Di giorno, il matrimonio d’interesse con gli sceicchi di Dubai (almeno 60 milioni freschi nelle casse nei prossimi 5 anni) e la nuova sponsorizzazione della compagnia aerea Emirates. Di sera, il piacere di tornare a gustare il sapore della vittoria, dimenticato dopo il 4-0 al Siena del 17 gennaio. Ci sono stati senz’altro venerdì peggiori per Adriano Galliani («ma gli arabi non compreranno la società», il suo messaggio che voleva essere tranquillizzante) e per il Milan, che ritrova un minimo sindacale di morale e convinzione e almeno tre-quattro giocatori fondamentali giusto in tempo per approcciare serenamente il match con il Manchester United. Martedì è Champions League, è uno dei crocevia della controversa stagione rossonera. A ricordare l’appuntamento, in tribuna, c’è Sir Alex Ferguson, che guarda con occhi attenti una squadra che, a differenza delle ultime esibizioni, scavalca immediatamente la staccionata psicologica del match trovando il gol rompighiaccio dopo pochi giri di orologio e a firma del protagonista più atteso e discusso della serata, quel Klaas Ian Huntelaar che matasse di mercato troppo intricate da dipanare hanno trattenuto a Milanello. Alla prima delle tante invenzioni di Ronaldinho, Huntelaar (in più che sospetta posizione di fuorigioco) ricorda che negli ultimi 16 metri del campo non è proprio inefficace ornamento: girata di testa sul primo palo e Milan che può trovare tranquillità e spazi per tornare quello ammirato prima della slavina-derby (8’). Il fattore-testa, così condizionante per questa squadra, conta evidentemente anche per Ronaldinho, che ispira felicemente (correndo: e questa, sempre, è una notizia) tutte le manovre d’attacco che presto, causa coscia saltata in aria di Mancini, ritrova un altro protagonista a cinque stelle, Pato. Quando Ronaldinho attiva l’interruttore del suo genio con un lancio di 40 metri di prima intenzione, riesce anche a riprendere immediatamente il discorso col gol interrotto nel 2009 (38’).Ma sempre a proposito di cosce saltate, sul 2-0 lascia anche Thiago Silva: si parla di contrattura, ma il thriller per la sua presenza martedì è già cominciato. L’Udinese pare avversario morbido, di quelli che lasciano giocare cercando di giocare: sono quelli preferiti dal Milan, che trova comunque la maniera di farsi male da solo incassando per le solite, eccessive confidenze (Dida imputato, ma il colpevole è Abate) il gol di Floro Flores all’ultimissima azione del primo tempo. Ma la giornata, come detto, è propizia al Diavolo e a Galliani, che conosce la soddisfazione di vedere ancora Huntelaar, suo unico e discusso acquisto dell’estate, rimettere le cose al loro posto segnando un altro buon gol da centravanti d’area: stop, protezione della palla, girata fulminea, tutto fatto bene con la gentile collaborazione della difesa udinese (57’).Il 3-1, manco a dirlo, è stato innescato da Ronaldinho, che prima di una sostituzione conservativa in vista del Manchester sfiora nell’impresa di fare segnare persino Gattuso. Il finale devitalizzato è scongiurato da Di Natale, che non perdona quando, su fuorigioco sballato da Favalli, infila Dida per il 17° gol personale, contentino per un’Udinese che alla fine paga un atteggiamento troppo confidente, fatto apposta per fare risuonare già ora, nelle orecchie del Milan, la cara musichetta della Champions League.