venerdì 6 maggio 2016
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QL’esordio di Stefano Trinchero che prende il calcio a pretesto per raccontare una storia fatta di intrecci, narrati dal giornalista sportivo Guido Riberto le mani un caso a metà strada tra la cronaca sportiva e quella penale. In un incidente d’auto finisce in coma un calciatore, il calciatore che nel bene e nel male è il simbolo della terza squadra di Torino, la Lungodoriana, una compagine che secondo le ambizioni della dirigenza potrebbe o avrebbe potuto sedere al tavolo delle grandi assieme al Toro e alla Juventus. di una storia di assicurazioni, di incidenti falsi, di personaggi stereotipati che intrecciano le loro azioni uno con l’altro. Ci sono giornalisti, giudici, ispettori che devono liquidare i sinistri, impiegati, poliziotti… qua e là spuntano i viali di Torino, una città che non entra mai nella narrazione fino in fondo, ma che è presente con i suoi capannoni e un grigiore molto anni Settanta. Il libro di Trinchero si fa leggere e scorre via veloce. Ci sono tutte le componenti di un romanzo giallo compresa l’apparizione finale di un paio di personaggi che cercheranno di fugare i dubbi del giornalista investigatore. Ci sono anche molti, moltissimi dialoghi. Anzi si potrebbe dire che questo è un romanzo basato sui dialoghi. Trinchero più che dipingere scene e sensazioni affida vicenda. Stefano Trinchero LA COPIA INFEDELE 66thand2nd Pagine 202. Euro 17,00 © RIPRODUZIONE RISERVATA ual è la distanza tra un cronista di nera o di giudiziaria e un giornalista sportivo? A sentir Guido Riberto, protagonista del romanzo La copia infedele dell’esordiente Stefano Trinchero, scrivendo di sport, gare e competizioni si vive meglio, più tranquilli, si invecchia senza scossoni. Quelli della nera invece si ritrovano implicati in faccende losche per le quali lui ha una vera e propria fobia, nei meandri più oscuri della società umana, avendo a che fare con i reietti, i violenti e gli uomini senza credo. Pur non essendo d’accordo seguiamo la logica di questo cronista che vive tra la redazione del giornale e i campi da calcio stilando classifiche e bollettini fino a che non si trova per Suo malgrado Guido Riberto ripercorre i fatti salienti dell’incidente e della vita di Gonzalo Malagutti, un sudamericano passato sotto tutte le bandiere e conosciuto nell’ambiente per la sua propensione alla vita non propriamente da sportivo pur essendo un tesserato di una società di calcio. Ma lo sport nel romanzo è marginale, quasi inesistente. Invece si tratta alle parole dei protagonisti e dei comprimari lo sviluppo ultimo della Il giornalista sportivo demotivato da un lavoro sempre uguale a se stesso è una figura che funziona. Guido Riberto non ha più nulla da chiedere alla professione, alla città e forse alla vita. Ama la bottiglia e le sue sbornie sono seconde solo a quelle del calciatore finito in coma dopo l’incidente stradale. Nonostante questo nel protagonista affiora un’onestà di fondo, un’incrollabile fede nell’etica umana, un senso di giustizia che gli deriva dal non aver nulla da perdere perché ciò che andava difeso forse lo ha smarrito molto tempo prima. E probabilmente questo evento che esula dal suo trantran quotidiano avrà il merito di smuoverlo e ridestarlo da un torpore interiore che non gli ha permesso di godere di quegli anni, quelli della maturità, che per un uomo restano fondamentali. Qui c’è un esordio sarebbe bello chiedere a Trinchero quanto ha impiegato a scrivere La copia infedele. Chiedergli quanto ci ha creduto. Quanta delusione c’è stata dietro il cammino non sempre lineare che fa un manoscritto dalla scrivania dell’autore a quella dell’editore convinto di pubblicarlo. Questo anche per distinguere un libro necessario - quello per cui si è pagato, pagato in termini di passione, di follia - dagli altri.
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