domenica 14 luglio 2019
«Feci parte dell’Apollo 7, nell’ottobre del 1968. La prima missione Apollo con equipaggio a bordo. Una missione molto attesa, che in un primo tempo battezzammo il «volo della fenice»...
L'equipaggio dell'Apollo 7. Walter Cunningham è l'astronauta più a destra (Wikicommons)

L'equipaggio dell'Apollo 7. Walter Cunningham è l'astronauta più a destra (Wikicommons)

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Proponiamo uno stralcio dell’introduzione di Walter Cunningham, pilota dell’Apollo 7, al libro Luna, la prima colonia. Il passato dei pionieri e il futuro degli esploratori di Gabriele Beccaria e Antonio Lo Campo (Edizioni del Capricorno, pagine 160, euro 14,00).

«Cinquant’anni fa il modulo lunare Eagle si posava sul Mare della Tranquillità. Un’impresa straordinaria. Per molti aspetti irripetibile. Ho avuto l’onore di fare parte del Programma Apollo. Ero diventato astronauta nel 1963 e tra i selezionati del mio gruppo c’erano anche Buzz Aldrin e Mike Collins, che con Neil Armstrong furono i protagonisti di quella missione nel luglio 1969.

Io feci parte invece dell’Apollo 7, nell’ottobre del 1968. La prima missione Apollo con equipaggio a bordo. Una missione molto attesa, che in un primo tempo battezzammo il «volo della fenice», perché l’Apollo 7 veniva dopo il tragico incidente dell’Apollo 1, in cui persero la vita i nostri amici e colleghi Grissom, White e Chaffee. Io facevo parte dell’equipaggio; avremmo dovuto volare nella missione seguente, ma quello che accadde quel brutto giorno ci avrebbe poi portato alla prima missione con astronauti, partita l’11 ottobre 1968. La nostra astronave fu riprogettata, persino le tute spaziali cambiarono del tutto: il sacrificio dei nostri amici e colleghi fu importante per rivedere daccapo il progetto.

La nostra astronave era più sicura, così come quelle successive, compresa quella dell’Apollo 11, che soltanto nove mesi dopo la nostra Apollo 7 avrebbe tentato, con successo, il primo sbarco lunare. Apollo 7 è stata una grande missione: abbiamo trascorso 11 giorni in orbita terrestre, simulando anche il rendez-vous con il secondo stadio del Saturn 1B, che era anche il terzo stadio del Saturno 5 che avrebbe alloggiato il modulo lunare. Abbiamo effettuato la prima trasmissione tv in diretta dallo spazio e molte altre attività volte a collaudare il modulo di comando e quello di servizio.

E fu un successo che ci permise di accelerare con le missioni seguenti e arrivare al primo sbarco, che celebriamo nel 2019. La nostra missione fu fondamentale, perché con la riuscita del nostro primo collaudo dell’Apollo sarebbe stato possibile proseguire con il programma della conquista della Luna e pianificare tutte le altre missioni. A cominciare da Apollo 8, che due mesi dopo di noi lasciò la Terra per diventare la prima astronave della storia a orbitare attorno alla Luna. Quello del 20 luglio 1969 fu un momento davvero straordinario.

Spero che l’America, in cooperazione con altre nazioni (Italia compresa), possa presto tornare sulla Luna e poi puntare a Marte. Per farlo occorrono tre cose: risorse, tecnologia e voglia di arrivare. La Guerra Fredda ci spinse a raggiungere la Luna con questi tre elementi. E con tempistica straordinaria. Ora, a cinquant’anni dal primo sbarco, a maggior ragione mi auguro che possano tornare la volontà e lo spirito di allora».

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