giovedì 19 maggio 2016
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Partendo dall’adagio di Agata Christie che «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», è arrivato su Rete 4 un programma di cui non sentivamo la mancanza: Il terzo indizio, il martedì in prima serata per quattro settimane, che racconta, attraverso atti processuali di dibattimenti già passati in giudicato e docufilm, episodi di cronaca nera che negli anni hanno diviso l’opinione pubblica. Alla conduzione Alessandra Viero, direttamente da Quarto grado, che introduce e commenta (con l’ausilio di due collaboratrici) i fatti al centro delle ricostruzioni filmate (per ora di scarso livello), con l’aggiunta di interviste reali agli inquirenti e ai familiari delle persone coinvolte, oltre a intercettazioni fatte ascoltare nelle aule dei tribunali. In particolare il programma a cura di Siria Mori si concentra sulle donne vittime di omicidi nati perlopiù tra le mura domestiche. Al centro di ogni puntata c’è l’analisi delle prove trovate sulla scena del crimine. Per cui anche nel primo caso, uno dei più seguiti, quello di Salvatore Parolisi e dell’omicidio della moglie Melania Rea, vengono messi in evidenza i tre elementi chiave, i tre indizi che fanno una prova: la lavatrice di casa utilizzata da Salvatore la notte dopo la scomparsa di Melania, l’anello di fidanzamento trovato a qualche metro dal luogo del delitto, la consegna della colomba pasquale utilizzata come scusa (gli auguri al maresciallo della caserma dove Parolisi era caporale istruttore) per andare a cancellare le prove della sua storia con una allieva e quindi del tradimento della moglie. Un programma di cui, si diceva, non sentivamo la mancanza per il solito sguazzare nel torbido che accomuna una serie smisurata di proposte tv di questo tipo. Andando a memoria, con sufficiente approssimazione, vengono in mente Amore criminale e Storie maledette (Rai 3), Segreti e delitti (Canale 5), Sangue del tuo sangue (Deejay Tv).... Per non parlare delle fiction e dei salotti televisivi pomeridiani dove non si parla altro che di Massimo Bossetti accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio o della scomparsa di Guerrina Piscaglia e dell’indiziato padre Graziano Gratien con un immancabile riferimento a Roberta Ragusa per chiudere il cerchio dei casi che tengono banco. Ma la cronaca, purtroppo, ne sta aggiungendo altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA schermaglie
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