venerdì 4 settembre 2020
Nel sommo poeta dell’umano e del divino, il filosofo e il teologo, il moralista e il politico si fondono in un’unica voce come memoria, attualità, profezia
La tomba di Dante a Ravenna

La tomba di Dante a Ravenna - José Luiz Bernardes Ribeiro

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Le celebrazioni nazionali del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri si aprono a Ravenna domani alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con l’inaugurazione della tomba e del Quadrarco di Braccioforte restaurati. Per il necessario rispetto delle misure anticovid la partecipazione alla cerimonia, a partire dalle 20.30, e il successivo concerto in piazza San Francesco, seguito dalla lettura del canto XXXIII del Paradiso da parte dell’attore Elio Germano, sono a invito, ma il concerto sarà anche visibile attraverso un maxischermo dalla vicinissima piazza del Popolo. Sarà inoltre visibile in streaming su ravennafestival.live, dove rimarrà visibile per trenta giorni. In occasione dell’evento sarà poi proposta, in collaborazione con l’Opera di Religione, un’edizione speciale di “Mosaico di Notte”, con visite guidate alle basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e San Vitale e al Mausoleo di Galla Placidia.

Si inizia. Domani, 5 settembre, il Presidente della Repubblica dà il via a Ravenna alle celebrazioni ufficiali per i 700 anni dalla morte di Dante, tra l’altro con la solenne riapertura della sua tomba. Da quel momento, sarà tutto un seguito di manifestazioni, letture, mostre, concerti, festival, convegni di studio in numerose città d’Italia – tra cui Torino, Firenze, Forlì, Verona, Roma, oltre naturalmente Ravenna – nei quali istituzioni nazionali, società dantesche, enti locali, associazioni e privati saranno coinvolti nello sforzo comune di onorare degnamente un centenario così importante per l’Italia e per il mondo. E va da sé che anche le case editrici, le riviste e i giornali faranno ampiamente la loro parte, proponendo edizioni di scritti danteschi, saggi e ricerche su qualche aspetto della sua figura e della sua opera. Al centro, si può facilmente immaginare che ci sarà la Divina Commedia, un capolavoro dalle infinite risonanze, ammirato e letto da molti. Questo perché è una prerogativa dei maestri della letteratura e del pensiero consegnare agli uomini di ogni tempo messaggi che si fissano nella memoria come ricordo e nell’anima come parola di vita. Dante è uno di questi maestri, talmente grandi che, anche a 700 anni dalla morte – dopo le intere biblioteche che si sono accumulate nel tempo su di lui – lo si continua a esplorare e a riscoprire.

Perché l’universalità e la contemporaneità di Dante proiettano in un territorio senza confini, e quindi ogni rivisitazione offre sempre aspetti nuovi, da qualunque parte si cominci e qualunque sia l’angolo di visuale da cui lo si accosti. La Divina Commedia è già di per sé un insieme di mondi e, per la sua centralità nell’opera di Dante, rischia di far passare in sottordine altri suoi importanti scritti ( Vita nova, Convivio, De vulgari eloquentia, Monarchia...), giudicati a volte erroneamente “minori” soltanto perché raffrontati al capolavoro assoluto. D’altra parte, sulla Commedia convergono le attenzioni maggiori di studiosi e lettori, perché i suoi canti presentano il dono unico di una poesia inimitabile, in cui tutto si compendia, unifica e innalza: dall’amor cortese alla sapienza teologica, dalla sottigliezza teologica alla contemplazione mistica, attraverso un viaggio straordinario al centro del quale c’è Dante stesso, protagonista di una storia tutta sua, ma anche profondamente nostra, perché simboleggia il cammino di ogni uomo che aspira alla libertà, alla verità e al bene. In questo viaggio Dante si fa accompagnare da Virgilio (la ragione), da Beatrice (la grazia) e infine da Bernardo (la gloria).

Ognuna di queste tre guide sapienti lo porta un po’ più avanti nel capire sé stesso, la storia, il mistero di Dio. Se prima attraversiamo, nell’Inferno e nel Purgatorio, i peccati e le malvagità, le lotte e i drammi dell’esistenza umana – raccontate da Dante in quella lingua comune (il volgare), di cui forse oggi non si riesce più a percepire la portata rivoluzionaria per quei tempi – poi andiamo oltre le miserie dell’uomo, scopriamo dove sta la sua grandezza, camminiamo dalla terra al cielo verso una progressiva illuminazione, che nel Paradiso diventa un’esplosione di luce, proiettando la quotidianità del vivere nell’orizzonte di un destino eterno. Così Dante è sommo come poeta dell’umano e del divino, e in questo c’è tutto: il filosofo e il teologo, il moralista, il polemista e il politico che si fondono in un’unica voce come memoria, attualità, profezia. Ogni vicenda o personaggio, passione o sentimento, vizio o virtù sfilano nella rappresentazione dantesca come tante gallerie di immagini del dramma e della catarsi di un itinerario che trova il suo beato approdo nell’incontro con l’Amore di Dio. Al termine del viaggio della Commedia si scopre di essere arrivati al centro delle cose, con un più alto senso di libertà, dignità e speranza.

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