mercoledì 14 maggio 2014
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Può un libro segnare la storia di un intero popolo, e, così facendo, imprimere una svolta fatale alle sorti mondiali? Se pressoché tutti i testi religiosi hanno avuto un ruolo decisivo nella vicenda umana, ben pochi altri hanno lasciato un’impronta tanto marcata quanto Germania di Tacito, un libretto di 40 pagine che in 19 secoli ha goduto di infinite incarnazioni. Nato come pamphlet politico in cui lo storico romano descrive l’accozzaglia di tribù nordiche che popolavano ai suoi tempi le terre attorno al Reno, non poteva che risorgere più volte nella stessa veste, ma piegata al volere di chi nel corso del tempo ritrovava il testo e lo ristampava. La storia del libro Germania finisce con l’assumere i contorni di un thriller, che dall’impero romano arriva fino al Terzo Reich e ai giorni nostri attraverso cacce alla Indiana Jones, segreti di Stato e misteriose sparizioni. Il classicista di Stanford e storico di studi germanici Christopher Krebs, lui stesso di origine tedesca, la ricostruisce in estremo dettaglio nel suo Un libro molto pericoloso, pubblicato da Lavoro editoriale, dimostrando così che «le idee sono dei virus. Dipendono dalle menti dei loro ospiti, si riproducono e mutano e poi si riuniscono fra loro a formare ideologie».Professor Krebs, quali idee pericolose sono nascoste nel Germania?«Quella che si è rivelata più pericolosa è contenuta in una frasetta nel capitolo quarto. Tacito scrive che "queste genti di Germania non sono mai state contaminate da matrimoni misti con altre genti e rimangono una nazione pura e unica". Questo è il virus del Germania che dopo 350 anni di incubazione è diventato un’infezione ed è culminato in un’enorme crisi nel XX secolo».Il Germania, come lei scrive nel suo libro, è stato adottato a più riprese nella storia come la Bibbia del nazionalismo germanico. Ma la descrizione di Tacito delle tribù nordiche non è sempre lusinghiera. Come è diventata la rappresentazione di una "razza superiore"?«Tacito parla di uomini primitivi, rozzi, senza cultura, che fanno lavorare come schiave le loro donne e che bevono alcol senza misura. Ma questi uomini sono anche alti, vigorosi. Imbattibili guerrieri, fedeli ai loro capi e sessualmente casti. Tacito, che non era mai stato nel Nord e non aveva mai conosciuto di persona queste tribù, riflette sui loro valori. Non li esalta, ma crea un inevitabile contrasto con la mollezza della società romana». Dunque lo stesso Tacito aveva un obiettivo politico nello scrivere il Germania. Poi altri, successivamente, l’hanno usato per i loro scopi…«È interessante che il libro sia stato usato ripetutamente per scopi politici. Una componente politica è sempre stata presente. Nel XV secolo è stato strumentalizzato sia dagli umanisti italiani e germanici, che lo hanno introdotto entrambi per sostenere le loro tesi nella disputa sul malcontento religioso del Nord nei confronti di Roma. I classicisti romani, come Enea Silvio Piccolomini, futuro Papa Pio II, lo usano per descrivere le "bestie" del Nord, ma gli umanisti germanici li ripagano con la stessa moneta, usandolo per evidenziare la rettitudine morale della loro gente».Successive reincarnazioni e interpretazioni del Germania si spingono anche oltre, non è così?«La realtà è che storicamente non c’è una vera e propria Germania fino al 1871, quindi le popolazioni che sentono di appartenere a una nazione germanica devono inventarne le caratteristiche, senza riferimenti storici cui ispirarsi. Il Germania per loro è perfetto: la più ampia descrizione della nazione germanica che esiste. In Italia, Francia e nei Paesi scandinavi, a causa delle migrazioni delle tribù cosiddette barbare, era molto facile rivendicare radici germaniche. Questo ha reso il Germania molto attraente: è che è la più dettagliata fonte di informazioni sulla tribù germanica nella storia. Inoltre è breve, compatto, ha uno stile accattivante e comprensibile. Questo lo rende molto interessante come mezzo di propaganda. È probabilmente il più strumentalizzato testo non religioso nella storia». Soprattutto nel XX secolo?«L’utilizzo più inquietante del Germania è quello che ne ha fatto il partito nazionalsocialista tedesco quando ne ha tratto la descrizione del profilo biologico ariano e l’ha usato per giustificare la necessità di non mescolare le razze e vietare i matrimoni misti. Nelle prime pagine del mio libro cito proprio l’uso del Germania fatto da Heinrich Himmler per la difesa nazionalsocialista della razza germanica».Ci sono state nella storia delle voci che dissentivano alla lettura politica del Germania?«Ci sono sempre stati degli umanisti, dal XV secolo in avanti, che hanno sostenuto che c’era un’enorme differenza fra l’antica Germania descritta da Tacito e la cosiddetta Nova Germania. Ci sono sempre state delle voci di dissenso molto influenti fino al XX secolo, quando era pericoloso esprimere queste opinioni a causa della brutalità del regime nazionalsocialista tedesco. Ma dopo il 1935 l’estetica all’approccio del Germania che si è affermata è quella che ha portato a uno dei più grossi orrori della storia».
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