venerdì 20 maggio 2016
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Dal caldo dell’Eritrea al freddo della Groenlandia per diventare allenatore di calcio. Tekle Ghebrelul, 32 anni, ha realizzato il suo sogno dopo aver lasciato il suo Paese, martoriato da un conflitto che ha fatto del Corno d’Africa uno dei punti più instabili del continente nero. La scelta di emigrare in Danimarca è arrivata con una borsa di studio. L’arrivo in Groenlandia è scaturito dalla lettura di un servizio giornalistico sulla “terra verde” degli inuit, popolo nomade tra la Siberia e lo stretto di Bering diventato sedentario. Oggi, la Groenlandia, appartenente geograficamente al continente americano ed economica- mente alla Danimarca, è ricoperta quasi del tutto di ghiaccio. La federazione calcio groenlandese è impegnata in un lavoro di promozione sociale: diffondere, attraverso lo sport, uno stile di vita più salutare, riducendo la dipendenza da alcol e tabacco e combattendo la depressione, piaga molto diffusa che ha collocato la Groenlandia al primo posto per numero di suicidi in rapporto alla popolazione residente. Casi in aumento nella fascia giovanile tra i 15 e i 25 anni d’età. In situazioni difficili come questa, il football, che secondo la definizione dello scrittore spagnolo Javier Marías è «il recupero settimanale dell’infanzia», diventa la via maestra per allontanare le nuvole ed il grigiore della depressione. Ghebrelul, che di mattina insegna Scuola d’economia della capitale Nuuk, fuori dall’istituto è il tecnico della selezione della Groenlandia. Nel suo passato c’è un lungo servizio militare nell’esercito dove viene considerato un veterano della guerra di indipendenza tra Etiopia ed Eritrea. Un’infanzia molto difficile: sua madre morì dopo averlo messo al mondo, a dieci anni perse anche il padre. L’incontro che cambiò la vita di Tekle fu con i caschi blu dell’Onu dislocati in Sudan: il principio di un progetto di vita che lo avrebbe portato in Danimarca e dopo in Groenlandia, alle prese con una lingua incomprensibile e in una situazione climatica ed ambientale diametralmente opposta rispetto a quella del suo paese d’origine. Dai suoi studenti ha subito ottenuto grande attenzione. L’esperienza maturata in Danimarca come calciatore semiprofessionista lo ha aiutato nell’approccio con i più giovani. Nel suo progetto educazione e sport vanno a braccetto. Dal 2014, Tekle è ct della selezione della Groenlandia, realtà calcistica in attesa del riconoscimento Fifa per competere nelle competizioni ufficiali. Tra i maestri che lo hanno incoraggiato c’è il danese Josef Piontek. La neve quasi perenne e le temperature al di sotto dello zero rendono impossibili gli allenamenti all’aperto prima di maggio. Il lungo inverno aumenta il rischio per molti ragazzi di finire preda dell’alcol. Per questo la mission di Tekle è sempre stata chiara: fare del football una passione per i giovani unendo tutto con uno stile di vita corretto soprattutto al di fuori del contesto calcistico. I giocatori lo seguono, anche quelli che vivono nei villaggi distanti dalla capitale. Principale sponsor della Groenlandia è la Danimarca già artefice del riconoscimento ufficiale delle Fær Øer. Tekle Ghebrelul è pronto ed anche i suoi giovani calciatori. Sarebbe la ciliegina sulla torta per un eritreo arrivato in Groenlandia in punta di piedi, pronto ad affrontare qualsiasi sfida dopo aver visto l’orrore della guerra nel Corno d’Africa essendo rimasto orfano di entrambi i genitori durante la sua infanzia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla guerra e gli stenti in Eritrea alla rinascita come ct della Groenlandia, nazionale in attesa di riconoscimento Fifa Attraverso il calcio il sogno di battere anche la depressione e il disagio dei giovani dell’isola
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