giovedì 5 maggio 2016
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Al convegno su Cristianesimo e violenza monsignor Romano Penna prenderà in esame un versetto evangelico che, di primo acchito, sembrerebbe prestarsi all’equivoco. « Luca 12,51 – indica il biblista –, “Credete che sia venuto a mettere pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione”. La redazione di Matteo è ancora più problematica, anziché di “divisione” parla di “spada”». E allora come la mettiamo? «In primo luogo, l’affermazione di Matteo non va presa alla lettera. Altrimenti non si capirebbe come mai, riferendo della cattura di Gesù nel Getsemani, lo stesso evangelista riferisca dell’ordine di riporre la spada impartito a Pietro. Anche per Matteo, insomma, la spada portata da Cristo è da intendersi in senso metaforico e per di più in un contesto ben preciso». Vale a dire? «Gesù sta parlando delle divisioni che possono sorgere all’interno delle famiglie rispetto a quella che il biblista spagnolo Santiago Guijarro Oporto ha definito “fedeltà in conflitto”. Come dobbiamo comportarci quando il richiamo del Vangelo è contrastato dai nostri stessi parenti? Che cosa fare quando il padre o la madre, il marito o la moglie non condividono o addirittura ostacolano la nostra fede?». Una questione di contesto, dunque. «Esatto. Il rischio, quando si affrontano questi argomenti, è sempre quello di soffermarsi sul dettaglio e perdere di vista l’insieme. Ha in mente l’episodio di Gesù che rovescia le bancarelle dei cambiavalute nel cortile del Tempio?» Certamente. «È un gesto clamoroso, non si discute, il cui vero obiettivo non è costituito genericamente dall’attività dei mercanti, ma dall’eccessiva burocratizzazione della figura sacerdotale così come si configurava nel giudaismo dell’epoca. Di sicuro sappiamo che in quel momento esistevano movimenti di rivendicazione violenta, come quello degli zeloti, ai quali la predicazione di Cristo non può in alcun modo essere assimilata. A differenza di Mosè, Gesù non si è mai presentato come legislatore, né tanto meno come condottiero. La stessa qualifica di “figlio di David”, dalle evidenti connotazioni politiche, non si trova mai sulla sua bocca». Nonostante questo, il cristianesimo è abitualmente coinvolto nella polemica sulla presunta natura violenta dei monoteismi... «Altra generalizzazione, dalla quale occorre diffidare. L’Incarnazione, che sta al cuore dell’annuncio evangelico, introduce un elemento di differenza irriducibile, che separa il cristianesimo dall’islam e dallo stesso ebraismo. Al centro di tutto c’è l’uomo, c’è il principio del procedereper hominem ad Deumfissato da Agostino in perfetta continuità con le espressioni più avanzate della tradizione classica. Ma c’è un altro argomento, che trovo decisivo». Che cosa intende? «Sulla croce Gesù subisce la violenza, non la pratica. La sua è una proesistenza , secondo una fortunata formulazione della teologia contemporanea, un andare incontro alla vita che è anche, necessariamente, un andare incontro alla morte». Alessandro Zaccuri © RIPRODUZIONE RISERVATA Caravaggio, “Sacrificio di Isacco” (1598) Romano Penna
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