sabato 8 giugno 2013
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Esperti scientifici e rappresentanti dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) e del Comitato Olimpico Internazionale si sono incontrati nei giorni scorsi a Pechino per esaminare i progressi nella lotta contro il doping genetico e cellulare. Due degli esperti, uno in materia di antidoping e un altro nella terapia genica, sono convinti che il doping genetico non esista ancora in questo momento, ma la sua minaccia incombe sul mondo dello sport. «La terapia genica è ancora in una fase molto precoce, il che mi fa credere che non ci siano atleti che già utilizzino il doping genetico. Ma da parte della Wada è giusto preparare un test contro la terapia genica, il cui sviluppo è così veloce da rappresentare una potenziale minaccia», ha detto Xu Youxuan, capo del laboratorio antidoping di Pechino.Li Ning, responsabile del Beijing Yoùan Hospital considera il doping cellulare una minaccia più realistica rispetto al doping genetico. «La scienza del doping cellulare è meno complicata di quella del doping genetico», ha detto Li, prendendo la trasfusione di sangue come un esempio. «Dopo che le cellule del sangue sono state alterate fuori dal corpo di un atleta, ad esempio con l’aumento di globuli rossi, può essere reimmesso di nuovo nel corpo dell’atleta», ha detto l’esperto.«Per quanto riguarda il doping genetico, credo che non esista ora, ma comparirà quasi certamente in un prossimo futuro», ha aggiunto. Li sta dirigendo un progetto di ricerca sulla terapia genetica all’avanguardia per curare il cancro.Più di 70 esperti, sia cinesi che stranieri, hanno partecipato al Gene and Cell Doping Symposium per discutere dei risultati recenti e delle soluzioni per combattere la minaccia, con alcuni atleti che potrebbero manipolare i propri geni per migliorare le prestazioni sportive. A differenza dei precedenti tre incontri a New York nel 2002, Stoccolma nel 2005 e San Pietroburgo nel 2008, la discussione sul doping cellulare è diventato uno dei punti all’ordine del giorno della riunione.Dopo l’ennesimo caso di doping, che ha coinvolto il ciclista Mauro Santambrogio per un controllo effettuato al termine della tappa di Napoli dell’ultimo Giro d’Italia, è netto il commento del sostituto procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, il cui nome è legato ad alcune delle principali inchieste in questo campo: «Se si vuole combattere questa piaga bisogna perquisire, sequestrare e disporre intercettazioni telefoniche».
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