martedì 26 novembre 2013
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«L'ascesa dei social media in Cina porterà alla liberalizzazione. Più persone useranno la rete e più il governo non potrà fermare i cambiamenti». Parola di Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google.Parlando ad una conferenza a Londra, Schmidt ha ricordato un recente incontro con il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang: «Sono ossessionati dalla Rete. Per questo approvano nuove leggi che cercano di limitarne la portata, come quella che punisce duramente chi ottiene più di 500 condivisioni delle proprie critiche».Per capire la portata del fenomeno, tra i 10 colossi mondiali di Internet ben quattro sono cinesi. Per controllare la Rete il governo cinese paga 2 milioni di persone che lavorano come guardiani del web, con il compito di monitorare anche i commenti on-line. Dopo un corso di quattro giorni si diventa «analisti dell’opinione pubblica», come ha raccontato il quotidiano Beijing Times. Da quel momento si è abilitati a lavorare per il dipartimento di propaganda, società certificate, siti di informazione o imprese di pubbliche relazioni. A Londra, il presidente esecutivo di Google non ha voluto aggiungere altro sul governo cinese. Ma ha ricordato che dal 2010 ha spostato il proprio motore di ricerca «cinese» a Hong Kong, proprio per liberarsi dalla morsa censoria del regime.«La crescente popolarità di servizi come Weibo (una sorta di Twitter cinese - ndr) e del sito di instant messaging WeChat renderà la censura sempre più difficile. Internet può anche non piacere ma non si può fermare. E alla lunga porterà in Paesi come la Cina sempre più libertà».
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