giovedì 5 maggio 2016
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Echi l’ha detto che internet ruba pubblico alla televisione? È un falso mito quello della guerra fra web e piccolo schermo. Anzi, in Italia grazie alla Rete la tv «si guarda di più, si sceglie di più e vi si rinuncia meno». Parola dell’Osservatorio Social Tv, espressione dell’università La Sapienza di Roma e del Corecom Lazio, che nel suo ultimo rapporto dal titolo La nuova centralità televisiva racconta le contaminazioni fra le più tradizionali forme di visione tv (che hanno come emblema il sofà) e le innovazioni tecnologiche portate soprattutto dal web. L’immagine che ne emerge è di una «tv diffusa» che abbraccia gli schermi di casa, i computer, i cellulari e i tablet tanto da creare «audience connesse», spiega il dossier che raccoglie i risultati di oltre 1.100 interviste fra le famiglie della Penisola. L’indagine sfata anche un altro luogo comune: è quello che vuole i giovani lontani dalla tv a favore di una platea di adulti e anziani. Invece i ragazzi amano ancora il piccolo schermo. Di fronte al televisore, il 67% di loro resta fino a tre ore al giorno. Ma è soprattutto il web a fare da traino. Secondo la ricerca, un quarto degli under 20 comincia a seguire un programma su telefonini o tavolette e poi prosegue sul televisore. Non solo. Il 70% dei giovani sceglie che cosa vedere sulla base dei suggerimenti letti online prima dell’inizio della trasmissione e il 60% quando il programma è partito. Raccontano anche che accendono la tv perché su WhatsApp o sui social network si discute di quanto va in onda: almeno un quinto di loro lo fa abitualmente. E per la metà dei ragazzi nati negli anni Novanta è ormai una prassi quotidiana sintonizzarsi su un canale tv con lo smartphone in mano e per un quarto con il tablet o il computer portatile sulle ginocchia. La giornata televisiva dei teenager ha il suo picco fra le 14 e le 19, mentre nel dopocena si assiste a un sensibile calo. Gli spettatori della televisione personalizzata ed «espansa», come l’indagine definisce l’impiego di molteplici dispositivi, rappresentano un quarto della platea italiana. A loro si aggiunge una piccola avanguardia (circa il 5%) che sceglie prima di tutto il cellulare per entrare in un contenuto televisivo. Fa da contraltare allo “stile” dei ragazzi quello delle «audience mature» che hanno più di 50 anni e costituiscono oltre un quarto dei telespettatori. Per questo segmento la tv è un momento di relax legato allo schermo tradizionale – su cui il 70% di loro si sintonizza tra una e tre ore al giorno – e accompagnato dall’idea di rilassarsi sul divano al termine della giornata. Altrettanto “classica” è la modalità di visione del 22% degli italiani: sono in gran parte donne e utilizzano la televisione come sottofondo per accompagnare lavoro o attività domestiche. Chi, invece, sta cambiano il rapporto con la tv è la generazione che ha intorno ai 30 anni. Non sono così moderni come i “nativi digitali”, ma si affidano già a più schermi (dal televisore al telefonino) per guardare trasmissioni e film. Inoltre a loro piace usare i social network per «arricchire» la visione. La piattaforma che va per la maggiore di fronte a un programma tv è Facebook (65%), seguita da WhatsApp (43%) e Twitter (15%). E il 15% del pubblico della Penisola ha l’abitudine di condividere video o di scattare una foto allo schermo quando ha la televisione accesa. Certo, fa sapere il dossier, la “vecchia” tv non è morta: resta un riferimento familiare, un’«occasione irrinunciabile» con la sua «ritualità» ed è quella da cui passano le «grandi cerimonie dei media». Giacomo Gambassi © RIPRODUZIONE RISERVATA Uno studio dell’università La Sapienza smonta il falso mito del web che ruba pubblico alla televisione Platea e tempi si dilatano, anche fra i giovani
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