giovedì 12 febbraio 2009
Il rabbino Neusner, che ha dialogato con Ratzinger su Cristo, spiega importanza e storia del testo legislativo fondante del giudaismo. Un «ricettario» culturale nato per reagire alla distruzione del Tempio nel 70 d.C. e capace di adattare le verità eterne della fede a ogni situazione.
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Il Talmud è importante per l’ebrai­smo contemporaneo per due ordi­ni di ragioni. Esso è, innanzitutto, fonte autorevole della legge e della teo­logia del giudaismo, importante ogni­qualvolta venga praticato l’ebraismo. La sua importanza, inoltre, risiede in u­na ragione ben specifica: il Talmud è stato realizzato in risposta a una situa­zione simile a quella vissuta dagli ebrei nel mondo d’oggi. È il prodotto di una generazione che ha affrontato la cala­mità. Una catastrofe, simile alla perdita del­l’ebraismo europeo tra il 1933 e il 1945, ha accelerato i processi di ricostruzio­ne culturale culminati negli scritti del Talmud. Fu la distruzione del Tempio e del centro metropolitano di Gerusa­lemme nel 70 che rese necessario un nuovo inizio. Dopo il 70, gli ebrei do­vettero re-inventare se stessi, da entità politica a comunità di individui con pensieri affini. Sconfitti da Roma dopo una sanguinosa ribellione, gli ebrei fronteggiarono la perdita del millenario centro di pellegrinaggi e di servizio di­vino e della loro autonomia politica. Ta­le crisi diventò acuta: a quel tempo es­si avevano trovato nella Torah di Mosè la guida di cui avevano bisogno per la restaurazione e il rinnovamento della loro civiltà; che cosa fare invece questa volta? Il Talmud ha risposto a tale do­manda fungendo appunto da «ricetta­rio » culturale per gli ebrei, dai primi se­coli dell’era volgare fino ai nostri gior­ni. Nel corso della loro lunga storia, gli e­brei sono stati più volte pionieri, co­minciando da capo ora in un luogo, o­ra in un altro. Il Talmud è stato ed è tut­tora importante perché per duemila an­ni ha registrato e trasmesso verità eter­ne e leggi fondamentali. Lo ha fatto con sufficiente concretezza da individuare le norme, ma anche con sufficiente a­strattezza per far fronte a situazioni nuove. Il Talmud continua oggi a esse­re fondamento di tutti gli ebraismi or­todossi e a costituire un punto di riferi­mento per quello tradizionalista, rico­struzionista e riformato, oltre a offrire u­na ricca risorsa per quanti vogliano og­gi costruire una società ebraica laica. Nel loro peregrinare da un Paese all’al­tro, radicandosi nel Medio Oriente, nel nord Africa, Spagna e Portogallo, Ma­rocco e Algeria, Gran Bretagna, Francia ed Europa centrale, nei Balcani e nei territori est europei di Romania, Litua­nia, Polonia e Ucraina, verso Oriente sulla «Strada della Seta» e verso la Cina, così come verso sud-est in India e ver­so occidente negli Stati Uniti, Canada e America Latina, gli ebrei hanno adatta­to alle circostanze del luogo le eterne verità del Talmud. In qualsiasi posto si siano insediati, qualsiasi lingua abbia­no parlato, gli ebrei hanno dato vita a u­na comunità che riproponeva un insie­me di valori comuni e una cultura u­niforme. Una sola legge e un’unica teo­logia hanno definito i tratti caratteristi­ci delle comunità ebraiche, ovunque gli ebrei si siano stabiliti e in ogni epoca – dalla tarda antichità fino ai tempi mo­derni – in cui abbiano potuto prospe­rare. Un libro solo spiega come ciò si sia verificato. L’elemento comune è stato enorme­mente maggiore rispetto alle peculia­rità locali e la Torah – all’inizio i 5 Libri di Mosè: Genesi, Esodo, Levitico, Nu­meri e Deuteronomio – così come in­terpretata dal Talmud, ne è stata e ne è la ragione. Con «Torah» si fa riferimen­to agli scritti ebraici dell’antico Israele (altrimenti noti come Antico Testa­mento). Le sue leggi, la sua teologia e il suo patrimonio narrativo sono stati ri­definiti dal Talmud, ossia il Talmud di Babilonia (il «Bavli»). Un corpus inin­terrotto di commenti e codici normati­vi basati sul Talmud ha definito il model­lo che si sarebbe ri­prodotto ogniqual­volta gli ebrei diede­ro vita a comunità religiose. È apparso anche un secondo Talmud, il «Talmud della Terra di Israele» (lo «Yeru- shalmi» o «Talmud di Gerusalemme»). Ciò che affascina del Talmud è il modo in cui ri-presenta la Torah: attraverso l’analisi ragionata e la discussione. Più precisamente, ben oltre che disporre la legge secondo un ordine prestabilito, il Talmud incoraggia la discussione, il di­battito e il contrasto, invitando le gene­razioni future a prender parte all’anali­si, sempre secondo i criteri e l’ordine stabiliti. Il Talmud mostra come far uso della ra­gione e praticare la logica. Con un flus­so ininterrotto di domande e risposte, dispute e dibattiti, il Talmud ci invita a partecipare alle sue discussioni e a far nostre le sue controversie. Nel presen­tare la Torah, il Talmud preserva la di­versità d’opinione, incoraggia il dibat­tito e l’analisi, in una conversazione senza fine. Il Talmud deriva dall’amministrazione ebraica nell’impero romano, nella Ter­ra d’Israele, in Iran e Babilonia, e ri­specchia così il giudizio dei giudici e de­gli amministratori posti a capo dei tri­bunali civili che i rispettivi imperi la­sciavano in mani locali. Non dobbiamo pensare che al tempo in cui il Talmud prendeva forma i rabbini stabilissero la condotta e la cul­tura degli ebrei di Babilonia e della Terra d’Israele. In o­gni pagina del Tal­mud vi è testimo­nianza di una ten­sione tra rabbini e persone comuni, i primi preposti ad amministrare la vi­ta delle seconde. Fu solo molto tem­po dopo il 600 che quell’ebraismo ha codificato le norme della legge comu­ne e della teologia. Con il Talmud, dun­que, noi entriamo in possesso del do­cumento con cui i rabbini definivano I­sraele, inteso come comunità ebraica che fa risalire le proprie origini all’Israele della Terra d’Israele delle Scritture, va­le a dire la Torah, la disposizione di Dio per Mosè sul Sinai, e la successiva rive­lazione profetica. Il rabbino Jacob Neusner
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