di risparmiare sulle maglie. La Federcalcio di Teheran infatti ha posto il divieto tassativo ai suoi nazionali di «non scambiare la maglia con gli avversari a fine partita durante i Mondiali brasiliani». Si tratta di un semplice divieto economico: l’Iran non è in grado di fornire ai propri giocatori più di una maglia per ogni partita. Incredibile, specie in un Paese che investe molto sullo sport e dove ci sono club di calcio e di pallavolo che pagano ingaggi fino a 500mila euro l’anno. Eppure le casacche dei calciatori iraniani che andranno al Mundial verranno lavate e riutilizzate, così come si fa tra le squadrette dei nostri campionati oratoriali. Peccato che qui stiamo parlando di una delle 32 nazionali più forti del mondo. Peccato soprattutto per chi, nel team persiano sognava di poter scambiare la maglia con Lionel Messi, visto che l’Argentina sarà, con Bosnia e Nigeria, sarà una delle rivali degli iraniani nella prima fase. «I giocatori devono economizzare, e non daremo loro una maglia nuova a ogni partita», ha spiegato il n. 1 del calcio iraniano Ali Kafashian. Il riutilizzo delle maglie ha già creato problemi alla nazionale, come quando il portiere Alireza Haghighi ha preso l’ordine talmente alla lettera al punto da lavarsi la maglia da solo: il problema è che gli si è ristretta e non ha più potuto usarla. «Ora ai nostri - ha puntualizzato Kafashian - è stato spiegato che se fanno da soli, non devono lavare le casacche con acqua calda». Non è il nuovo spot per un detersivo, ma il monito di chi consiglia ai suoi che, per mantenere il posto in nazionale, la maglia da ora non solo va sudata, ma anche lavata, in acqua fredda. Intanto il ct dell’Iran, il portoghese Carlos Queiroz, che negli ultimi mesi si è più volte lamentato delle ristrettezze economiche, e anche della mancanza di programmazione dei suoi dirigenti, ha reso nota la lista dei 28 pre-convocati per il Mondiale. Tra i nomi spicca quello di Sardar Azmoun, che gioca in Russia nel Rubin Kazan ed è considerato il “Messi iraniano” e il difensore di passaporto statunitense Steven Beitashour, nativo della California. Beitashour era stato convocato dal ct degli Usa Klinsmann per un paio di amichevoli, ma alla fine, anche per far felici i suoi genitori, ha scelto la nazionale delle sue origini. Ma forse se avesse saputo che doveva lavarsi anche la maglia per andare ai Mondiali, magari restava con gli americani.
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