sabato 26 giugno 2021
Già Eraclito ne intuì la legge fondamentale di conservazione ponendo il fuoco a base di ogni trasformazione produttiva. Fra storia e scienza, uno studio dell’economista Smil
Pale eoliche in Francia

Pale eoliche in Francia - Reuters

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Nei testi di fisica l’“energia” è definita come «la capacità di un corpo di compiere lavoro», una spiegazione didattica che ai più dice poco o niente, ma che in fondo sottende la difficoltà di definire questo concetto. Del resto Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965, ammise candidamente che «è importante rendersi conto che nella fisica di oggi non abbiamo la coscienza di che cosa sia l’energia». Feynman aveva davvero ragione perché se si pone all’uomo della strada la domanda «che cos’è l’energia?» non è facile ottenere una risposta.

Ma cos’è allora questa benedetta energia, della quale soprattutto in questi tempi tanto si parla? E a questo punto ci viene in aiuto Vaclav Smil, docente dell’Università di Manitoba (Canada), con una definizione magari poco ortodossa ma sicuramente molto efficace: «L’energia è l’unica moneta universale: per fare qualsiasi cosa, una delle sue tante forme deve cambiare, subire una trasformazione».

Nel 2017 Smil ha dedicato all’energia un denso saggio che oggi viene pubblicato da Hoepli in traduzione italiana col titolo Energia e civiltà. Una storia (pagine 622, euro 27.90). Ogni nostra azione, dunque, avviene sempre e comunque rispettando quella legge, la «conservazione dell’energia», che ancorché in forma rudimentale era già stata intuita dai filosofi greci e in particolare da Eraclito, che vedeva nel fuoco l’arché, o principio, di tutte le cose. «Col fuoco - si legge in un suo Frammento- si scambiano tutte le cose e il fuoco si scambia con tutte, come l’oro si scambia con le merci e le merci con l’oro». Sostituite “fuoco” con “energia” e il gioco è fatto. Niente di nuovo sotto il sole, dunque.

Scorrendo queste pagine il lettore si accorge che l’energia non è un concetto astratto, ma un qualcosa che si coniuga strettamente con la vita di tutti i giorni perché ogni processo naturale e ogni azione umana altro non sono se non trasformazioni di energia. Ma c’è di più. L’energia, infatti, è anche il parametro col quale si misura il tasso di sviluppo di una civiltà perché, come scrive Vaclav Smil, i progressi possono essere interpretati come la ricerca di un maggiore impiego di energia necessario al progredire stesso.

Non c’è bisogno di essere degli scienziati per capire che esiste uno stretto collegamento fra energia e progresso sociale. Questa storia dell’energia è il racconto di come le civiltà si sono rapportate nei confronti delle sue diverse fonti. Le civiltà preindustriali utilizzavano una minima parte dell’energia solare mentre le società moderne hanno risolto i loro fabbisogni di energia prima con lo sfruttamento di fonti fossili e in seguito ricorrendo all’energia nucleare e alla produzione di energie rinnovabili. Tutto questo ha portato a un indubbio miglioramento della qualità della vita, ma la storia insegna che lo sfruttamento dell’energia ha anche avuto ricadute negative che hanno avuto come conseguenza il degrado ambientale e in particolare il riscaldamento globale. Sarà possibile risolvere questi problemi con un consumo più razionale dell’energia? È questa la domanda che l’autore di questo saggio si pone alla fine della sua lunga riflessione e la cui risposta lasciamo alla curiosità del lettore

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